Mondiali, l’ironia di Sarubbi (Pd): “Rimpatriare il polpo Paul”

Pubblicato il 12 Luglio 2010 - 11:30 OLTRE 6 MESI FA

Rimpatriare il polpo Paul in Italia, perché «mai come in questo momento il nostro Paese ha un disperato bisogno di scelte chiare».

L’appello ironico è di Andrea Sarubbi, deputato del Pd, che, appresa la notizia che Paul sarebbe italiano, ha scritto al direttore dell’acquario di Oberhausen per chiedere di restituirci il cefalopode.

«Ho appreso la clamorosa indiscrezione secondo la quale il famoso polpo Paul, il cefalopode indovino che ha azzeccato tutti i pronostici dei Mondiali di calcio sudafricani – scrive Sarubbi – non sarebbe inglese, come si credeva, ma italiano. Mai come in questo momento il nostro Paese ha un disperato bisogno di scelte chiare e per questo ho scritto al direttore del Sea Life di Oberhausen lanciando un appello per la sua restituzione».

«Gentile direttore, ora che non c’è più nessun risultato calcistico da pronosticare, La supplichiamo di ascoltarci – aggiunge Sarubbi -. Il polpo Paul, che tutti credevano di origine britannica, è in realtà italiano, dell’isola d’Elba per la precisione. Lo faccia tornare a casa, La preghiamo, almeno per un po’: giusto il tempo di risolvere qualche problemino domestico e poi glielo rimandiamo in tempo per i Mondiali del 2014, quando ogni cosa sarà messa a posto».

«Nei prossimi anni qui in Italia abbiamo due o tre faccendine da risolvere – conclude – La prima la formazione dell’attuale maggioranza di governo, perché’ pare che Berlusconi voglia far fuori i finiani per metterci l’Udc, ma la Lega, che odia Fini, non sopporta neppure Casini, e quindi il povero Silvio si trova in mezzo al guado. La seconda la sorte dell’opposizione, perché se si votasse oggi non sapremmo neppure chi il candidato premier di centrosinistra. La terza, più interna al Pd, riguarda la nostra stessa identità: a due anni e mezzo dalla nascita, infatti, non ci è ancora ben chiaro se il Partito democratico debba essere riformista o piazzaiolo, o entrambe le cose, o nessuna delle due».

«Infine – conclude – ce ne sarebbe una quarta, la più importante di tutte: nel 2013 il Parlamento sarà chiamato ad eleggere il nuovo presidente della Repubblica, la prima carica dello Stato, e sbagliare quel nome significherebbe metterci nei guai fino al 2020. Restiamo in trepidante attesa di una risposta, illustrissimo, certi della Sua comprensione e del Suo grande senso di responsabilità».