Roma, James Pallotta paga cena a 5 tavoli di tifosi a Madrid

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Marzo 2016 - 18:50 OLTRE 6 MESI FA

Pallotta nella foto Ansa

Roma, Pallotta nella foto Ansa

MADRID – Pallotta, presidente della Roma, è “entrato nel cuore” di un gruppo nutrito di tifosi giallorossi pagando il conto della loro cena a Madrid.

Come riporta ‘La Gazzetta dello Sport’, poche ore prima del match di Champions League tra Real Madrid e Roma, James Pallotta avrebbe offerto la cena ad un nutrito gruppo di tifosi giallorossi che erano seduti in un locale della capitale spagnola.

James Pallotta, che oggi compie 68 anni, avrebbe così fatto un gradito regalo ai tifosi dell’ As Roma, che hanno accolto con sorpresa, ma anche piacere, il gesto di Pallotta.

James Pallotta, dopo essersi intrattenuto con i tifosi della Roma per circa venti minuti, ha saldato il conto dei cinque tavoli sorprendendo gli stessi sostenitori della Roma.

Un mercato ‘scientifico’ fondato su montagne di dati, statistiche ed equazioni, per cercare di trarre il maggior profitto possibile dai soldi investiti. James Pallotta sembra avere le idee chiare riguardo a come saranno impostate le future campagne acquisti della Roma. E forse anche per questo Walter Sabatini lascerà la sua poltrona da direttore sportivo a fine stagione. Secondo il presidente giallorosso, infatti, sarebbero maturi i tempi di una applicazione al calcio del sistema ‘Moneyball’ già visto nel baseball. Basta insomma con quella che chiama “la vecchia scuola”, e largo all’innovazione.

“Il calcio europeo in generale è molto in ritardo rispetto a quello che è stato fatto negli Usa – ha sottolineato Pallotta nel corso di un convengo andato in scena a Boston lo scorso weekend -. Assieme ad Alex Zecca (suo braccio destro, ndr) abbiamo costruito un database di oltre duemila giocatori in giro per il mondo. Negli ultimi due anni abbiamo creato un team di analisti a Roma, alcune persone lavorano a Vancouver, altre nella Silicon Valley. Per il calcio è una cosa molto importante, ma non ci sono molti dati e noi siamo cercando di costruire qualcosa”.

Da utilizzare poi al momento della campagna acquisti così da poter minimizzare gli errori. “Il mercato può determinare il tuo successo o fallimento, può davvero affossare la squadra perché puoi comprare o vendere un giocatore ottenendo un utile o generando perdite – è stata l’analisi di Pallotta -. Ad esempio abbiamo acquistato Marquinhos per circa 3 milioni e lo abbiamo rivenduto al Psg a 35 milioni. E abbiamo incassato quei soldi. Per questo motivo è davvero importante ottenere quanti più dati possibili sui giocatori visto che il calciomercato può diventare un’incredibile fonte di ricavi da reinvestire nella squadra”. Il tutto in attesa di avere entrate fisse dal nuovo stadio di Tor di Valle.

“Serve per competere a un livello superiore e perché può portare una notevole quantità di dollari – ha ammesso il tycoon di Boston -. Tra sei settimane consegneremo il dossier di oltre ottomila pagine, poi speriamo che in sei mesi venga approvato tutto per iniziare a costruire. Speriamo venga fatto in tre anni, a quel punto dovrebbe generare utili e portarci probabilmente tra i primi cinque o sei club al mondo in termini di ricavi”. Ovviamente, ha ribadito Pallotta, “sarà tutto finanziato privatamente, anche la parte per le infrastrutture che ammonta a circa 300 milioni di euro. Non stiamo chiedendo soldi né al Comune né all’Italia. E in realtà non credo potrebbero darceli vista la situazione che c’è in gran parte dell’Europa, anche se sanno che serve uno stadio e Roma sta cercando di ottenere le Olimpiadi”.

Quello che invece magari vorrebbe ottenere Pallotta, finito nell’occhio del ciclone per la gestione del caso Totti, è un successo per allentare la morsa dei media: “Roma è un posto molto molto molto difficile. A Boston devi avere a che fare con un paio di quotidiani e un’emittente, a Roma invece ci sono sei giornali e nove radio che parlano solo di calcio tutto il giorno. La pressione da parte della stampa è maggiore rispetto a qualsiasi altro posto che ho visto, e certamente non c’è nulla di simile negli Stati Uniti”.