Stefano Borgonovo, città di Como gli intitolerà una piazza

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Marzo 2016 - 19:00 OLTRE 6 MESI FA
Stefano Borgonovo, città di Como gli intitolerà una piazza (foto Ansa)

Stefano Borgonovo, città di Como gli intitolerà una piazza (foto Ansa)

COMO – Stefano Borgonovo, città di Como gli intitolerà una piazza. Il piazzale davanti allo stadio di Como, la squadra dove aveva debuttato nelle giovanili e da dove era decollata la sua carriera, sarà intitolata a Stefano Borgonovo il prossimo 17 marzo, nel giorno di quello che sarebbe stato il suo cinquantaduesimo compleanno se non fosse stato colpito dalla Sla. “Sono stati i tifosi a chiedere questa intitolazione, che vorremmo fosse una grande festa” dice sua moglie Chantal, che con lui nel 2008 ha dato vita alla Fondazione Stefano Borgonovo Onlus, che sostiene la ricerca contro la Sla. Per l’inaugurazione di Largo Stefano Borgonovo arriveranno i ragazzi della scuola calcio di Giussano, fondata dall’attaccante.

“L’affetto per mio marito c’è sempre, il mondo del calcio – racconta Chantal Borgonovo – ci è sempre rimasto vicino e lo è anche in questo momento, molto importante per la mia famiglia, perché questo è un ricordo che resterà, che vedranno i miei figli e i miei nipoti”.

L’intitolazione di una piazza “non è molto usuale per un calciatore, di solito – nota – si cercano personaggi che vengono da altri mondi, ma lo sport è formativo per giovani, è giusto che i ragazzi sappiano”. Il valore dell’uomo con cui ha condiviso la vita e avuto quattro figli, poi, si è rivelato nel momento più difficile: “Stefano ha dimostrato ciò che era più nella malattia – sottolinea – che quando giocava”.

Dopo la diagnosi ci sono stati un paio di anni necessari per metabolizzare ciò che era successo, ma poi “io e Stefano – ricorda oggi lei – abbiamo cercato di gestire quello che ci è successo, non siamo stati in balia degli eventi”. E così marito e moglie hanno dato vita alla fondazione che porta il nome di lui e che ora è al lavoro su una ricerca epidemiologica che studia la connessione tra calcio e malattie neurodegenerative, per capire se questa professione può rendere sensibili a malattie di questo genere.

“Il dubbio che esista una connessione c’è, perchè – spiega Chantal – c’è un numero anomalo di casi. Ultimamente si è venuti a sapere che anche il più grande calciatore della Malesia è morto di Sla 15 anni fa, solo che 20 anni fa non se ne parlava, è stata l’Italia a fare da apripista”. Il ruolo più grande nel portare l’attenzione sulla Sla ce l’ha avuto proprio suo marito, “perché lui era l’immagine, quando si guardava lui si aveva davanti l’esito di una malattia del genere”.

Se lui ha avuto la forza di diventare una bandiera, è stato anche grazie a lei: “a un certo punto la malattia c’era e nascondersi, non parlarne, per pudore o vergogna, lo ritenevo sbagliato, il mostrarsi di Stefano ha permesso di emergere a tante associazioni che lavorano nel silenzio, se si parla di Sla è grazie a lui ed è un grande risultato”. Anche per questo, gli anni con la Sla, “malattia terribile e complicata”, “sono stati 8 anni belli e terribili, fuori dal tempo, che – conclude serena – ci hanno dato tanto”.