Parla lo “zingaro”: “I giocatori truccano le partite, poi ce le vendono”

Pubblicato il 11 Marzo 2012 - 10:16| Aggiornato il 12 Marzo 2012 OLTRE 6 MESI FA

Andrea Masiello (foto Lapresse)

SKOPJE, MACEDONIA – Le partite “le combinavano i giocatori” e poi ci vendevano “puntate sicure”. Hristiyan Ilievski, considerato il capo degli “zingari” protagonisti della vicenda calcio scommesse, rovescia le accuse in una lunga intervista concessa a Giuliano Foschini e Marco Mensurati in Macedonia dove è latitante, e pubblicata su Repubblica.

Secondo Ilievski l’intero pianeta scommesse sarebbe gestito da una trentina di calciatori: “Il 90% di serie B, il resto di serie A”. Tutto il sistema, per il latitante macedone, sarebbe poi comandato da alcuni personaggi-chiave, tra i quali lui fa il nome di “Beppe Signori”. Ecco come lo “zingaro” descrive i giocatori italiani, secondo quanto riporta ‘Repubblica’: “Si mettono d’accordo, poi scommettono e vendono le informazioni. Quando le vendono a noi, o quando noi le scopriamo ci puntiamo sopra forte. Altrimenti le vendono a qualcun altro. Alla mafia siciliana, a quella albanese, agli ungheresi oppure a Beppe Signori che è uno dei capi del calcioscommesse in Italia. A tutti. Spesso sono gli stessi dirigenti dei club a mettersi d’accordo. Alla fine dello scorso anno, sono venuto io personalmente in Italia. Era quasi tutto già deciso, chi vinceva lo scudetto, chi andava in Europa, chi finiva in serie B. Quindi è stato un “festival”. C’erano sei squadre che ritenevamo affidabili: Sampdoria, Cagliari, Bari, Lecce, Siena e Chievo. E noi abbiamo fatto un mucchio di soldi». Va ricordato che Cagliari, Sampdoria, Siena e Chievo non sono però indagate nella vicenda.

Per quanto riguarda Lazio-Genoa, una delle partite sotto inchiesta, secondo Ilievski ad aver sistemato la partita non sarebbe stato il laziale Stefano Mauri, bensì il rossoblù Giuseppe Sculli. Queste le parole del macedone: È andata così: io cercavo da un po’ di parlare con qualcuno della Lazio, per avere informazioni sicure. Ma non ci riuscivo. Sono andato a Formello, vero, ma lì non ho incontrato nessuno. Però mi hanno detto: “Guarda che la partita è fatta. L’ha fatta Sculli. Né Mauri né Sculli sono indagati, e nemmeno Lazio e Genoa.

Ilievski poi accusa Carlo Gervasoni (un altro dei giocatori coinvolti): “Non sono come Gervasoni, uno che fa le estorsioni. Dopo la prima parte dell’inchiesta, quest’estate voleva andare da Mauri, “se non mi dà un milione di euro vado a Cremona e racconto tutto”, aveva detto

Per quanto riguarda il Bari, invece, Ilievski indica il “capo” in Andrea Masiello. Anche qui è solo una versione dei fatti, tutta eventualmente da riscontrare. Prima della partita con la Sampdoria, racconta Ilievski, “Masiello insiste. Mi chiama, ci sentiamo, dice “vieni che facciamo la partita”, porta i soldi, porta i soldi. Io venni a Bari con 300mila euro. Come al solito chiesi di incontrare i giocatori. Mi portarono di nuovo in quell’albergo dove vivevano alcuni giocatori. Per esempio Bentivoglio. Lui doveva essere della partita, ma capì che non era d’accordo. Era terrorizzato. Aveva la faccia bianchissima, Masiello spinse dentro con la forza lui e Parisi. Balbettavano mentre io parlavo. L’unico convinto era Masiello. Non parlavano l’inglese. Io avevo preparato un bigliettino in italiano con le regole del gioco: la consegna dei soldi, il fatto che dovessero perdere con più di due gol, la riconsegna se la cosa non fosse andata in porto. Masiello continuava a dire “ok, ok” quegli altri erano terrorizzati”. Bentivoglio e Parisi non sono indagati.