Serie A, Genoa: Gli artigli del Grifone sul Valencia a rischio

di Marco Liguori
Pubblicato il 7 Novembre 2009 - 10:25 OLTRE 6 MESI FA

Marco Liguori Un’intensa e piacevole febbre rossoblù ha pervaso ieri sera tutto il Tempio, dai giocatori al pubblico.

La nuova malattia ha infuso coraggio e trascinato alla vittoria il Genoa, dopo un finale da infarto.

Purtroppo è nel Dna di questa squadra di lasciar anche giocare gli avversari e di avere amnesie difensive:

ne beneficia lo spettacolo, ma ne risentono le coronarie dei tifosi, che l’hanno sostenuta a viva voce per tutti i 90 minuti.

Sarebbe stato un peccato pareggiare contro il Lille che sa giocare molto bene in velocità “all’italiana”, ossia catenaccio e contropiede come si diceva un tempo, ma che presentava un delizioso e invitante tallone d’Achille.

I francesi schieravano due difensori centrali rocciosi, ma lenti come lumache, Beria e Rami:

Palacio e Crespo, suggeriti e imbeccati da un Palladino sempre più “in palla” (Lippi si annoti questo nome per favore), con le loro accelerazioni fulminati ci sono andati subito a nozze.

E peccato che Valdanito si è mangiato un paio di occasioni clamorose, altrimenti la partita sarebbe stata chiusa prima.

Meno male che Sculli ha messo il lucchetto: Beppegol è stato freddo e lucido nell’agguantare il pallone servito da “Palladinho” e a scagliare la sassata vincente.

Nella magica serata di ieri si segnala anche Tomovic, che non è più “l’oggetto misterioso” di un mese fa, oltre all’incommensurabile Marco Rossi e al motore di sinistra Palladino.

Zapater finalmente ha assimilato gli schemi gasperiniani: forse con il 4-3-3 di ieri sera si è trovato molto più a suo agio.

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