Mondiali, Corea del Nord in silenzio nell’ “inferno” di Tembisa

Pubblicato il 18 Giugno 2010 - 22:03 OLTRE 6 MESI FA

Tembisa

Bisogna essere qui per capire che questo in Sudafrica è davvero un Mondiale particolare.

Nessuna squadra italiana, nemmeno di Eccellenza o Prima categoria, potrebbe mai allenarsi nel luogo scelto dalla Corea del Nord. Forse in nome del “‘Caro Leader” Kim Jong-Il che inneggia spesso al proletariato, la Nazionale del ct Kim Jong-Hun ha scelto come suo impianto di allenamento quello di Tembisa, township nera una cinquantina di chilometri ad est di Johannesburg ad alto tasso di criminalità.

Qui non si vede un bianco nel raggio di chilometri, ed intorno ci sono solo povertà assoluta, baracche di lamiera senza luce e pneumatici bucati bruciati per riscaldarsi, oltre alla paura di doversi fermare al rosso di ogni semaforo. Qui, in mezzo all’immondizia e a qualche casa in muratura che si comincia a costruire anche grazie ai soldi portati dall’indotto del Mondiale, c’è un impianto che non è facile chiamare stadio, chiamato Makhulong, che ha anche una sorta di stanza che vorrebbe essere la sala stampa dove i nordcoreani hanno convocato la loro prima conferenza al di fuori di quelle previste dalle regole della Fifa.

È previsto che parlino solo loro, staff tecnico e dirigenti, per 15-20 minuti, senza la possibilità di fare domande. Il tutto per chiarire la vicenda di tre o quattro giocatori della selezione biancorossa che sarebbero scappati e avrebbero chiesto asilo politico. La vicenda ha irritato molto i dirigenti della Nazionale che anche la Fifa ha definito “del mistero”: ma alla fine, nonostante la rabbia, decidono che è meglio non parlare. Così, alla folla di “mass media” che nel frattempo si è radunata fanno sapere che la conferenza stampa è annullata. Però aggiungono che sarà possibile assistere all’allenamento, al quale alcuni giocatori partecipano vestendo le maglie “‘personalizzate'” da gioco (mai vista una cosa del genere), in modo che tutti possano contare i giocatori che stanno lavorando in campo: in effetti sono 23 e a un certo punto diventano anche 24.

Ma la Corea del Nord è anche la squadra che nella lista dei convocati mondiali ha messo un attaccante fra i tre portieri, sperando che la Fifa non se ne accorgesse: quindi è il caso di chiedersi se quei due ragazzi in tuta che con il pallone sembrano “litigarci” non siano per caso i magazzinieri. Mentre alcune persone di aspetto asiatico, e senza accredito Fifa, filmano tutti coloro che sono sugli spalti, per evitare ulteriori problemi il ct Kim ordina ai suoi ragazzi di esercitarsi in una specie di pallamano, e addio allenamento fatto in modo serio.

Poi viene ribadito che la conferenza stampa non si fa più e in breve, sui richiesta dei nordcoreani, i poliziotti sudafricani presenti ordinano ai reporter, e soprattutto a chi ha in spalla una telecamera, che bisogna sgomberare. L’invito viene fatto con maniere piuttosto spicce, si odono minacce d’arresto e volano spintoni, un agente piuttosto “eccitato” sta per aggredire un operatore di una tv americana, poi ci ripensa e si limita ad una manata. Così tutti di nuovo in strada: nel frattempo si è fatto buio e la vita a Tembisa è ridiventata una scommessa quotidiana. Fa freddo, ma su queste strade polverose cammina gente che utilizza “infradito”  brasiliane, il massimo che può permettersi.