Robinho condannato per stupro in Appello, nelle intercettazioni diceva: “Metterglielo in bocca non è…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Dicembre 2020 - 12:44 OLTRE 6 MESI FA
Robinho condannato per stupro, nelle intercettazioni diceva: "Metterglielo in bocca non è..."

Robinho condannato per stupro, nelle intercettazioni diceva: “Metterglielo in bocca non è…” (Foto Ansa)

Robinho condannato anche in Appello a 9 anni per violenza di gruppo. L’ex calciatore del Milan è accusato di aver violentato, con altri amici e conoscenti, una ragazza ubriaca.

Le intercettazioni emerse durante le indagini avevano suscitato grande clamore. Intercettazioni in cui il giocatore brasiliano parlava con suo amico musicista. E in cui ironizzava sull’episodio della ragazza ubriaca, sminuendo l’accaduto.

In seguito alla pubblicazione dei dialoghi sul quotidiano brasiliano Globo Esporte, Robinho fu lincenziato in blocco dal Santos. E i giudici di Milano, che hanno condannato Robinho, le hanno utilizzate durante il processo.

Le intercettazioni di Robinho

Queste le intercettazioni pubblicate su Globo Esporte. Robinho: “Sto ridendo perché non mi importa niente, La ragazza era completamente ubriaca, non sa niente”. Jairo Chagas: “Ci hai fatto se**o anche tu?”, Robinho: “No, ci ho provato”. Chagas: “Ti ho visto metterglielo in b…”. Robinho: “Questo non significa fare se**o”. In Italia sono state riportate da molti giornali, tra cui la Gazzetta dello Sport.

Robinho condannato in Appello per violenza di gruppo 

Confermate anche in appello le condanne a 9 anni di carcere per l’ex giocatore del Milan Robinho, al secolo Robson de Souza Santos, e per un suo amico per violenza sessuale di gruppo. Violenza su una ragazza che all’epoca, nel 2013, aveva 23 anni.

Di recente il Santos, squadra brasiliana dove Robinho milita ora, lo ha messo fuori rosa. Proprio perché in Brasile nei mesi scorsi si è tornato a parlare del processo milanese. E sono state pubblicate intercettazioni dell’inchiesta sulla violenza che hanno scatenato reazioni e polemiche.

Quella sera del 2013

Secondo le indagini, l’ex giocatore del Milan e i suoi complici (altri quattro irreperibili), la sera del 22 gennaio 2013 avrebbero fatto bere la ragazza. Fino al punto da renderla incosciente. Poi, secondo l’accusa riportata dall’Ansa, l’avrebbero violentata a turno, senza che lei potesse opporsi. Il tutto sarebbe avvenuto in un guardaroba di un locale notturno della movida milanese, dove la giovane si era recata per festeggiare il suo compleanno.

Il sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser aveva chiesto la conferma delle due condanne, smontando nel suo intervento le quattro consulenze tecniche prodotte dalla difesa di Robinho. Tra cui una con foto tratte dai social e che puntava a dimostrare che la ragazza era solita bere alcolici e un’altra sulle condizioni psicofisiche della giovane.

La sentenza di primo grado

Robinho e i suoi amici, secondo i giudici che hanno emesso la sentenza di primo grado nel novembre 2017, hanno mostrato un “assoluto dispregio” per la giovane donna. Donna “esposta a ripetute umiliazioni, oltre che ad atti di violenza sessuale”. E che, secondo i giudici, veniva descritta nelle loro conversazioni intercettate “con epiteti (…) e termini spesso crudi e sprezzanti, segni inequivocabili di spregiudicatezza e quasi di consapevolezza di una futura impunità”.

I due sono stati condannati anche a versare in solido 60 mila euro alla vittima, parte civile col legale Jacopo Gnocchi. “Questa sentenza è un esempio per la tutela della donne, che dimostra che il sistema c’è, quando serve”, ha detto l’avvocato. I due imputati rispondevano di violenza sessuale di gruppo avvenuto con abuso delle “condizioni di inferiorità psichica e fisica” della ragazza in quanto venne fatta ubriacare.

La decisione dei giudici d’Appello

I giudici della seconda penale d’appello (presidente del collegio Francesca Vitale) hanno confermato il verdetto di primo grado. La giovane, a distanza di quasi quattro anni, scrivevano i giudici della nona penale di Milano (presidente del collegio Mariolina Panasiti), ha mostrato “ancora i segni” di una “trauma psichico”.

Scontato, intanto, il ricorso delle difese in Cassazione, mentre Robinho, che non venne mai arrestato per questa vicenda, in attesa di una condanna definitiva resta in Brasile. (Fonti Ansa e la Gazzetta dello Sport).