Serbia-Italia: vietato imitare Ivan

Pubblicato il 7 Ottobre 2011 - 12:26 OLTRE 6 MESI FA

BELGRADO – Vietato portare fumogeni. Vietato salire a cavalcioni sulle reti o sulle balaustre. Vietato mettersi in tasca delle tronchesine. Insomma, vietato anche solo provare a imitare Ivan Bogdanov. Belgrado si prepara alla sua notte.

E tutti nella capitale serba sono certi che non sara' come a Genova. Pero' quel vademecum che oggi ha diffuso la polizia locale sa tanto di fantasmi che non si dileguano.

Saranno 1.500 gli agenti delle forze dell'ordine dispiegati domani attorno allo stadio Maracana', l'impianto da 50 mila posti della Stella Rossa che spesso in passato si e' trasformato in un catino rovente, di tifo e non solo. Disposti in tre cordoni, fino alle viuzze strette che sembrano terreno adatto per guerriglia, dalle 18 – quasi tre ora prima del fischio d'inizio di Serbia – saranno impegnati a filtrare il pubblico e a non far passare gli esagitati. Dopo gli incidenti di un anno fa a Marassi, la collaborazione con l'Interpol ha dotato le forze di sicurezza del sistema di controllo delle frange piu' violente gia' in dotazione a tutte le polizie europee. I biglietti domani saranno nominali, assicurano le autorita': cosi' sara' possibile vietare l'ingresso non solo agli italiani che avevano acquistato via Internet i tagliandi (ma non sono loro il pericolo) e a tutti i serbi identificati a Genova, ma anche agli ultras piu' pericolosi. La violenza, nello stadio della Stella Rossa, non e' finita con il disgregarsi dell'ex Jugoslavia e con la fine dei derby contro i croati della Dinamo: l'ultima volta ad aprile 2010, lo stadio fu chiuso per incidenti in cui rimase ferito da un colpo di pistola di un'ultra' della Stella un suo 'rivale' dell'Ok Beograd.

Ma le informative in mano alla polizia serba, a quanto filtra, non segnalano intenzioni bellicose da parte dei gruppi nazionalistici, perfettamente identificati a Belgrado con gli ultras. Le tensioni sul Kosovo, gli odi verso l'Ue, la crisi economica, l'ideologia nazionalistica: sono tutti fattori ritenuti a rischio, l'hooliganismo e' solo vetrina e occasione. Per questo domenica scorsa le autorita' hanno rinviato il Gay Pride (lo stesso che fu teatro di feroci incidenti qualche giorno prima di Genova, con gli stessi ultras protagonisti) e si sono concentrate sulla partita di domani. Alla nazionale azzurra e' stata fornita una scorta da grandi occasioni, mondiali o europei: 20 agenti specializzati, con tanto di auto-civetta, fuoristrada con cabina di regia e mezzo blindato al seguito. Unico segnale che ha colpito i giocatori, che per il resto hanno trovato un clima disteso, dall'aeroporto all'albergo del ritiro passando per lo stadio, per un sopralluogo. La Serbia sa di essere sotto la lente dell'Europa, anche quella del calcio. La squalifica Uefa incombe ancora ancora sul calcio di Belgrado, e cosi' Platini oltre al delegato consueto ha mandato ben due addetti alla sicurezza, che domani faranno il punto in una riunione con i vertici politici e di sicurezza locali, pronti a chiedere altre misure se quelle adottate non saranno ritenute sufficienti. Cosi' quel che sembra scontato ha un senso diverso, questa volta: vietato portare allo stadio armi da fuoco, oggetti adatti a tagliare, bottiglie, bicchieri, lattine ma anche fuochi d'artificio, fumogeni, alcool, droghe, materiale razzista, estremista o che inciti alla violenza, perfino zaini.

Belgrado, questa volta, vuole a tutti i costi una notte dolce.