Il ‘peccatore’ Tiger Woods ritorna e per i network tv ricomincia la pioggia di dollari

Pubblicato il 18 Marzo 2010 - 16:06 OLTRE 6 MESI FA

È più utile il golf per Tiger o Tiger per il golf? Chi guadagnerà di più dal ritorno in campo del fuoriclasse fedifrago, il brand più svalutato degli ultimi mesi? L’annuncio della presenza di Tiger Woods al Masters di Augusta è rimbalzata da una parte all’altra del mondo, chiudendo un lungo periodo in cui il recupero del golfista sembrava quasi impossibile, stretto tra problemi che stroncherebbero un capo di stato.

La distruzione dell’immagine di campione irreprensibile, tutto green e famiglia; la caccia allo scoop che ha risvegliato in tutta l’America una serie di sexy amanti vere o presunte; la perdita di buona parte degli sponsor; un divorzio devastante per un Paperone che ha incassato in carriera più di un miliardo di dollari; un ciclo di terapia, tuttora in corso, in una clinica specializzata nella cura delle dipendenze sessuali; l’allontanamento dal campo e dai tornei, una privazione non indifferente per un prodigio che a due anni andava in tv ad esibire la sua bravura con una mazza in mano.

Tiger Woods dal 1997 “è” il golf: 14 Major vinti, di cui 4 Masters, 3 U. S. Open, 3 British Open e 4 PGA Championship. Settantuno i tornei vinti sui circuiti internazionali, dagli Stati Uniti al Giappone. In questi mesi senza Tiger la Pga, l’associazione mondiale dei professionisti, ed i network che detengono i diritti dei grandi tornei ostentavano fiducia. “Il golf sopravviverà anche senza Woods” il tema di tanti analisti, sicuri di quel che i dati invece dimostrano senza possibilità di smentita.

È stata valutata tra i 10 ed i 20 milioni dollari la perdita in termini pubblicitari su un’intera stagione di Tiger, quella quindicina di appuntamenti, non di più, nei quali l’idolo attirava decina di migliaia di spettatori paganti ogni giorno. Sull’audience l’effetto-Woods è stimato in una cifra compresa tra il 20 ed il 50% in più: una media di 4,6 milioni di telespettatori americani assisteva ai suoi tornei.

Già, ma come calcolare il suo peso nel pianeta del golf, quando solo ora si è corso il rischio di perdere un campione di questa portata? Le statistiche si riferiscono ai mesi in cui Woods era assente dopo una complessa operazione ai legamenti, nell'”orribile” 2008 in cui l’audience calò, appunto, del 50%.

Nei periodi di vacche grasse gli sponsor scoprirono che Tiger attirava davanti allo schermo anche gente comune, non per forza appassionati di golf: gli studi sul “popolo della tigre” portarono ad una serie di clausole nei contratti con i network, che non potevano certo chiedere un aumento del 50% delle tariffe pubblicitarie a marchi specializzati come Callaway e Titleist.

Il ritorno di Tiger Woods diventerà l’evento mediatico più importante prima dei Mondiali di calcio in Sudafrica. Le telecamere seguiranno ogni passo del peccatore pentito, spogliato per la prima volta dell’imponente codazzo di sponsor che lo circondava sin da ragazzo.

Ma per capire il suo impatto in quei giorni, forse sarà più efficace ricordare quel signore che possiede un terreno accanto al Firestone Country Club di Akron, nell’Ohio: da anni offre trenta posti auto a otto dollari ciascuno, e registra sempre il tutto esaurito. Quando Woods non ha partecipato al torneo nel vicino circolo, si sono presentate solo diciannove auto.