Mondiali: Argentina-Germania è la sfida dei veleni, tanti precedenti e 2 vecchie finali polemiche

Pubblicato il 2 Luglio 2010 - 17:41 OLTRE 6 MESI FA

Il bello del calcio è che prima o poi le rivincite arrivano. Ma il bello del calcio è anche che le rivincite, di solito, riscrivono poi tutta un’altra storia, che chiama inevitabilmente altre rivincite. La sfida fra Germania e Argentina è ormai una grande classica del campionato del mondo, non fosse altro perchè per due volte è stata la finale: nel 1986, quando vinse Maradona, e a Roma nel 1990 quando i tedeschi si ripresero il titolo.

Ma più che le sfide di vent’anni fa, la vigilia del quarto di finale più atteso a Sudafrica 2010 è stata caratterizzata dal ricordo del 2006 quando la Germania, proprio ai quarti di finale, rispedì a casa l’Argentina ai rigori, in una partita non proprio tenerissima. Chi c’era, come Bastian Schweinsteiger, ha ricordato l’indole di provocatori nati dei giocatori argentini.

Per staccare l’etichetta di “fighetti” ai suoi talentuosi giovani, il ct tedesco Joachim Loew ha provato a stemperare le polemiche: ”Gli argentini hanno un gioco molto fisico, ai limiti del consentito, ma fa parte della loro mentalita’ ed è uno dei loro punti di forza. Noi non abbiamo mai voluto mancare loro di rispetto”.

”Abbiamo molta fiducia e possiamo dimostrare con questa squadra giovane che l’esperienza non è sempre un fattore decisivo: possiamo battere l’Argentina”, ha concluso Loew.

Quelle che si sfideranno sabato pomeriggio a Città del Capo sono anche due delle grandi scuole calcistiche del mondo: cinque titoli mondiali e 11 finali giocate sono il biglietto da visita della partita. I tedeschi sono arrivati in Sudafrica un pò meno tedeschi del solito: la gioventù selvaggia e il minestrone etnico hanno permesso a Loew di presentare una squadra un po’ più latina, con grande qualità davanti e capacità di palleggio, ma forgiata nell’acciaio e devota a una disciplina organizzativa prussiana.

L’Argentina invece sarebbe difficile immaginarla più Argentina di così. Se non altro perchè in panchina c’è Maradona e perchè fa della classe, del temperamento e del gioco fisico il proprio marchio di fabbrica.

E’ anche una sfida fra grandi talenti: da una parte c’è Leo Messi che guida un attacco stellare e che in panchina ha giocatori non inferiori ai titolari. Con la “camiseta” albiceleste Messi è stato un po’ meno fenomeno che con il Barcellona e contro la Germani dovrà guadagnarsi sul campo l’eredità del suo ct a cui è predestinato con una prestazione da trascinatore.

Dall’altra parte c’è Mezut Oezil, forse una delle più grandi rivelazioni del mondiale sudafricano. Più regista che attaccante è un 10 puro, anche se gioca con il numero 8. Dai piedi del “Messi di Germania”, figlio poco più che ventenne di immigrati turchi, passeranno le speranze dei suoi 80 milioni di tifosi.

E’ anche una sfida fra due personalità totalmente diverse in panchina. Maradona è stato un genio in campo e assorbe totalmente la scena da allenatore. Idolatrato e criticato, amatissimo dai giocatori, polemico, sbruffone e mai banale.

Joachim Loew è invece troppo ben pettinato per stargli simpatico: lui che da calciatore si è guadagnato la pagnotta senza essere una stella è il democratico e pacato fratello maggiore dei suoi ragazzini terribili.

Comunque vada sabato a Città del Capo ci saranno un’altra squadra e un altro popolo molto delusi. La giovane Germania guarda al futuro, ma cammin facendo sta cominciando a prendere consapevolezza che il suo futuro è già arrivato. L’Argentina ha tutto per sognare un titolo mondiale che le manca da 24 anni. Per entrambi essere eliminati “da quelli” potrebbe essere una cosa che fa piu’ male che prendere l’aereo una settimana prima della finale.