Sfottò = discriminazione territoriale = stadi chiusi? Contrari società, calciatori e ultras

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 9 Ottobre 2013 - 16:39 OLTRE 6 MESI FA
Sfottò = discriminazione territoriale = stadi chiusi? Contrari società, calciatori e ultras

Sfottò = discriminazione territoriale = stadi chiusi? Contrari società, calciatori e ultras

ROMA, 9 OTT – Chiudere gli stadi perché gli striscioni o i cori con sfottò campanilistici sono “discriminazione territoriale“, e la “discriminazione territoriale” è una forma di razzismo?

Nessuno, nel mondo del calcio, è d’accordo con il giudice sportivo Gianpaolo Tosel, che chiudendo San Siro per Milan-Udinese per un coro “recidivo” contro i napoletani (un classico inno al “risveglio” del Vesuvio), ha applicato a suo modo una normativa Uefa contro la “discriminazione”.

Insomma, chiudiamo gli stadi perché “ce lo chiede l’Europa”. Ma l’Europa, nella persona del presidente Uefa Michel Platini, prende le distanze dalle decisioni italiane:

“Discriminazione territoriale? È una parola che ho imparato questa sera. L’Uefa dà le indicazioni, poi ognuno può fare di più, se lo ritiene utile. E l’Italia può introdurre la parola ‘territoriale’”.

Platini ritiene sbagliato chiudere gli stadi: “Al massimo chiuderne una parte”.

Intanto si è mosso Maurizio Beretta, presidente della Lega Calcio Serie A, che ha annunciato di aver ”spedito formalmente alla Federcalcio la lettera per modificare la norma sulla discriminazione territoriale”.

Il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete ha risposto che il prossimo Consiglio della Figc si occuperà della questione chiusura stadi per discriminazione. La data non è stata tuttavia ancora stabilita, “essendoci un procedimento appellato ancora in corso”, ovvero il ricorso del Milan.

Ai vertici del calcio (Lega e Figc) è arrivato sentore di un malumore diffuso. Condiviso da Gigi Buffon, che ha parlato dal ritiro della Nazionale a Coverciano.

“Quella della discriminazione territoriale è una tematica molto delicata, serve una presa di coscienza e di responsabilità da parte di tutti, per il bene del calcio. Vediamo se siamo maturi per farlo. Dobbiamo renderci conto che il confine tra campanilismo, sfottò, offese e discriminazione è labile e come in ogni territorio minato si rischia di saltare in aria. Comunque il fatto che se ne parli credo possa portare tutti a trovare un punto di incontro, dobbiamo farlo per il bene del calcio. Non si tratta di dare ragione a qualcuno o ad altri – ha continuato Buffon rispondendo a chi gli chiedeva di evitare il rischio di dare ragione a certe minoranze – una gara può accendersi anche con qualche sfottò o qualche slogan campanilistico, spesso è una questione soggettiva. E dobbiamo anche valutare altri fatti, se un gruppo sparuto offende in modo forte e altri 50 mila non si comportano così ma al contempo non fanno nulla per prendere le distanze, anche questa è una cosa che deve far riflettere e spingere a responsabilizzare tutti, tv, presidenti ma anche chi partecipa ad un evento”.

Buffon si trova per una volta d’accordo col milanista Adriano Galliani:

“Capisco il razzismo, ma la norma sulla discriminazione territoriale va abolita: tutti i presidenti sono d’accordo con me e ho già chiamato il presidente della Figc Abete per dirglielo. Ha detto che ci penseranno. Ammesso che ci siano stati questi cori che nessuno ha avuto il piacere di sentire, la prossima volta ci danno partita persa e volendo anche la penalizzazione – ha chiarito Galliani -: se 50 persone si mettono d’accordo uccidono una società facendo cori di discriminazione razziale o territoriale, se è una norma di buon senso lo lascio decidere ai lettori… Non si capisce perché queste norme ci siano solo in Italia. Quando gli stadi sono già vuoti chiuderne uno è politicamente perfetto, fantastico…”.

Un fronte comune che vede uniti dirigenti e ultras. E nelle curve si sta creando un’alleanza fra tifoserie rivali. Milan, Inter, Napoli, Genoa:

«La tifoseria dell’Inter chiama, quella del Genoa risponde. Dopo la chiusura dello stadio del Milan per i cori di discriminazione territoriale contro i napoletani, arriva dagli spalti di Marassi la prima risposta all’invito dei sostenitori nerazzurri per una presa di posizione collettiva. “In certi casi l’essere ultras è l’unica cosa che ci accomuna, ma i nostri ideali bastano e avanzano per poter e dover prendere una posizione, che naturalmente è dalla parte di chi subisce decisioni al limite dell’assurdo, siano essi napoletani o milanisti, perche i fatti di questi giorni vanno oltre i colori: colpiscono noi persone, noi tifosi, al di la dell’appartenenza calcistica” è l’inizio del comunicato diffuso dalla ‘Gradinata Nord Genoa 1893’ e pubblicato sul sito pianetagenoa1893.net. “Stanno distruggendo il nostro mondo, ieri le trasferte, gli striscioni, oggi non siamo più liberi nemmeno di cantare cori e sfottò, che nel calcio esistono da quando esiste il calcio. Vogliono fermarci, zittirci, ma questo non ci fermerà mai – proseguono i tifosi del Grifone – Non si può continuare a rimanere ciechi davanti a un’autorevole ed errata interpretazione della legge. Vorremmo chiedere dove sta l’insanità nel prendere in giro l’avversario?”».

Più criptico il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete:

”E’ utile, opportuna e doverosa una riflessione sulle modalità applicative, mi sembra sia fatto un fatto fisiologico e naturale, ma il quadro normativo è delineato e non è frutto di una autonoma decisione della federazione ma in qualche modo di un sistema di contrasto che è stato recepito a livello internazionale. La norma italiana ricalca una normativa proposta dalla Uefa, peraltro oggetto sia del congresso Uefa che Fifa – prosegue a margine della Giunta Coni Abete, che rileva di aver parlato sia con Galliani che con il presidente della Lega di A, Maurizio Beretta -. Siamo all’interno di una contesto internazionale che prevede una diversa modalità di contrasto nei confronti di situazioni di discriminazione”. Galliani dice che in Europa la ‘discriminazione territoriale’ non è sanzionata? ”C’è una linea di indirizzo della Uefa – evidenzia Abete – che tende a tutelare comunque la dignità della persona umana tale che anche le decisioni assunte per Lazio-Legia Varsavia (un turno a porte chiuse in Europa League per i cori contro i polacchi,ndr) sono collegate a delle frasi che non avevano una logica discriminatoria in quanto tale. Quello che voglio far notare è che la discriminazione territoriale nel nostro codice di giustizia è presente da tantissimo tempo. Determina attenzione il fatto che è cambiata la gradualità delle norme”. Le norme non si cambiano in corsa? ”Sono state varate dal Consiglio federale – dice il numero uno della Figc -, che è l’unico soggetto in grado di fare riflessioni a riguardo, ma l’indirizzo strategico è stato individuato congiuntamente da tutte le componenti”.

Ecco come la pensano gli ultras napoletani sulla “discriminazione” in atto nei loro confronti. Domenica 6, oltre a esporre lo striscione “Napoli Colera“, “E adesso chiudeteci la curva”, hanno cantato tutti i cori contro Napoli e pro-Vesuvio: