“Oggi mi sembra di morire”: Ronaldo si ritira dal calcio

Pubblicato il 14 Febbraio 2011 - 19:15 OLTRE 6 MESI FA

Ronaldo

ROMA – Finisce tra le lacrime (”perché oggi mi sembra di morire”) la carriera di Ronaldo, uno dei più grandi attaccanti di sempre.

Il doppio passo a velocità  supersonica con cui lasciava sul posto gli avversari ai tempi del Barcellona, e che esibì anche nella finale di Coppa Uefa in cui l’Inter travolse la Lazio, rimarrà il marchio di fabbrica di un campione per il quale oggi piange il Brasile intero e che ha segnato un’epoca, quella dell’ingresso nel nuovo millennio.

E’ stato l’ultimo fuoriclasse degli anni Novanta ed il primo del secolo che cominciava, passando dai gol strepitosi della stagione 1996-’97, con la maglia del Barcellona e contro Valencia e Compostela, segnati dopo essere partito dalla propria meta’ campo ed aver seminato sei o sette avversari; al trionfo, con doppietta in finale, nel primo Mondiale in Asia, nella magica notte di Yokohama 2002.

Pezzi da antologia del calcio che verranno mostrati alle generazioni future. La storia di Ronaldo è quella di un numero 9 che, pur giocando al 50% e dopo le lacrime di uno scudetto perso all’ultima giornata con l’Inter, diede il ‘pentacampionato’, il quinto titolo mondiale, alla Nazionale da sempre sinonimo di bel gioco.

Quel Brasile-Germania 2-0 rimarrà il ricordo più bello di Ronaldo (ed un incubo per Kahn); così come la finale di quattro anni prima a Parigi, contro la Francia di Zidane, il peggiore, con tutto ciò che avvenne nelle ore precedenti quella partita.  Ronaldo, poche ore prima della finalissima, accusò un  malore improvviso per motivi mai chiariti, anche se la rivelazione di oggi – i problemi alla tiroide che Ronie si è sempre portato dietro – forse contribuiranno a risolvere il mistero.

Di sicuro la carriera di Ronaldo è stata, come l’ha definita oggi lui stesso, ”bellissima, meravigliosa ed emozionante, non mi sono mai fatto un nemico”, e sembra quasi un segno del destino che finisca proprio mentre sta sbocciando il suo possibile successore, quel Neymar già  entrato nei cuori della ‘torcida’ di tutto il paese ed anche lui fenomeno al punto da trascinare la Seleçao, con reti e giocate sensazionali, alla vittoria nel Sudamericano under 20. Un passaggio di consegne nel segno di un amore per il pallone che è  il vero collante di una nazione dalla mille anime e dai mille volti, ed inesauribile produttrice di campioni.

Ronaldo lascia perché  a 34 anni non è più  il “Fenomeno” di un tempo, e sul campo di gioco gambe e corpo non obbediscono più agli impulsi del cervello: la sensazione peggiore per un calciatore. Lascia prima del previsto a causa di tutti gli acciacchi – ”la lunga sequenza dei miei infortuni che tutti conoscete” – e perché  la delusione per l’eliminazione del suo Corinthians nel preliminare della Libertadores (trofeo che aveva promesso di conquistare) è stata troppo forte.

Ha giocato in quattro dei maggiori club del mondo, fra loro rivali, come Barcellona, Inter, Real Madrid e Milan; e conquistato quasi tutti i trofei individuali (due Palloni d’Oro e tre ‘Fifa World Player’) e collettivi: gli manca, Libertadores a parte, anche la Champions League, anche se oggi il Milan, con un gesto di grande stile, ha voluto ringraziarlo per il contributo dato nel 2007, quando alla fine, senza il Fenomeno (non poteva giocare in Europa perché lo aveva già fatto con il Real), i rossoneri furono di nuovo campioni d’Europa.

Ronaldo è stato un campione dalle diverse vite calcistiche, prima e dopo i gravissimi infortuni avuti quando era all’Inter, forse conseguenza della troppa palestra fattagli fare ai tempi del Psv Eindhoven, e che gli hanno impedito di dare a Moratti altri titoli oltre a quelli già vinti. Ma il Fenomeno, è sempre riuscito a risalire la china, perfino quandoè finito in scandali a base di transessuali, ed è stata questa la sua grandezza, quella dell’unico giocatore capace di battere Gerd Mueller e segnare 15 reti nella storia dei Mondiali.

Da minorenne, ed ancora con l’apparecchio sui denti, Ronaldo vinse ad Usa ’94 il suo primo Mondiale, pur senza mai scendere in campo e scambiando la maglia con Casiraghi. Da allora è cominciata una favola bellissima che purtroppo oggi finisce: mancherà a tutti coloro che amano il calcio.