Stadi sempre più pieni: via alla capienza al 75%. Ma piangono i bilanci dei club

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 15 Ottobre 2021 - 14:02 OLTRE 6 MESI FA
Stadi sempre più pieni: via alle capienze al 75%. Ma piangono i bilanci dei club

Stadi sempre più pieni: via alle capienze al 75%. Ma piangono i bilanci dei club FOTO ANSA

Stadi sempre più pieni: via alla capienza al 75%. Il cosiddetto “decreto capienze“ varato dal Consiglio dei Ministri su indicazioni del CTS, è ufficiale. Confermato l’obbligo del green pass e l’utilizzo della mascherina per accedere agli impianti. Guai a chi sgarra. C’è ottimismo. Il sottosegretario di Stato Valentina Vezzali, schermitrice straordinaria (6 ori olimpici, 16 mondiali, 13 europei) ha detto giorni fa al Festival di Trento che “nell’arco di una quindicina di giorni si può arrivare al 100%“.

Capienza stadi, alcuni numeri

Gravina, presidente FIGC, si è comunque dichiarato soddisfatto anche di questo 75%. Tradotto in soldoni significa, ad esempio, che l’Inter può ospitare 56.904 spettatori su una capienza totale di 75.871. La Roma può contare su 52.975 (il pienone all’Olimpico è di 70.634 spettatori). La Juventus può vendere 31.130 biglietti (su 41.507), il Napoli 41.044 (su 54.726), la Fiorentina 31.500 (al Franchi il tetto è di 42.000), la Sampdoria 26.176 (contro un massimo di 34.901). Il Torino , che gioca all’Olimpico “Grande Torino“, può vendere 21.130 biglietti ma il tutto esaurito è di 28.174.

Si comincia con le nuove capienze con Spezia-Salernitana

È l’ottava giornata di campionato che termina lunedì sera con Venezia-Fiorentina (ore 20.45).  È più di una boccata di ossigeno. Anche se si tratta di briciole. È il caso di ricordare che la sola pandemia è costata 4 miliardi e che la crisi dei club è profonda. Se non si riducono i costi è inevitabile un doloroso crac. “Sono stati fatti troppi errori“ ammettono i presidenti con notevole e imperdonabile ritardo. Senza un patto tra società, il rilancio del calcio è pressoché impossibile. Piangono i bilanci, i procuratori hanno intascato in dieci anni 3,1 miliardi  (report Fifa) – soldi bruciati dal sistema e destinati a non rientrarvi – e continuano la loro marcia imperterriti. La Juventus, ad esempio, ha speso ben 20 milioni in commissioni solo lo scorso anno.

E i proventi da diritti tv a cosa sono serviti?

Ad aumentare gli stipendi ai calciatori. Il ReportCalcio appena pubblicato dalla FIGC dimostra che la realtà è più brutta di quanto sia stata dipinta. Negli ultimi dieci anni il costo del lavoro è cresciuto del 160,7%, più dei ricavi da diritti televisivi. E non è colpa del Covid. Dicono i federali che “il calcio è un valore per l’Italia, non possiamo fare tutto da soli“. Le cicale invocano Draghi. Campa cavallo. Mi sia consentito allora un consiglio, peraltro avvallato dall’economista Carlo Cottarelli: investite su stadi e azionariato diffuso per consentire l’iniezione di capitali non subordinati a interessi. Il progetto “rinnovamento stadi“ è pronto. In dieci anni creerebbe 25 mila posti di lavoro. Paperoni, che aspettate?