Gli allenatori dalla forte personalità, dal carattere di ferro, dai modi eccentrici e bizzarri hanno fatto flop: il mondiale sudafricano sarà ricordato per la rivincita dei tecnici ‘antidivi’, dimessi, educati e poco polemici.
La geografia delle panchine cambia e porta sulla ribalta mondiale un semi sconosciuto come l’olandese Van Marwijk e un vecchio volpone da qualche anno in naftalina come Del Bosque.
L’allenatore olandese si è portato alla ribalta soprattutto per i suoi modi garbati dentro e fuori dallo spogliatoio, con i quali ha stemperato sul nascere le polemiche fra i suoi bizzosi campioni. Del Bosque non ha imbavagliato il grande talento di cui dispone la Spagna ed ha tenuto un profilo basso anche quando dalla patria gli piovevano addosso polemiche infuocate.
E così in finale si sono ritrovati due gentleman del pallone. L’altro tecnico protagonista è stato Joachim Loew, elegante ed educato, ha preso una banda di ragazzini e l’ha trasformata nella squadra più divertente del mondo, che si è inchinata in semifinale solo alla Spagna: il suo merito è stato coniugare l’organizzazione tedesca con l’estro dei suoi giovani fenomeni.
Ma in Sudafrica c’è stata anche la rivincita del ‘maestro’ Oscar Tabarez, silurato in Italia ed eroe nazionale in Uruguay: con i suoi modi da signore d’altri tempi ha saputo raggiungere un obiettivo che nella titolata ma polverosa bacheca del calcio rioplatense mancava da quarant’anni.
Ma anche se i risultati non gli hanno sorriso, il mondiale del 2010 non potrà non essere ricordato come quello di Diego Armando Maradona: istrionico, sbruffone, litigioso, affettuoso, unico. Ogni suo gesto e ogni sua parola, dall’ascesa alla caduta, sono stati un evento mediatico planetario, anche se forse quello dell’allenatore non è esattamente il suo mestiere.
Sull’altare delle favorite è stato sacrificato anche Dunga, più preparato, meticoloso e scontroso del vicino argentino, non ha però saputo dare al Brasile quell’atteggiamento affamato che gli avrebbe permesso di non fermarsi ai quarti di finale. La disfatta dei tecnici europei porta invece il nome di allenatori navigati e vincenti. Marcello Lippi non solo non ha saputo trovare il bis della Germania, ma ha portato l’Italia ad una delusione andata oltre le peggiori aspettative senza la qualificazione agli ottavi di finale.
L’altro italiano, Fabio Capello, manager dell’Inghilterra, se n’è andato arrabbiatissimo per la mancata convalida del gol di Lampard nella partita con la Germania. Ma l’atteggiamento della sua squadra nel secondo tempo lo ha portato dritto dietro la lavagna. Ad Euro 2012 avrà un’opportunità per rifarsi.
La palma del peggiore va però al francese Raymond Domenech, un punto e due sconfitte nel girone, tante brutte figure in campo e fuori come l’allontanamento seguito agli insulti di Anelka. L’ex ct francese (sostituito dal più mite Laurent Blanc) con il suo carattere e i suoi insuccessi ha unito il paese: tutti, da Sarkozy in giù, si sono coalizzati contro di lui.