De Laurentiis provoca (gli ultras): “Stadi nuovi senza più curve”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Marzo 2013 - 19:27| Aggiornato il 11 Novembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – ”Se potessi costruire un nuovo stadio abolirei le curve”. Aurelio De Laurentiis lancia la sua provocazione (agli ultras) dinanzi ai vertici del calcio italiano (assente il presidente della Lega di B, Andrea Abodi) e al segretario del Coni Roberto Fabbricini, ospiti a Roma del convegno della Lega Pro, ”La riforma del calcio professionistico”.

”Prima degli stadi dobbiamo liberalizzare il rapporto tra club e tifosi – aggiunge il patron del Napoli -. La società stabilisca un decalogo con regole alle quali tutti devono attenersi per venire in un luogo pubblico straordinario”. Uno stadio inteso come ”un teatro” e non come un luogo dove prevalga ”la diseducazione dei frequentatori”: è la sua condizione imprescindibile – secondo De Laurentiis – a qualsiasi iniziativa sull’impiantistica, ritenuta necessaria dagli altri intervenuti.

”La vera penalizzazione che il calcio italiano ha nei confronti del grande calcio tedesco, spagnolo e inglese è quella strutturale”, rileva il presidente della Lega di A, Maurizio Beretta: ”un’enorme differenza nella qualità del prodotto stadio che viene offerto”. Il numero uno della Lega Pro, Mario Macalli, invece, ritiene gli investimenti nelle strutture sportive ”necessari per rendersi il più possibile autonomi sotto il profilo economico”.

Per De Laurentiis, però, prima si deve lavorare sui tifosi.”Mi hanno detto: ‘presidente se ristruttura il San Paolo costruisca i gradoni perché noi i seggiolini li spacchiamo’ – rivela confrontando l’Italia con la Germania -. Lì la gente va allo stadio perché la pay-tv vale pochissimo e l’impianto è confortevole. Noi siamo costretti a fare i cessi di metallo perché li smontano”.

L’altra necessità è ”rivedere il format dei campionati perché non possiamo metterci altri 10 anni per ridurre la Serie A a 16 squadre”. Per il patron serve, inoltre, ”formare i giovani del futuro perché non possiamo continuare a comprare all’estero: basterebbe iniziare a schierare le nostre squadre Primavera in Lega Pro. Non bisogna mai stare fermi sulle proprie barricate – pungola -. Se vogliamo rivoluzionare il calcio in tre mesi lo facciamo ma serve pragmatismo”.

”Noi l’abbiamo fatto e loro dicono si potrebbe. La differenza sta in questo: i pragmatici siamo noi”, è la risposta stizzita della Lega Pro che oggi ha presentato l’introduzione del piano industriale come architrave alla sua riforma dei campionati che vedrà, dalla stagione 2014-2015, 60 squadre divise in tre gironi. Club che saranno obbligati a sanare entro 30 giorni lo sforamento del budget prefissato per non rischiare di vedersi bloccati i contributi della Lega o, addirittura, una penalizzazione in classifica e l’aumento della fideiussione necessaria per l’iscrizione alla stagione successiva.

”Siamo pronti ad una trattativa”, assicura il dg Francesco Ghirelli, favorevole alle multiproprietà, ma non a ”una Lazio ‘B’ o un Napoli ‘B’ perché si rinsecchirebbe la radice del Dna della Lega, unica nel panorama europeo e mondiale, come è unica la storia dei Comuni d’Italia” e perché, con il blocco delle promozioni e retrocessioni,”si rischia un campionato scapoli-ammogliati”. ”Questo convegno è interessante perché traccia la strada del futuro per accompagnare la riforma dei campionati professionistici”, è il commento del presidente Figc, Giancarlo Abete. Una strada stretta in cui, come nei Comuni, ogni Lega sembra difendere però il proprio campanile.