Olimpiadi Vancouver, Petrucci: “Oro più bello è niente doping”

Pubblicato il 12 Febbraio 2010 - 11:25 OLTRE 6 MESI FA

Olimpiadi Vancouver

“Per noi la medaglia più bella é l’assenza di casi di doping tra i nostri atleti.

Al limite vogliamo meno successi, ma puliti”. Il presidente del comitato olimpico italiano, Gianni Petrucci, non ha dubbi: all’Olimpiade invernale che sta per cominciare l’obiettivo azzurro è non solo tecnico ma anche etico.

“Noi abbiamo sempre fatto di tutto contro questa piaga, a prescindere dal caso Rebellin a Pechino: stavolta per eventuali casi di doping abbiamo messo anche una penale. Più di così…”.

Passano di fatto da 140.000 a 260.000 euro i premi per gli azzurri vincitori di medaglia d’oro alle Olimpiadi, ha annunciato il capodelegazione dell’Italia ai Giochi di Vancouver, Raffaele Pagnozzi, precisando che il meccanismo del nuovo club olimpico “consentirà a chi sale sul gradino più alto del podio di aggiungere al premio iniziale un bonus di 30.000 euro l’anno per i successivi quattro anni di attività.

In sostanza – ha concluso Pagnozzi – basterà che l’italiano vincitore di medaglia d’oro non smetta di gareggiare per fargli incassare dal Coni 260.000 euro per il titolo”.

“I cinque ori vinti a Torino qui a Vancouver sono un’esperienza non ripetibile”, ha aggiunto Pagnozzi.

“Siamo una squadra competitiva ma lontana dai numeri di quattro anni fa – ha aggiunto Pagnozzi – l’approccio ai Giochi è stato molto positivo e ci aspettiamo comunque ottimi risultati.

Se avremo un po’ di fortuna il risultato potrebbe non essere tanto lontano da quello di Torino ma qui è come un derby in trasferta”. Ai Giochi di casa quattro anni fa l’Italia vinse 11 medaglie con cinque ori.

CERIMONIA, GIUBBE ROSSE E GRETZKI,CANADA SHOW

Per fortuna c’é l’Islanda, e magari qualche altra isoletta come le Vergini. Altrimenti i responsabili del cerimoniale del Cio sarebbero stati costretti a salti degni degli acrobati dello snowboard per evitare l’incidente diplomatico o la strumentalizzazione.

Iran, Israel, Italy: metterle in sequenza alfabetica venerdì nella sfilata alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Vancouver, poteva sembrare una provocazione, sebbene non voluta.

E così al Comitato organizzatore in molti a lambiccarsi: e se facessimo repubblica islamica dell’Iran? D’altra parte al Cio sono abituati, la cerimonia di apertura dei Giochi è non solo incontro di atleti e messaggio di pace al mondo, ma anche esercizio di diplomazia e passerella di politici.

A proposito: a meno di sorprese dell’ultim’ora a Vancouver non ci sarà la medaglia d’oro dei potenti, Barack Obama, uno che può permettersi di non dimenticare lo schiaffo preso dal Cio quandò candidò Chicago ai Giochi 2016.

Ma un uomo da podio come Vladimir Putin sarà sulle tribune del B.C. Place: il primo ministro russo del resto è stato il grande sponsor dell’assegnazione a Sochi dei prossimi Giochi invernali e qui non può mancare.

Invece Nicolas Sarkozy tentenna: la British Columbia non è il francofono Quebec.

Ma il presidente francese potrebbe ancora decidere di presentarsi sulle tribune del palasport di Vancouver: nel caso, però, al suo fianco non ci sarebbe la moglie Carla, che, ancora solo Bruni, sfilò nell’ovale ghiacciato torinese quattro anni fa durante la cerimonia dei Giochi di casa.

Per una premiere dame che ‘diserta’, c’é una first lady data dagli specialisti di gossip canadese tra i presenti: è Michelle Obama.

La signora, con vero spirito olimpico, è pronta a dimenticare la sconfitta subita da Chicago e il trionfo di Rio per il 2016, sanciti dal vertice Cio dell’ottobre scorso a Copenaghen: a Vancouver però, se verrà, sarà solo di passaggio, facendo base a Seattle.

Per l’Italia ci sarà invece il sottosegretario con delega allo Sport, Rocco Crimi, che farà la staffetta con il ministro degli Esteri Franco Frattini, atteso per la cerimonia di chiusura.

Sul piano dello spettacolo, la cerimonia, come ormai di consueto nelle ultime edizioni, sarà un vero e proprio kolossal: tre ore di musica e scenografie imponenti, in cui il motivo conduttore sarà l’orgoglio nazionale.

Dalle Giubbe Rosse agli Inuit, Vancouver 2010 non trascura nulla: e proprio l’integrazione con gli aborigeni sarà uno degli elementi chiave della kermesse.

Certe molte presenze eccellenti nella staffetta con la fiaccola delle prossime ore (Michael Bublé, Arnold Schwarzenegger, e in chiave italiana una comparsata di 300 metri se l’é regalata anche il vicepresidente del Cio, Mario Pescante), l’attesa è per la scelta dell’ultimo tedoforo: a Vancouver impazzano i sondaggi, che vedono in vantaggio su tutti Waine Gretzky, la leggenda vivente dell’hockey, ‘The great one’ come lo chiamano qui. Insomma il Pelé del ghiaccio, il Muhammad Alì del dischetto.

Qualche chance anche per Gaetan Boucher, canadese reso celebre dallo short track ma senza il fascino di un uomo nel quale si identifica una nazione dalle tante anime.