Olimpiadi a Milano nel 2026? Estate o inverno non fa differenza

Pubblicato il 13 Giugno 2017 - 17:58 OLTRE 6 MESI FA
Olimpiadi a Milano nel 2026? Estate o inverno non fa differenza

Olimpiadi a Milano nel 2026? Estate o inverno non fa differenza (foto Ansa)

MILANO – Estate o inverno, Milano sogna sempre le Olimpiadi. Dopo aver incassato l’assegnazione della sessione Cio 2019 e aver più volte espresso l’intenzione, anche nelle sedi istituzionali, ad ospitare i Giochi del 2028, la città del Duomo si fa avanti con un’idea ancora più suggestiva: organizzare i Giochi invernali del 2026.

Un’idea che ha cominciato a balenare in testa nel momento in cui si è ventilata l’ipotesi che il Cio possa assegnare, nella Sessione che si terrà a settembre a Lima, già da quest’anno sia le Olimpiadi del 2024 sia quelle del 2028. E l’Italia potrebbe appunto rispondere con Milano 2026, con le Olimpiadi invernali divise tra il capoluogo lombardo e gli impianti della Valtellina.

Dopo il doloroso no della Giunta di Roma ai Giochi del 2024, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, rilancia così il sogno olimpico italiano, anche se a nord e al freddo invernale. Ad aprire a una nuova e possibile fase di candidatura 20 anni dopo Torino 2006, è stato il n.1 dello Sport italiano all’indomani della visita del Presidente della Repubblica al Coni.

Il Cio a luglio dovrà decidere se dare l’ok alla doppia assegnazione (Parigi 2024 e Los Angeles 2028) da votare poi a settembre in Perù: alla luce di questa ipotesi, Malagò ha ribadito le sue perplessità sulla doppia assegnazione che “taglierebbe i sogni e accrescerebbe il rammarico per come si è risolta la candidatura di Roma e per la follia di quella decisione così affrettata”. Sono diversi però i nodi da sciogliere, in primis il fatto che le Olimpiadi del 2026 verrebbero assegnate alla sessione Cio del 2019, che si terrà nella città del Duomo:

“La carta olimpica – ha specificato oggi Malagò – prevede che se ospiti una sessione Cio non puoi candidarti a nulla, quindi se volessimo candidare Milano e la Valtellina per il 2026, o per il 2030, la carta olimpica non ce lo consentirebbe”. Ecco l’apertura e allo stesso tempo l’intoppo, che Malagò spera si risolva andando a modificare la carta olimpica:

“Visto che negli ultimi tempi il Cio molte cose le sta cambiando”, non mettere mano anche a questa regola “sarebbe una cosa non giusta”, rileva. Insomma, visto che in tempi di crisi al Cio sembra siano saltati gli schemi, aggirare l’eccezione con un’altra eccezione potrebbe risolvere il primo problema. Ma saremmo sempre sul terreno delle variabili. Perché nonostante oggi Governo, Regione Lombardia e Comune di Milano sembrano tutti propensi ad accettare la sfida a cinque cerchi, a lungo termine la forte instabilità politica rischia di trasformarsi in un altro boomerang grillino:

“Questo discorso lo mettiamo da parte perché bisogna capire anche quale governo ci sarà e se sarà a favore”, ha precisato Malagò parlando ai componenti del Consiglio nazionale svolto stamane.

Tra questi, anche Mario Pescante, che da membro Cio sembra anticipare già la probabile decisione (“Qualcosa di più di un’ipotesi”, si dice sicuro l’ex presidente del Coni) e sempre sulla doppia assegnazione caldeggia “una sorta di tregua olimpica per arrivare almeno al 2028 e superare questo momento di crisi: dobbiamo tutti guardare al di fuori del proprio cortile”.