Napoli, Gonzalo Higuain eroe da record: 20 gol in 20 partite

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Gennaio 2016 - 12:04 OLTRE 6 MESI FA
Prove tecniche di fuga, trascinati da Higuain. Aspettando il risultato delle altre aspiranti allo scudetto, in particolare della Juve, il Napoli centra la quarta vittoria di fila e scaraventa l’Inter a meno quattro dalla cima. Doppietta di Higuain, sempre più capocannoniere alla straordinaria media di un gol a partita: 20 reti in 20 giornate. In pratica il Napoli, con l’argentino, parte ogni volta da 1-0. Più della classifica e del Pipita-power dice però molto l’avversario: battuto in rimonta il Sassuolo, una delle squadre meglio organizzate del campionato, all’altezza dello stesso Napoli sul terreno del gioco nudo e crudo. Fin qui nessuna grande aveva mai sconfitto i ragazzi di Eusebio Di Francesco. Anzi, nell’andata il Sassuolo aveva superato lo stesso Napoli, la Juve e l’Inter. Una specie di prova del nove, risolta alla grande. Segnale non ancora decisivo, ma molto significativo.  TRASFORMAZIONI La partita, per quanto disturbata dal vento, è stata bellissima e andrebbe mostrata agli aspiranti allenatori perché il lavoro dei due tecnici è venuto fuori di prepotenza, ha attratto l’occhio più dei colpi dei singoli giocatori, magie che pure non sono mancate: Insigne, per esempio, ha dispensato qualità a ogni tocco. Sistemi di gioco identici o quasi e in questo «quasi» è racchiusa una delle novità sarriane degli ultimi tempi. Sarri, per larghi tratti dei match più recenti, è ritornato al 4-3-1-2 che aveva in testa al principio di stagione. Diverso però l’interprete del ruolo di guastatore tra le linee. Non più Hamsik, ma Callejon. Lo spagnolo sempre più accentrato e «trequartista» in fase di possesso. Ieri il suo gol per l’1-1 è nato da un taglio sul primo palo opposto alla fascia di competenza, e i suoi «balli» alle spalle di Higuain hanno confermato che siamo davanti a una variazione sul tema. Sarri forse si è accorto che qualcuno cominciava a prendergli le misure e si è inventato l’ala «transformer» per togliere certezze a chi si difende. La ripetitività rende vulnerabili, meglio variegare il copione. Notati scricchiolii difensivi, però va concessa l’attenuante dell’avversario, la fase offensiva del Sassuolo costituisce una rogna per chiunque.  DIFFERENZE Il vantaggio iniziale del Sassuolo – arrivato subito su un rigore, concesso per fallo netto di Albiol su guizzo di Sansone – ha scosso il Napoli, l’ha costretto a guardarsi dentro, a ricordarsi chi aveva di fronte. Il ribaltone ha preso forma sulla fascia sinistra azzurra, la destra sassolese. Qui si sono scaricate intuizioni e invenzioni del duo Hamsik-Insigne. Qui il Sassuolo si è scoperto impoverito dall’infortunio di Missiroli e dalle vaghezze difensive di Vrsaljko, ottimo nel salire e all’atto del crossare, ma messo in mezzo da quei due e pure dagli inserimenti ad elevato tasso tecnico di Ghoulam. Sul piano tecnico-tattico la partita si è decisa in tale striscia di campo e lo dimostrano i primi due gol napoletani, realizzati col copia-incolla: cross dal fondo-sinistra e irruzione del marcatore sul primo palo. La gara è poi rimasta a lungo in equilibrio, col Sassuolo che dava l’impressione di «volere e potere», in qualsiasi momento e senza imbarazzo qualcuno. Solo verso la fine, quando Sansone ha mancato di niente la deviazione davanti alla porta, si è capito che il Napoli ce l’avrebbe fatta, e il 3-1 all’ultimo secondo ha certificato la sensazione.  ONORE AI VINTI Il Sassuolo è piccolo club per convenzione, perché espressione di una cittadina di 40mila abitanti, ma è grande per costituzione e organizzazione. Gioca un calcio che riconcilia col gioco, è immerso in una continua partitella a due tocchi. Palla avanti, indietro, larga o profonda. Uno spettacolo di organizzazione, di passaggi e movimenti mai casuali, mai fini a se stessi. Pressione sugli avversari e linee che accorciano e allungano con tempi e modi giusti. La differenza l’ha fatta la diversa consistenza tecnica dei singoli giocatori. A Napoli la squadra di Di Francesco difettava di due pezzi grossi come Cannavaro e Berardi, fuori per squalifica, e dopo 16’ si è infortunato Missiroli, colonna del centrocampo. Come se il Napoli si fosse ritrovato senza Albiol, Hamsik e Insigne. Più dell’assenza di Berardi il Sassuolo ha patito la mancanza di Cannavaro al centro della difesa, dove Ariaudo non ha interagito al meglio con Acerbi. Considerato che c’è il recupero col Torino, è doveroso iscrivere gli emiliani alla corsa per un posto in Europa. Anzi, sarebbe bello se il Sassuolo in Europa League ci andasse sul serio, perché esporteremmo qualcosa di bello.

L’apertura della Gazzetta dello Sport dedicata a Gonzalo Higuain

NAPOLI – La Gazzetta dello Sport celebra Gonzalo Higuain, calciatore che sta trascinando il Napoli verso uno scudetto che manca dai tempi di Maradona con un record impressionante di 20 gol in 20 partite. Il titolo parla da solo: “Higuain via col 20”, che cita il film “Via col vento” diretto da Victor Fleming nel 1939. Due gol anche nel 3-1 contro un ottimo Sassuolo: sono venti in altrettante partite. Cifre mostruose per l’argentino che continua a mettere la firma sotto il sogno scudetto. Riportiamo di seguito l’articolo a firma di Sebastiano Vernazza.

 

 

Prove tecniche di fuga, trascinati da Higuain. Aspettando il risultato delle altre aspiranti allo scudetto, in particolare della Juve, il Napoli centra la quarta vittoria di fila e scaraventa l’Inter a meno quattro dalla cima. Doppietta di Higuain, sempre più capocannoniere alla straordinaria media di un gol a partita: 20 reti in 20 giornate. In pratica il Napoli, con l’argentino, parte ogni volta da 1-0. Più della classifica e del Pipita-power dice però molto l’avversario: battuto in rimonta il Sassuolo, una delle squadre meglio organizzate del campionato, all’altezza dello stesso Napoli sul terreno del gioco nudo e crudo. Fin qui nessuna grande aveva mai sconfitto i ragazzi di Eusebio Di Francesco. Anzi, nell’andata il Sassuolo aveva superato lo stesso Napoli, la Juve e l’Inter. Una specie di prova del nove, risolta alla grande. Segnale non ancora decisivo, ma molto significativo.

La partita, per quanto disturbata dal vento, è stata bellissima e andrebbe mostrata agli aspiranti allenatori perché il lavoro dei due tecnici è venuto fuori di prepotenza, ha attratto l’occhio più dei colpi dei singoli giocatori, magie che pure non sono mancate: Insigne, per esempio, ha dispensato qualità a ogni tocco. Sistemi di gioco identici o quasi e in questo «quasi» è racchiusa una delle novità sarriane degli ultimi tempi. Sarri, per larghi tratti dei match più recenti, è ritornato al 4-3-1-2 che aveva in testa al principio di stagione. Diverso però l’interprete del ruolo di guastatore tra le linee. Non più Hamsik, ma Callejon. Lo spagnolo sempre più accentrato e «trequartista» in fase di possesso. Ieri il suo gol per l’1-1 è nato da un taglio sul primo palo opposto alla fascia di competenza, e i suoi «balli» alle spalle di Higuain hanno confermato che siamo davanti a una variazione sul tema. Sarri forse si è accorto che qualcuno cominciava a prendergli le misure e si è inventato l’ala «transformer» per togliere certezze a chi si difende. La ripetitività rende vulnerabili, meglio variegare il copione. Notati scricchiolii difensivi, però va concessa l’attenuante dell’avversario, la fase offensiva del Sassuolo costituisce una rogna per chiunque.

Il vantaggio iniziale del Sassuolo – arrivato subito su un rigore, concesso per fallo netto di Albiol su guizzo di Sansone – ha scosso il Napoli, l’ha costretto a guardarsi dentro, a ricordarsi chi aveva di fronte. Il ribaltone ha preso forma sulla fascia sinistra azzurra, la destra sassolese. Qui si sono scaricate intuizioni e invenzioni del duo Hamsik-Insigne. Qui il Sassuolo si è scoperto impoverito dall’infortunio di Missiroli e dalle vaghezze difensive di Vrsaljko, ottimo nel salire e all’atto del crossare, ma messo in mezzo da quei due e pure dagli inserimenti ad elevato tasso tecnico di Ghoulam. Sul piano tecnico-tattico la partita si è decisa in tale striscia di campo e lo dimostrano i primi due gol napoletani, realizzati col copia-incolla: cross dal fondo-sinistra e irruzione del marcatore sul primo palo. La gara è poi rimasta a lungo in equilibrio, col Sassuolo che dava l’impressione di «volere e potere», in qualsiasi momento e senza imbarazzo qualcuno. Solo verso la fine, quando Sansone ha mancato di niente la deviazione davanti alla porta, si è capito che il Napoli ce l’avrebbe fatta, e il 3-1 all’ultimo secondo ha certificato la sensazione.

Il Sassuolo è piccolo club per convenzione, perché espressione di una cittadina di 40mila abitanti, ma è grande per costituzione e organizzazione. Gioca un calcio che riconcilia col gioco, è immerso in una continua partitella a due tocchi. Palla avanti, indietro, larga o profonda. Uno spettacolo di organizzazione, di passaggi e movimenti mai casuali, mai fini a se stessi. Pressione sugli avversari e linee che accorciano e allungano con tempi e modi giusti.

La differenza l’ha fatta la diversa consistenza tecnica dei singoli giocatori. A Napoli la squadra di Di Francesco difettava di due pezzi grossi come Cannavaro e Berardi, fuori per squalifica, e dopo 16’ si è infortunato Missiroli, colonna del centrocampo.

Come se il Napoli si fosse ritrovato senza Albiol, Hamsik e Insigne. Più dell’assenza di Berardi il Sassuolo ha patito la mancanza di Cannavaro al centro della difesa, dove Ariaudo non ha interagito al meglio con Acerbi.

Considerato che c’è il recupero col Torino, è doveroso iscrivere gli emiliani alla corsa per un posto in Europa. Anzi, sarebbe bello se il Sassuolo in Europa League ci andasse sul serio, perché esporteremmo qualcosa di bello.