Pestaggi, omicidi e scontri: il curriculum nero dei tifosi serbi

Pubblicato il 13 Ottobre 2010 - 09:02 OLTRE 6 MESI FA

Il match, valevole per la qualificazione agli europei, ha avuto sul campo di Marassi un solo protagonista, e non si è trattato né di Cassano né di Stankovic, ma di quello ormai noto come “l’ultras mascherato”: vestito tutto di nero, passamontagna compreso, e tutto tatuato, lo abbiamo visto per una ventina di minuti seduto a cavalcioni sulla vetrata di tre metri e mezzo che nell’impianto genovese separa i tifosi ospiti dalla gradinata nord. I tifoso serbi hanno di fatto deciso che la partita non si sarebbe dovuta giocare.

Ma chi sono questi tifosi? Il loro curriculum è dei più neri: tifosi avversari feriti o uccisi, anche a colpi d’arma da fuoco, poliziotti e giornalisti aggrediti o minacciati, incidenti in patria e all’estero. Gli incidenti provocati a Genova in occasione di Italia-Serbia non sono una novità nella storia del calcio della Repubblica ex jugoslava. Stavolta però le conseguenze per la Nazionale di Belgrado potrebbero andare al di là del prevedibile 3-0 a tavolino per gli azzurri.

Nell’ottobre 2009 la Fifa minacciò penalizzazioni in caso di nuove violenze da parte dei gruppi più radicali al seguito della Serbia. La maggior parte del tifo organizzato serbo si raccoglie intorno al Partizan e alla Stella Rossa, le due squadre di Belgrado. Ma anche formazioni minori hanno i loro manipoli di teppisti al seguito. Tutti confluiscono sugli spalti nelle partite interne o all’estero della Nazionale.

Sempre nell’ottobre 2009 il procuratore generale serbo Slobodan Radovanovic chiese alla Corte costituzionale di Belgrado di mettere al bando 14 gruppi di tifosi estremisti, ritenuti responsabili di violenze e disordini. Solo tra gli episodi degli ultimi due anni spicca la morte, dopo 12 giorni di coma, di un tifoso della squadra francese del Tolosa, aggredito a metà settembre 2009 a Belgrado dagli hooligan del Partizan prima di un match di Europa League.

Un sostenitore della squadra serba del Vozdovac venne invece ucciso da un rivale del Rad nel 2009: l’assassino fu condannato a 30 anni di carcere. Nell’aprile scorso un tifoso della Stella Rossa rimase gravemente ferito da un colpo di pistola sparato dentro lo stadio durante la semifinale di coppa di Serbia con L’Ofk. Spesso le violenze degli ultrà vengono connotate politicamente, in quanto la maggior parte degli hooligan appartengono agli ambienti ultranazionalisti serbi.

Appena domenica scorsa a Belgrado i partecipanti alla sfilata del Gay Pride sono stati aggrediti da gruppi estremisti, con oltre cento feriti. Anche in questo caso si è parlato di teppisti del calcio. Fra tanti fatti sanguinosi, un episodio certamente di minore gravità: il presidente serbo Boris Tadic nel dicembre 2009 venne multato di 400 euro da un tribunale di Belgrado per aver celebrato bevendo champagne allo stadio la qualificazione della Nazionale ai Mondiali. Aveva violato il divieto di consumare alcool all’interno e nel raggio di un chilometro dagli stadi.