Roma, James Pallotta: “De Rossi-Nzonzi? Vero! De Rossi-Di Francesco? Falso!”. Scarica Monchi, difende Baldini

Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Maggio 2019 - 14:26 OLTRE 6 MESI FA
Roma, la lettera di James Pallotta: "De Rossi voleva la testa di Di Francesco? Non è vero. Era arrabbiato per l'acquisto di Nzonzi? E' vero"

Roma, la lettera di James Pallotta: “De Rossi voleva la testa di Di Francesco? Non è vero. Era arrabbiato per l’acquisto di Nzonzi? E’ vero” (foto Ansa)

ROMA – James Pallotta, il presidente della Roma, ha deciso di scrivere una lettera ai tifosi della Roma. Una lettera imbucata da Boston e arrivata a Roma il giorno dopo l’ormai famosa inchiesta di “Repubblica” dove si raccontava di una rivolta nello spogliatoio giallorosso anti Monchi-Di Francesco-Totti già in quel di dicembre scorso. La lettera inizia con un lungo preambolo in cui Pallotta rivendica i risultati ottenuti (esclusa questa stagione) e poi si rammarica per il lungo iter per la costruzione dello stadio.

Ma è finito questo lungo preambolo che Pallotta finalmente parla dell’articolo di ieri.

“Per quanto riguarda l’articolo pubblicato giovedì su Repubblica – scrive Pallotta – ho letto alcuni passaggi quando mi sono svegliato alle 5 di ieri mattina e li ho definiti ‘cazza**’. Dopo aver letto tutto il servizio, e dopo aver sostenuto una lunga e assai dettagliata conversazione con uno degli estensori del pezzo, ritengo che alcune parti siano vere e altre parti chiaramente non corrette. Mea culpa”.

Quindi per Pallotta alcune parti dell’articolo di “Repubblica” sono vere. Quali? Per esempio, dice Pallotta, è vero che De Rossi ci è rimasto male quando la società ha deciso di acquistare Nzonzi.

E qui Pallotta, difeso De Rossi, invece scarica Monchi.

“Era turbato per il fatto che qualcuno fosse stato acquistato per giocare nella sua posizione come riferito dall’articolo? Sì, lo era, ma ciò è dipeso dal fatto che il giorno precedente gli era stato detto da Monchi che non avremmo preso nessuno che potenzialmente avrebbe giocato davanti a lui nello stesso ruolo. Pertanto gli è stata detta una bugia e il giorno seguente la sua reazione emotiva è stata quella che è stata. Il giorno dopo ancora è tornato sui suoi passi e ha detto: ‘Mi dispiace per il mio sfogo'”.

Quindi la colpa, scrive Pallotta, è stata del ds spagnolo.

Non è vero invece, dice il presidente americano, che De Rossi abbia mai chiesto la testa di Di Francesco:

“E’ falso al 100% – scrive – Infatti a dodici partite dalla fine del campionato ho avuto una conversazione telefonica con Daniele, che mi ha personalmente chiesto di continuare con lo stesso allenatore fino al termine della stagione. Quindi, se qualcuno sta insinuando che lui chiedesse l’esonero di Di Francesco, questo non potrebbe essere più lontano dalla verità”.

A chiedere la testa di Di Francesco, dice Pallotta, non sono stati neanche gli altri senatori:

“Sono stati quindi Dzeko, Manolas o Kolarov a chiedere che l’allenatore venisse esonerato? No – risponde – Non ho mai sentito chiederci da questi giocatori di esonerare Di Francesco. Non sono mai venuti da me, né direttamente né indirettamente”.

Chi sta cercando di mettere in difficoltà il club? “Penso che non ci sia dubbio sul fatto che alcune persone esterne amino le polemiche e vogliano causare problemi a questa squadra. Vogliono che alla Roma vada tutto a puttane. Si preoccupano dei loro obiettivi personali, piuttosto che della squadra o dei veri tifosi. Ed è per questo che continuano a fornire notizie negative ai giornalisti, nel tentativo di sensazionalizzare screzi o problemi ordinari che possono accadere nella quotidianità del Club o dello spogliatoio”.

Poi Pallotta si difende per le cessioni (“Volevo vendere Salah? No, è lui che ha chiesto di partire. Volevo liberarmi di Alisson? No, ma dovevamo fare i conti con il Financial Fair Play”) e scarica, di nuovo, le colpe su Monchi:
 
“Il grosso problema nell’ultimo anno non sono state le cessioni, ma gli acquisti. Non c’è dubbio sul fatto che abbiamo preso dei giocatori di altissima qualità. Il problema più grande non riguarda di certo questo o quel calciatore di per sé, ma la scelta degli uomini giusti, in grado di adattarsi al sistema di gioco più congeniale a Di Francesco. A maggio di un anno fa ho evidenziato a Monchi i problemi e le necessità della Roma. Monchi mi ha chiesto il 100% del controllo e della fiducia in quanto nostro direttore sportivo. Ripenso ogni giorno alla sessione di mercato della scorsa estate e forse non avrei dovuto lasciargli tutta questa autonomia. Semplicemente la squadra non si adattava bene al gioco di Di Francesco. Alla fine della sessione di mercato, ho osservato i nostri movimenti e mi sono reso conto che non avrebbero funzionato. Mi è dispiaciuto moltissimo per la posizione in cui Di Francesco era stato messo”.
 
Pallotta scarica Monchi e poi difende Franco Baldini:
 
“Un altro preso di mira e costantemente attaccato è Franco Baldini: Franco è chiaramente un mio consigliere e confidente da molto tempo e non ha mai fatto nulla a scapito di questo Club. Se pensate che Franco sia coinvolto in tutte le decisioni, allora vi sbagliate di grosso. È evidente che qualcuno stia cercando di creare molti problemi a una persona che, con discrezione, mi ha sempre dato grandi consigli e ci ha aiutato con alcuni dei migliori giocatori che abbiamo nella nostra squadra e con alcune delle più vantaggiose cessioni di questi anni. Guardando le proteste, sembra che la gente sia convinta del suo coinvolgimento nella decisione sul contratto di Daniele ma non è vero. Franco non ha dato alcun input su Daniele. Questa è una discussione che non ho nemmeno affrontato con lui, perché negli ultimi due anni l’ho portata avanti, sul fronte dei rinnovi dei contratti, con il management”.
 
Il presidente americano poi difende la scelta di non rinnovare il contratto a De Rossi:
 
“(…) Lasciatemi fare un esempio che dimostra quanto questa sia stata una decisione difficile. Diciamo che in squadra abbiamo Daniele e un altro centrocampista difensivo. Abbiamo ventiquattro giocatori in rosa e due centrocampisti difensivi. Cosa succede se, Dio non voglia, alla terza partita della stagione l’altro centrocampista difensivo si rompe una gamba? Che accadrebbe alla squadra? Daniele ha detto che gli sarebbe piaciuto giocare dieci o quindici partite la prossima stagione. Quindi cosa accadrebbe alla squadra senza la possibilità di acquistare un altro giocatore fino alla riapertura del mercato a gennaio? È quasi impossibile far salire in prima squadra un ragazzo di diciassette o diciotto anni in uno dei ruoli più delicati in un campionato come la Serie A. Quindi che facciamo? Se partecipi alla Champions o all’Europa League le partite a settimana sono tre. Emergerebbe un limite a livello fisico come Daniele stesso ha ammesso. Mi piacerebbe avere Daniele in squadra, ma avendo due giocatori per ruolo, se l’altro si fa male la Roma è fregata. È un ragionamento semplice. Non puoi arretrare un centrocampista con caratteristiche più offensive: quello è un ruolo troppo specifico. Non puoi farlo. Questa è la nostra logica: è solo realismo. È una decisione di calcio e per la squadra. Non è una questione legata al singolo, nonostante quanto sia grande Daniele. Un grande calciatore e una persona spettacolare. Daniele è stato molto fedele alla Roma e la Roma è stata molto fedele a Daniele. La gente non può mettere in discussione la nostra fedeltà, perché abbiamo detto: ‘Daniele, ci piacerebbe che tu facessi parte della Roma per il resto della tua vita’. Questo per me è piuttosto leale. Non abbiamo mai detto “Addio, ci si vede, buona vita”. Vogliamo che Daniele faccia parte di questo Club per sempre e speriamo che questo succeda”.