Mondiali: l’Olanda come Poulidor, una vita da secondi in classifica

Pubblicato il 12 Luglio 2010 - 19:45 OLTRE 6 MESI FA

Successo e fama ma anche fallimento, la triste sorte di quelli che arrivano a un un soffio dal traguardo, a un passo dalla storia, a un niente dalla gloria ma alla fine non ce la fanno: i classici eterni secondi. E’ un po’ la storia di Salieri – ottimo e amato musicista del suo tempo – contro Mozart: una trama che si ripete come metafora di un destino già scritto, il duello eterno tra vincenti e perdenti. Puskin lo mise in versi e scrisse un dramma in cui un Salieri, offuscato da Mozart, arriva addirittura a ucciderlo. Solo un romanzo, ma nello sport il dramma si confonde con la gioia: mentre la Spagna alza i calici, in Olanda silenzio e lacrime, quasi un lutto.

Per tre volte in finale, per tre volte sconfitta. Una fosca maledizione che risale al 1974 e al 1978, i tempi della strepitosa Olanda del calcio totale di Joahn Crujff. Stesso amaro sortilegio per l’ Ungheria di Sandor Kocsis: i magiari perdono due finali della Coppa Rimet (1938 e 1954) incantando il mondo. E’ un racconto infinito, animato da personaggi che con la sconfitta hanno fatto i conti, magnifici perdenti loro malgrado.

Il ciclismo dei gregari e dei campioni, del mito e della leggenda, ha il suo “secondo” in Gaetano Belloni che nel 1920 vinse il Giro d’Italia, tre Lombardia e due Sanremo. Tutti però lo ricordano come “ombra” di Girardengo. Raymond Poulidor e’ il secondo per definizione. Il ciclista francese dovette vedersela prima con Anquetil e poi con Merckx. Risultato: una Sanremo e otto podi al Tour de France ma neanche un giorno in maglia gialla.

Vita dura per Jan Ullrich: vinse quasi da esordiente un Tour nel 1997, poi cinque volte secondo (una dietro Pantani) sbattendo in pieno nell’era Armstrong. Claudio Chiappucci finì sul podio tre volte al Giro d’Italia e al Tour, secondo al Lombardia nel 1992 e 1994 e al mondiale sempre nel 1994.

Il pilota inglese di Formula Uno Stirling Moss giunse 4 volte secondo senza mai vincere un mondiale. Jean Alesi conquistò il primo successo in una gara dopo aver collezionato 16 secondi posti. Nell’atletica due sprinter, il namibiano Frank Fredericks e la giamaicana Marlene Ottey collezionarono 7 e 13 medaglie d’argento fra Olimpiadi e Mondiali: non riuscirono però a salire sul podio più alto.

A secco di ori individuali anche l’americana Shirley Babashoff, nonostante abbia scritto una importante pagina della storia del nuoto. Per lei record di argenti: 7 tra il 1972 e il 1976 con due soli ori ma nelle staffette. Stessa sorte della tedesca Franziska van Almsick. Protagonista ai mondiali ma non ai Giochi: tra il 1992 e il 2004 colleziono’ dieci medaglie, quattro d’argento e sei di bronzo.

Gli appassionati di tennis ricordano bene i riccioli biondi del grande Vitas Gerulaitis che lego’ la sua carriera a Bjorn Borg dal quale perse 16 volte su 16. ”Deve ancora nascere chi sia in grado di battere Gerulaitis 17 volte di seguito”, ironizzò ripetendo identica la frase usata quando interruppe la serie negativa da Jimmy Connors, che riuscì finalmente a battere esattamente al match numero 17.

Campioni che il sapore della vittoria non l’hanno gustato appieno ma – come direbbe per consolarli Michel de Montaigne – alcune sconfitte sono più trionfali delle vittorie.