Milan-Real Madrid 2-2: Mourinho star della serata

Pubblicato il 3 Novembre 2010 - 23:25 OLTRE 6 MESI FA

La gioia di Josè Mourinho

A Madrid Jose’ Mourinho non e’ cambiato. Il rumore dei nemici lo esalta, che si tratti di parole, fischi o raggi laser, su un palcoscenico importante non entra in punta di piedi e soprattutto ama uscirne da vincente, o almeno senza perdere.

Si e’ presentato al Meazza, il ‘suo’ stadio, mostrando tre dita, quanti sono stati i titoli vinti con l’Inter. Ne e’ uscito con un solo punto, esultando per un pareggio come quando con l’Inter espugno’ lo Stamford Bridge. Dalla vigilia a poche ore dalla gara Mourinho si e’ gustato l’affetto degli amici.

Prima tifosi e tifose interiste che gli hanno riservato un caloroso benvenuto. Poi Materazzi, Eto’o e Beppe Baresi che sono andati a trovarlo in albergo, per ricordare i bei tempi della tripletta e fargli un in bocca al lupo.

Ma i bei ricordi degli amici sono tutt’altro per i 76mila rossoneri che al Meazza gli dimostrano ben poca empatia. Lo striscione con scritto ‘Mourtacci tua!’ dice quanto maledicano il suo sbarco a Milano due anni fa. E lui ricorda a tutti i tre titoli vinti la scorsa stagione mostrando altrettante dita dietro il finestrino del pullman che lo porta allo stadio dove con l’Inter ha perso solo due volte (una era un derby in trasferta). E ripete il gesto quando, appena messo piede sul prato un’ora prima della gara, viene subissato di fischi e insulti, nonostante l’invito dello speaker a dedicare ‘uno speciale saluto agli ospiti spagnoli’.

Alla fine Mourinho si isola da emozioni e ricordi solo a ridosso della gara. Assiste al riscaldamento dei suoi dalla linea laterale con lo sguardo fisso. Concede pochi sorrisi, solo all’arbitro Webb, lo stesso della finale di Champions vinta a maggio. Poi nel tunnel incoraggia i suoi uno per uno con una pacca. Entra in campo per primo, come per godersi i fischi e il coro ‘Mourinho uomo di m….’. Appena si siede in panchina gli puntano in faccia un raggio laser verde, lui mastica un chewingum e riempie il taccuino di appunti. Resiste seduto per 4′, poi comincia una staffetta fra la panchina e bordo campo. Ma sempre composto, anche al 12′, quando Di Maria si divora un gol dopo aver messo a sedere Zambrotta e Nesta.

O quando si scatena una zuffa dopo un contatto fra Abate e Cristiano Ronaldo, che finisce per prendersi piu’ insulti del connazionale in panchina.

Non esulta nemmeno al vantaggio di Higuain, ma si preoccupa solo di sottolineare ai suoi che l’intervallo e’ vicino e serve gestire il gioco. Poi si infila negli spogliatoi prima del fischio di Webb. In vantaggio, Mourinho pontifica con i suoi, li richiama uno a uno, finche’ al 68′ si materializza l’incubo da lui piu’ temuto, Pippo Inzaghi, che entra e segna in un amen. Non una ma due volte, e nel secondo caso Mourinho invita il guardalinee a mettersi gli occhiali.

Il portoghese e’ incredulo. E quando Pedro Leon, il talentino che spesso ha tenuto in disparte, trasforma una serata terribile in oro colato, si scatena: corre a braccia larghe, con la lingua di fuori. Poi un altro scatto per prendere di forza Albiol e mandarlo in campo a rinforzare la difesa. Mourinho non cambia, e al Meazza difficilmente perde.

Riviviamo la sua serata in sequenze.

Prima della partita: ”Con i tifosi milanisti abbiamo avuto un rapporto interessante, rispettoso, non negativo. E anche il mio rapporto con i giocatori e i dirigenti del Milan e’ sempre stato positivo, con qualche parola calda ma con tantissimo rispetto. Per questo non sento che sto per giocare nella casa del nemico”.

Lo ha detto Jose’ Mourinho, ex allenatore dell’Inter, che domani sera tornera’ in panchina al Meazza di Milano per guidare il suo Real Madrid contro i rossoneri in Champions League. ”Ma posso immaginare che per una squadra come il Milan che era dominatrice in Europa lo scorso anno e’ stato troppo duro – ha aggiunto Mourinho, ricordando che lo scorso anno ha portato l’Inter a vincere la Champions -.

Forse non mi guarderanno in modo positivo perche’ sono l’allenatore che ha vinto in Europa con l’Inter. Ma se domani ci saranno cori o striscioni contro di me non faranno nascere dentro di me un sentimento negativo”.

Il ringraziamento ai tifosi dell’Inter che lo hanno osannato: Jose’ Mourinho ha ringraziato di persona i circa 50 tifosi interisti e suoi fan che lo hanno aspettato all’ingresso del garage del Meazza fino alla fine della conferenza stampa. Terminato di parlare con i giornalisti, l’allenatore del Real Madrid ha percorso la rampa che dall’ interno dello stadio porta in strada: quando i tifosi lo hanno riconosciuto, lo hanno circondato, e il portoghese si e’ fermato a stringere mani e ringraziare. ”Non posso dimenticare questi tifosi – ha detto davanti alle telecamere di Sky Mourinho, che domani affrontera’ il Milan in Champions League – dovro’ ringraziarli per sempre e devo controllare le emozioni, perche’ la partita di domani e’ troppo importante”. ”Li portero’ sempre nel cuore”, ha aggiunto Mourinho congiungendo i pollici e gli indici delle mani.

Mourinho non si smentisce mai, il gesto provocatorio nei confronti dei tifosi del Milan: Comincia all’insegna della polemica con i tifosi milanisti la serata del ritorno di Jose’ Mourinho al Meazza, dove stasera si gioca Milan- Real Madrid. Quando l’allenatore portoghese e’ comparso sul campo per un giro di ricognizione, un boato di fischi e’ arrivato dalle tribune dove erano seduti i tifosi. L’allenatore del Real prima ha mostrato la mano in segno di saluto, poi solo tre dita, quanti sono i titoli vinti lo scorso anno sulla panchina dell’Inter. Ieri nella conferenza stampa della vigilia, Mourinho aveva spiegato di non sentirsi a casa del nemico ma di aspettarsi comunque cori e striscioni contro di lui.

Mou trema, Pedro Leon lo salva, e poi esulta: Pari al 93′, e Jose’ Mourinho rispolvera la sua esultanza piu’ caratteristica al Meazza. L’allenatore portoghese al gol di Pedro Leon che ha fissato sul 2-2 la sfida Champions tra Milan e Real, ha dato il via a un’esplosione di gioia a bordo campo, la lingua di fuori e le braccia agitate. Poi e’ andato di corsa da Albiol, che si stava riscaldando, e gli ha tolto la pettorina per accelerarne l’ingresso in campo al posto di Ozil, per ottenere altri 30” di recupero.

Sentivate la mancanza dello “Special One”?