Serie A: la Lazio è un bunker

Pubblicato il 20 Novembre 2011 - 12:58 OLTRE 6 MESI FA

Hernanes (LaPresse)

NAPOLI – Al diavolo lo spettacolo, una volta tanto.

Il vecchio, caro Edy Reja, ancora amatissimo a Napoli, si porta via un punto di platino dal San Paolo. Privo del suo uomo di punta Miroslav Klose, fa due rapidi conti e, con un pragmatismo ammirevole, organizza una specie di catenaccio vecchia maniera che da’ i suoi frutti.

Il Napoli recrimina anche per un gol annullato a Cavani a causa di un fuorigioco di Maggio smentito dalle moviole, ma alla fine, come sempre, quel che conta e’ solo il risultato. Finisce 0-0, esattamente come voleva Reja che, evidentemente, temeva il Napoli e che con assenti di lusso come Klose, Dias e Biava, non se la sentiva di rischiare.

E come dargli torto. Perche’ con l’assenza di Klose, il punto di riferimento di tutta la manovra biancazzurra, un allenatore e’ quasi costretto e rivedere non solo l’assetto tattico, ma lo spirito stesso della sua squadra. Il tecnico goriziano, d’altronde, conosce bene il Napoli e soprattutto conosce i difetti degli azzurri. E’ per questo che, come fanno ormai tutte le squadre che vogliono mettere in difficolta’ i partenopei, adotta la tattica piu’ semplice ed elementare del mondo: rinforzare gli ormeggi in difesa, chiudere gli spazi agli attaccanti del Napoli e sperare che succeda qualcosa in occasione di una delle rare ripartenze dei suoi uomini. E cosi’ i romani si schierano soltanto in teoria a quattro in difesa. In realta’, appena parte la manovra del Napoli, Lulic ripiega profondamente e Radu scala verso il centro: si dispone pertanto una retroguardia a cinque, con fila serrate e spazi ristretti. Un maglia intensa e difficile da scardinare per il Napoli. Del resto tutti i tecnici delle squadre avversarie hanno imparato la lezione: se dai spazio e profondita’ al Napoli corri il rischio di rimanere infilzato. Meglio stare guardinghi e sperare che vada bene.

Il Napoli fa registrare percio’ un costante predominio di gioco, ma le azioni dei partenopei perdono di velocita’ e di forza di penetrazione appena superata la meta’ campo. Peraltro gli spunti della squadra di Mazzarri sono sistematicamente rallentati da Dzemaili che si dispone in una zona piu’ avanzata rispetto ad Inler e che non dovrebbe limitarsi a contrastare sul nascere le ripartenze dei laziali, ma dovrebbe innescare i movimenti incrociati dei suoi attaccanti. Invece lo svizzero e’ lento e compassato e spesso viene attaccato con successo da Brocchi e Ledesma in mezzo al campo.

Ad inizio di ripresa, Lavezzi si trova per tre volte solo davanti alla porta e riesce nell’impresa di sbagliare per tre volte. Per Reja e’ un segnale chiaro: il tecnico toglie dal campo uno spento Hernanes e lo sostituisce con il ben piu’ combattivo Matuzalem. E’ inevitabile che il baricentro del gioco si sposti ancor di piu’ nella meta’ campo laziale, ma gli attacchi del Napoli continuano ad infrangersi contro la barriera avversaria che, in certi momenti, vede ripiegare perfino Sculli fino ai limiti della sua area di rigore con il solo Cisse’ lasciato di presidio nella zona di centrocampo.

E poi, dove non arrivano i difensori della Lazio, ci pensa Marchetti, autore di una prestazione straordinaria. Il portiere toglie dalla sua porta almeno cinque palloni ‘impossibili’ destinati a finire in fondo al sacco. E se la strategia di Reja, alla fine, si rivela vincente, e’ gran parte merito dell’ex portiere della Nazionale.