Genoa. Preziosi e i calciatori, gli allenatori e i… milioni

di Franco Manzitti
Pubblicato il 6 Giugno 2011 - 12:17 OLTRE 6 MESI FA

GENOVA – Alla faccia dello scandalissimo che fa tremare il calcio dalla Lega Pro alla serie A, in una sarabanda senza limiti e ahimè senza previsioni, il re del mercato sta già muovendo almeno settanta pedine nel suo personale scacchiere personale dei campionati di calcio mondiali, è pronto a pescare “dal Manzanarre al Reno, da Scilla al Tanai” come recitavano i versi napoleonici del grande Manzoni e forse anche molto di più, visto che i colpi più grossi li spara sul mercato Sudamericano, Brasile, Argentina, Uruguay.

Non solo, il re del calcio si è già incassato una trentina di milioni di euro, è pronto a raddoppiare la cifra del realizzo e, ovviamente, gira per il mondo e per l’Italia con il naso affilato per comprare, comprare i nuovi talenti ed anche qualcuno meno nuovo, in una giostra che, alla fine girerà diverse centinaia di milioni di euro. Quanti?

Chi è il re del mercato, ancora una volta? Ma Enrico Preziosi, non a caso il joker, il presidente del Genoa, il presidente (operativo), quel che più monetariamente conta, della Giochi Preziosi, la grande fabbrica dei giochi, diventata un colosso mondiale, così come lui sta diventando il boss del mercato. Con Adriano Galliani, presidente in cravatta gialla del Milan, si è già accordato per il primo tourbillon di giocatori.

Gli ha definitivamente venduto Boateng, il mostro africano e quella quota del portiere Amelia che ancora era in mano genoana. Poi l’eterna promessa Paloschi, giovane e ambizioso, nazionale Under 21, e tre o quattro ragazzini di buone speranze. Si è fatto restituire il giovane talento greco Sokratis Papastatopuolos, un po’ sfiorito alla corte di Allegri incassando una prima sberla di 12 milioni di euro, ma ripromettendosi di girarlo al miglior offerente, ovviamente per qualche nocciolina di milioni di euro.

Il brasiliano Rafinha, terzino d’attacco arrivato come la settima meraviglia del calcio, è tornato in Germania per manifesta saudade tedesca (si è mai visto un brasilero che a Zena ha nostalgia delle brume alemanne?). Rafinha, per il quale Preziosi aveva speso sì cifre da capogiro ma che poi ha lasciato andar via felice, perchè con un tiro da quaranta metri gli fece vincere e affossare la Sampdoria nel primo dei due derby: comunque i milioni in arrivo sono più di otto.

Via lui senza remore e via anche Mauro Boselli, il centroavanti argentino, che arrivò, giocò (solo pochi minuti), segnò il gol decisivo al 97 minuto del derby di ritorno, diventando un mito intoccabile della storia rossoblù, (iconizzato, maglietizzato per la sua giravolta miracolosa e letale per i ciclisti sampdoriani), ma non invendibile, anzi e poi fu, così, rispedito al mittente, un’oscura squadra inglese che di lui non ne vuole sapere.