Michele Dalai a Giancarlo Padovan: “Francesco Totti è un fuoriclasse, punto”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Ottobre 2013 - 18:59 OLTRE 6 MESI FA
Michele Dalai a Giancarlo Padovan: "Francesco Totti è un fuoriclasse, punto" (foto Facebook)

Michele Dalai a Giancarlo Padovan: “Francesco Totti è un fuoriclasse, punto” (foto Facebook)

ROMA – Michele Dalai, famoso tra le altre cose per aver scritto contro il ‘tiki-taka’ del Barcellona, ha risposto così su DiscoveryFootball.it  all’articolo scritto da Giancarlo Padovan su Francesco Totti. 

Leggi anche: Giancarlo Padovan “Totti è un calciatore finito che gioca da fermo e non è un fuoriclasse” (clicca qui).

Leggi anche: la risposta di Francesco Repice a Giancarlo Padovan (clicca qui).

“Totti è un fuoriclasse. Anzi, per definire meglio il terreno su cui ci muoviamo quando scriviamo e parliamo del numero dieci della Roma, Francesco Totti è l’ultimo fuoriclasse rimasto al calcio italiano, un giocatore meraviglioso che rischia di restare senza eredi in un panorama tecnicamente devastato e vile come quello del nostro campionato, dei nostri campionati.

Totti è un giocatore irripetibile. Lo sanno bene i suoi colleghi, che per 5 volte lo hanno insignito del titolo di miglior calciatore italiano, lo sanno i compagni di squadra, gli allenatori e soprattutto lo sa chi ha ed ha avuto per tutti questi anni la fortuna di assistere a quel piccolo miracolo nato all’incrocio tra intuito, talento ed intelligenza calcistica. Perché è l’esperienza diretta di Totti e della sua incredibile capacità di stare dentro alla partita a fare la differenza, non c’è schermo né regista, pur dotato che possa rendere la sensazione di pienezza e di consapevole superiorità del calcio di Totti.
Una carriera intera spesa a cucire il gioco, lavare palloni ingiocabili e accelerare all’improvviso come se fosse normale. Totti sa fare tutto ed esegue con una semplicità disarmante ciò che per altri appartiene alla sfera dei misteri del calcio.

Totti è uno spettacolo a se, vale il prezzo del biglietto e a isolare l’immagine su di lui si guadagnerebbe molto in termini di conoscenza del gioco.
Certo, capita anche di vederlo regalare il suo genio a compagni di squadra meno fortunati, illuminarli e metterli sul proscenio per qualche minuto, sorridere a questi non protagonisti dopo averli accompagnati alla gloria. Ma poi Totti, per quanto la cosa non gli pesi particolarmente e la generosità sia una delle cifre del suo calcio, riprende il suo posto e occupa l’intera inquadratura di un kolossal che dura da 20 anni.

Giocare spalle alla porta in un campionato sporco e ruvido come quello italiano è logorante e pericoloso, subire la quantità industriale di falli che Totti subisce è possibile solo se si possiede una vocazione pura al martirio o se si è completamente inconsapevoli della presenza degli avversari.
Ecco, io di Totti penso questo, lo vedo muoversi con enorme naturalezza come se il campo fosse vuoto e percorso da tracce luminose che solo lui vede, che solo lui segue.

Ho passato, e qui mi permetto l’unica nota autobiografica, molti anni a fraintendere il talento di Totti, a viverlo da tifoso (non romanista) e a concentrarmi sui limiti caratteriali del giocatore, sul suo palmares e sulle contestazioni che in molti rivolgono allo stile e alla condotta dell’ultimo di numeri dieci.
Proprio perché le conosco a memoria e ho rischiato di farle mie, posso ora confutarle con fermezza.

Totti non ha abbandonato Roma e la Roma e questo è un segno di grande forza e non di debolezza. Se anche così facendo avesse rinunciato alla possibilità di vincere di più individualmente e arricchire la sala dei trofei di qualche altro grande club, pazienza. Francesco Totti è stato ed è un inno alla bellezza del calcio anche così, una vera force tranquille. Quello che gli manca in termini numerici è di certo presente nel tessuto romantico del tutto (e a questo nostro calcio orribilmente decaduto il romanticismo manca come l’aria).

Totti ha avuto ed ha un carattere forte, è consapevole del peso della sua presenza e se anche di tanto in tanto ha perso le staffe e si è comportato come un rissoso da pub glielo perdoneremo in nome di tutte le volte che ha subito pazientemente le provocazioni stupide dei suoi marcatori.
Conosco pochi campioni immacolati e tendo a non fidarmi di loro, in genere sono persone molto deludenti e grigie, apprezzo invece i fuoriclasse che sanno sbagliare e conoscono l’arte della redenzione (Maradona, Cantona e prima o poi anche Zidane).
Non saranno le reazioni maldestre e qualche pedata nervosa a oscurare l’immagine di mille colpi di genio.
Per ultima, fosse necessaria, la confutazione dell’accusa più gratuita, quella sulla presunta lentezza di Totti, sulla sua indolenza.

Francesco Totti corre come pochi altri, anche ora che ha 37 anni e che la sua carriera è inevitabilmente nella fase calante (parlando di prestazioni atletiche). Il fatto che sappia dove andare, che corra con eleganza e conosca bene le zone del campo in cui la sua corsa è necessaria non tragga in inganno.

Criticandolo si dice, nel pezzo di Padovan che ha scatenato le reazioni scomposte dei tottiani, che galleggia, laddove si vuole suggerire un concetto simile a quello della sopravvivenza, del minimo indispensabile, del compitino.
Basterebbe la visione, anche distratta, dei minuti di Roma – Napoli immediatamente successivi alla sua uscita. La Roma ha perso 20 metri di campo ed ha annaspato assai prima di riuscire a riorganizzare una reazione.

In quel vuoto di venti metri c’è tutto il campo che la corsa serena e la personalità di Totti riempiono in automatico.
Quindi, per non trasformare una dichiarazione d’amore in una noiosa (e goffa) dissertazione tattica, io dico lunga vita a Francesco Totti, prodigio del calcio e ultimo panda di un gioco che fu, quello in cui in Italia si dava il tempo ai giovani fenomeni di imparare a ruggire e non a scimmiottare i ronaldinhi e i cristianoronaldi altrui.
Francesco Totti è un fuoriclasse. Punto.

Michele Dalai – @micheledalai on Twitter”.