Follia e sangue su Coppa Italia, si gioca con ok ultrà

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Maggio 2014 - 23:57 OLTRE 6 MESI FA
Gennaro, il capo ultrà del Napoli

Gennaro, il capo ultrà del Napoli

ROMA – Doveva essere una festa, Fiorentina-Napoli è stata un’altra pagina di calcio-follia. La finale di coppa Italia si è trasformata in una serata surreale, macchiata dal sangue degli incidenti che hanno caratterizzato il prepartita con una decina di tifosi partenopei feriti di cui uno, in gravi condizioni, ferito da un colpo di pistola.

Stavolta si è anche sparato. Scontri (sui quali sono in corso indagini da parte degli inquirenti e che probabilmente non sono propriamente legati all’aspetto ”sportivo”) che hanno macchiato quella che doveva essere una partita spot per il calcio made in Italy e che invece i tifosi del Napoli non volevano si giocasse: c’è voluta una concertazione durata quaranta minuti perché si potessero vedere le squadre in campo. Il tutto sotto lo sguardo del presidente del Senato Pietro Grasso, del premier Matteo Renzi, giunto all’Olimpico con la famiglia al completo. Il trofeo, per la cronaca, lo vince per la quinta volta nella sua storia il Napoli, che batte la Fiorentina 3-1 con doppietta di Insigne in apertura e gol di Mertens nel finale.

I viola, che salutano il ritorno in campo di Giuseppe Rossi dopo quattro mesi di stop, avevano accorciato le distanze con Vargas, ma nel secondo tempo non sono riusciti a trovare di nuovo la via del gol. Che qualcosa non filasse per il verso giusto lo si è capito quando dai settori occupati dai tifosi partenopei sono sparite bandiere e striscioni. Prima la richiesta di non giocare, l’incontro con il capitano azzurro Marek Hamsik, quello con gli ultrà della Fiorentina, il conciliabolo in tribuna autorità dell’Olimpico tra il premier Renzi, il presidente del Coni, Malagò e i patron di Napoli e Fiorentina De Laurentiis e Della Valle, poi il via libera e il fischio d’inizio con 45 minuti di ritardo. Ancora una volta, a dettare i tempi del calcio, non è lo sport ma gli ultrà: il via libera a scendere in campo, è infatti arrivato dopo l’ok’ dei tifosi.

Uno in particolare: Gennaro De Tommaso, detto ‘A carogna’, capo della curva ‘A’ del Napoli: è lui che a cavalcioni sulle grate divisorie, maglietta nera con scritta ‘Speziale libero’ (riferimento all’ultrà del Catania che sta scontando otto anni per l’omicidio dell’ispettore di polizia Filippo Raciti avvenuto il 2 febbraio del 2007 durante i disordini nel derby di Catania) ‘media’ con dirigenti e forze dell’ordine.

”La partita si gioca ma i tifosi delle rispettive squadre rimarranno in silenzio” l’accordo raggiunto dalle due tifoserie di Napoli e Fiorentina allo stadio Olimpico e comunicato dall’ultrà. Poi i fischi all’inno di Mameli e il tormentato calcio di inizio. Uno spettacolo al contrario, uno show in negativo, un film già visto: al derby di Roma nel 2007 con la falsa notizia del bimbo morto, nel 2010 a Marassi con Ivan il terribile a dettare legge durante Italia-Serbia. “Sto andando all’Olimpico per premiare Fiorentina-Napoli. Scontri con feriti gravi.

Questi non sono tifosi ma solo delinquenti!”. Aveva twittato il presidente del Senato, Pietro Grasso, sugli incidenti che si sono verificati a Roma prima dell’inizio della finale. “Una partita di calcio non si può trasformare in una guerra tra bande con episodi di violenza – ha poi aggiunto – Siamo qui per vedere uno spettacolo, per gioire in maniera sportiva e questo deve essere lo scopo di queste manifestazioni. Qualsiasi altra cosa è fuori dallo sport, fuori da qualsiasi comprensione. Indigna che ci siano ancora questi fatti”.

In campo senza la follia si sarebbero viste due squadre, il bel gioco, un vincitore e uno sconfitto. Ma così hanno di nuovo perso tutti. .