Calcio scommesse, Masiello parla di Bonucci e Pepe (che ha rifiutato)

Pubblicato il 3 Aprile 2012 - 09:52 OLTRE 6 MESI FA

Andrea Masiello (Foto Lapresse)

BARI – Dall’inchiesta che ha portato in carcere Andrea Masiello, accusato di aver calciato un autogol per 300mila euro contro il Lecce, escono i nomi di due giocatori della Juve, all’epoca dei fatti all’Udinese e al Bari: Simone Pepe e Leonardo Bonucci. Entrambi non risultano indagati. E’ stato Masiello a parlare di loro negli interrogatori che TuttoSport riporta parzialmente. Masiello parla di Pepe nell’interrogatorio del 24 febbraio 2012 a proposito della combine in Udinese-Bari, del campionato di calcio 2009-2010, finita 3-3. Masiello racconta che “quando con i compagni di squadra eravamo in ritiro ad Udine dall’albero il giocatore Salvatore Masiello (altro calciatore del Bari, ndr) telefonò a Simone Pepe, centrocampista della squadra friulana per tentare di coinvolgerlo nella combine, ma questi si rifiutò di aderire alla proposta”. Masiello parla anche di Bonucci. Racconta che “in seguito alla proposta del ristoratore Nicola De Tullio” (soldi per terminare la partita con tanti gol, ndr), “parlai negli spogliatoi con quattro miei compagni di squadra: Nicola Belmonte, Salvatore Masiello, Leonardo Bonucci e Alessandro Parisi, i quali si erano mostrati disponibili a portare a termine la partita con tanti gol”. Bonucci ha smentito davanti ai magistrati baresi. “Le affermazioni di Masiello sono assolutamente false, perchè la settimana prima della partita ero stato lontano dalla squadra in quanto convocato in Nazionale. Escludo categoricamente – mette a verbale – di aver ricevuto queste proposte”.

Ecco come TuttoSport riassume le indagini: “L’inchiesta barese, scrive infatti il giudice, ha portato alla luce un sistema “sicuramente operativo nel corso delle ultime due stagioni del campionato di calcio nazionale di serie A” nel quale sono coinvolti “calciatori professionisti della squadra barese e un nugolo di altri individui – ristoratori, gestori di centri di raccolta di scommesse su eventi sportivi e faccendieri – a questi vicini”. Un sistema che operava per “falsare l’esito di alcune partite di campionato in modo da garantire vincite ‘sicure’ ai soggetti in questione, calciatori inclusi, che, su quelle partite del campionato in cui era impegnata la squadra del Bari, avevano scommesso importanti somme di denaro”. Ed è in questo contesto, annota il Gip, che diventa “vitale il contributo di alcuni calciatori”, “per concordare il risultato di gioco desiderato”: perchè sono loro che “scendevano materialmente sul campo di gioco” e sono loro che “potevano condizionare il risultato tecnico”, disponendo di “conoscenze adeguate all’interno del movimento calcistico nazionale”. Nell’ordinanza il Gip non affronta le responsabilità di altri giocatori – del Bari o di altre squadre – ma ribadisce che è “verosimile il coinvolgimento di altri calciatori”. “Trattasi – conclude – di pista di lavoro lungo la quale dovranno proseguire le indagini dell’organo inquirente”.