La prima volta di un’italiana in finale al Roland Garros. L’impresa di Francesca Schiavone non è sfuggita alla stampa francese, che dedica ampio spazio ai successi ottenuti dall’azzurra sulla terra rossa di Parigi.
‘Il grande soqquadro’ titola il quotidiano sportivo francese L’Equipe presentando la finale Schiavone-Stosur di sabato e definendola ‘geniale’.
Sottolineando che “tutte le grandi ex del tennis sono tifose delle due finaliste”, il giornale scrive: “una finale femminile del grande Slam senza un’americana, una russa e senza una belga, ci credereste?”.
Quanto alla Schiavone, “fin dall’inizio – scrive L’Equipe – ha dimostrato che essere una outsider dà senza dubbio un lieve vantaggio in determinate condizioni. Trovando l’equilibrio giusto fra attacco e ‘lift’ a oltranza, l’italiana ha sfiancato fin dall’inizio una Dementieva infastidita da un dolore al polpaccio dal secondo turno”.
Ma l’impresa della Schiavone, prima italiana in finale al Roland Garros, è sottolineata un po’ da tutti i media, compresi radio e tv che continuano a pronunciare il nome della tennista italiana in modo totalmente “francese”, cioé “Sciavòn”.
Il quotidiano Le Figaro titola ‘Schiavone e Stosur al ballo delle debuttanti’: “esperte ma poco conosciute, l’italiana e l’australiana esordiranno domani in una finale del Grande Slam”.
Della tennista italiana, sottolineando che è “la più anziana” ad affrontare una finale a Parigi, Le Figaro scrive che “sul breve, volto determinato, non lascia niente, lotta su ogni punto con una generosità e un’intensità che non tollerano il minimo rilassamento”.
‘La preziosa forza mentale di Francesca Schiavone’ è invece il titolo di Liberation: “in 10 partecipazioni a Parigi – scrive il quotidiano – l’italiana non aveva mai superato la soglia dei quarti di finale, che aveva raggiunto nel 2001 all’esordio.
Dopo, ogni anno, è tornata per giocare il suo tennis un po’ rude e combattivo, trovando sempre sulla sua strada un’avversaria che serviva meglio, che incrociava i suoi colpi con maggiore precisione, che trovava angoli più azzeccati offrendo un tocco di palla più fine. Dopo ognuna di queste sconfitte, Francesca Schiavone perdeva il suo leggendario buon umore, ma mai per molto tempo”.
La milanese, aggiunge Liberation, “é soprattutto una che vive bene, sempre disponibile per una bella mangiata innaffiata da un buon vino (passione che condivide con Amelie Mauresmo).
E’ tuttavia la stessa ragazza che può dimostrarsi quasi cattiva con la racchetta in mano. Ma è solo l’espressione della sua rabbia di vittoria e della sua inossidabile forza mentale”.