Rai e Sky avvisate: “Levateci le vuvuzelas dai padiglioni”. Si può fare, infatti la Bbc…

di Viola Contursi
Pubblicato il 15 Giugno 2010 - 15:12 OLTRE 6 MESI FA

La Rai e Sky facciano qualcosa, perchè fare qualcosa si può. E’ tecnicamente possibile “escludere” le vuvuzelas dall’audio delle dirette dei Mondiali. Ed eliminarle non dagli stadi ma almeno dalla trasmissione tv sta diventando un bisogno di massa. Lunedì sera 21 milioni e mezzo di italiani, il 56% delle donne e il 70% degli uomini davanti alla tv,  vedevano la partita dell’Italia ai mondiali in Sudafrica. Più di quaranta milioni di orecchie, quindi, sono state “spaccate” dal fastidiosissimo suono delle “vuvuzelas”, le trombette tipiche del Sudafrica, ormai diventate il simbolo di questo mondiale. Oltre la passione calcistica c’è una cosa che unisce i tifosi di (quasi) tutto il mondo: l’odio per queste trombette infernali. In Italia il “movimento anti-vuvuzelas” ha sostenitori ovunque. E nei bar, per strada, negli uffici, su internet non si fa altro che parlare di quel maledetto “ronzio” che accompagna ogni benedettissima partita del mondiale.

I primi a lamentarsi, in realtà, sono stati proprio i giocatori, costretti, più di noi “telespettatori” a sorbirsi questo rumore. Un rumore che, per i sudafricani, è anche troppo debole: in molti, infatti, si sono addirittura lamentati perché le vuvuzelas vendute in occasione del mondiale sono del tipo che fa meno “rumore”. E meno male. Fatto sta che, al di là dei sudafricani, tutte le altre popolazioni mondiali si lamentano all’urlo di: levateci le vuvuzelas… dai padiglioni. Uno dei primi a lamentarsi è stato il ct della nazionale olandese che per primo le ha bandite almeno durante gli allenamenti. Dopo i ct si sono uniti i calciatori. Da Cristiano Ronaldo, a Friedrich della Germania, al nostro Pazzini e Patrice Evra, al serbo Marko Pantelic che, a causa delle vuvuzelas, non è riuscito a sentire il sostegno dei tifosi. Dopo ct e calciatori, anche i tifosi che sono andati fino in Sudafrica lamentano disturbi ai timpani. Tanto che in pochissimo tempo sono andati a ruba i tappi per le orecchie. “Ieri ho venduto 300 paia di tappi per le orecchie”, spiega un venditore di Città del Capo. “Oggi ne ho vendute altre 200 paia e ho finito tutte le scorte”.

All’inizio gli organizzatori hanno anche pensato di vietare le noiose trombette ma poi il presidente della Fifa Joseph Blatter dalla sua pagina di Twitter ha chiuso la questione: “Non prendo in considerazione un divieto delle tradizioni musicali dei tifosi nel loro paese”. E allora va bene, calciatori, ct, tifosi “in loco” si dovranno sorbire le vuvuzelas ma noi, semplici tifosi-telespettatori perché dobbiamo essere sottoposti a questo supplizio?

Gli inglesi stanno costringendo la Bbc a studiare un sistema per offrire loro una versione della telecronaca delle partite vuvuzela-free. In Germania hanno elaborato un rimedio contro le vuvuzelas: la Zdf e l’Ard, le principali emittenti televisive tedesche, in seguito alle tante mail di protesta ricevute, hanno deciso di introdurre alcuni accorgimenti durante le telecronache. Utilizzeranno infatti microfoni labiali e meglio direzionati per ridurre il fastidiosissimo rumore e impiegheranno l’invenzione di Tobias Herre. E allora perché anche le nostre tv non fanno qualcosa per “liberarci i padiglioni”? Tanti più che secondo alcuni esperti francesi le vuvuzelas sono “pericolose” per l’udito e possono avere effetti “catastrofici”. Secondo la foniatra Mireille Tardy, sentita dalla France Presse, un rumore di 126 decibel “é pari a quello che fa un gruppo di tifosi che urlano di gioia. Per l’orecchio è una catastrofe. Essere esposti a questo tipo di potenza acustica fa rischiare un trauma sonoro acuto istantaneo”. Forse è un pericolo esagerato, di certo le vuvuzelas danno il “tormento”, lo recapitano a domicilio. Che qualcuno faccia qualcosa e ce le tolga, appunto, dai padiglioni.