Pirlo: quando Gattuso mi fece vedere la sua collezione di schiaffi

di Silvio De Santis
Pubblicato il 19 Gennaio 2016 - 07:03 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Andrea Pirlo racconta di quella volta che “Rino Gattuso mi fece vedere la sua collezione di schiaffi”. È un aneddoto estratto dall’autobiografia di Pirlo, “Penso quindi gioco”, scritta con il giornalista di Sky Alessandro Alciato e uscita nel 2013. Il racconto dello scherzo di Daniele De Rossi e Pirlo al malcapitato Gattuso, e della successiva reazione di “Ringhio”, è una chicca ripresa e rilanciata dalla pagina Facebook “Romanzo calcistico“. Gattuso era la vittima preferita degli scherzi di Pirlo:

Ma esiste, sì, esiste un altro centrocampista in Pirlandia, ed è ovviamente uno che non è paragonabile a lui: per l’appunto quel terrone faticatore di Gattuso, il suo Sancho Panza.
Quando Ringhio diventa protagonista, abbiamo le pagine oggettivamente più divertenti del libro.
“Prendevo il telefonino di Gattuso e mandavo un sacco di sms a Braida, il nostro direttore sportivo. Un giorno, nel periodo in cui anche Rino de Janeiro aspettava che il contratto gli venisse rinnovato, ho condotto la trattativa al suo posto. Con un solo messaggio: “Caro Ariedo, se mi dai quello che voglio ti dò mia sorella”. Lui mi ha riempito di botte e ha chiamato Braida: “E’ uno di quegli stupidi scherzi di Pirlo”. Mi è sempre rimasto il dubbio che si sia sentito rispondere: “Peccato”.

Oppure. “De Rossi prima delle partite dell’Italia lo aspettava in camera, anche mezz’ora, nascosto sotto il letto. Gattuso arrivava, si lavava i denti, indossava il pigiama leopardato, si coricava, prendeva un libro e guardava le figure. Quando stava per addormentarsi, Daniele allungava le braccia da sotto il letto e gliele metteva sui fianchi. Io invece uscivo all’improvviso dall’armadio, come il peggiore degli amanti, facendo versi terrificanti. Rino la prendeva benissimo, dopo aver rischiato un collasso cardiocircolatorio: le dava prima a lui e poi a me, per par condicio. Come quella volta che l’abbiamo innaffiato con un estintore. Pareggiando in Irlanda ci eravamo qualificati per il Mondiale 2010 in Sudafrica, quindi l’ultima fatica del girone contro Cipro, a Parma, era diventata una specie di amichevole…

Rientrammo tardi dopo cena, abbastanza ubriachi. De Rossi disse: “Andiamo a rompere i coglioni a Rino”. Che stava già dormendo, con la papalina in testa. De Rossi prese un estintore: “Vado a spegnere Gattuso”. Abbiamo bussato, lui ha aperto, con gli occhi stropicciati, Daniele gli ha scaricato addosso tutto quello che c’era là dentro poi è scappato a nascondersi nella sua camera, che poi era anche la mia. Ho tentato di scappare, ma ero spacciato in partenza. Quando alle tue spalle c’è Gattuso che ti vuol fare del male, puoi correre finché vuoi, ma alla fine in qualche modo riuscirà a prenderti. Che tu sia gazzella o leone. De Rossi con la serratura ben chiusa faceva lo spiritoso: “Cosa sono questi rumori? Li ho già sentiti nei filim di Bud Spencer e Terence Hill”. Era Rino che mi stava facendo vedere la sua collezione di schiaffi.

Poi ha salutato ed è tornato a dormire, perché è fatto così, o gioca o resta in ritiro, non si dà alla pazza gioia, non vuole cali di concentrazione, non sopporta la sensazione di aver lasciato qualcosa di intentato per provare a vincere una partita”. Vi immagino in piedi in standing ovation per Gattuso, il cafone con pigiama leopardato, papalina, tuta puzzolente, ma deciso a dare tutto per vincere.