Svolta Sampdoria: Cavasin è l’uomo salvezza

Pubblicato il 7 Marzo 2011 - 20:23 OLTRE 6 MESI FA

GENOVA, 7 MAR – Non ha dormito la scorsa notte Alberto Cavasin, 56 anni, nuovo allenatore della Sampdoria. Ma a guardare bene ha al suo fianco ‘madama Adrenalina’, una signora che lo ha accompagnato nella sua carriera di ‘risolutore’ di casi difficili, ai limiti della irrisolvibilita’, come sembra essere la Samp dell’esonerato Mimmo Di Carlo. Con la sciarpa blucerchiata al collo e la grisaglia d’ordinanza, Cavasin si sottopone al fuoco di fila di domande che in molti casi sono trabocchetti e anche malcelati: d’altra parte la condizione della Samp, 31 punti e un futuro grigiolino da affrontare con una squadra a pezzi, e’ tale che porterebbe chiunque a un aperto pessimismo.

Lui no, pessimista non e’: da bravo ex difensore fa barriera e non casca nei trabocchetti. Per prima cosa parla di Mimmo Di Carlo, ”che ha condiviso un anno con me a Lecce. Oggi e’ successo a lui quello che a me e’ successo mille volte – dice – ma mi lascia una squadra che fara’ quello che deve fare. I risultati saranno anche suoi”. Poi invoca l’amore dei tifosi, necessario ”a far bene”. Parato il primo colpo, Cavasin mostra i suoi gioielli che sono nell’ordine consapevolezza, concretezza, passione e amore. Ma soprattutto grinta applicata scientificamente: ”piedi per terra – dice Cavasin – Mi sento di assumermi questa responsabilita’, ne sono consapevole”. E a chi gli chiede dei moduli, il tecnico oggi blucerchiato risponde con un sorriso che sa di smorfietta: ”ho giocato e vinto e perso con tutti i moduli. Adesso bisogna andare in campo competitivi”. Punto. Cavasin sa che non deve risolvere problemi ma ”rimettere in pista il gruppo”. Il che significa ”non parlare ma proporre” quindi tirare fuori il carattere. Inutile parlare di alzare o abbassare la quota salvezza, insomma, inutile stare a discutere sull’assenza di punte, mezze punte e seconde punte. Primum vivere, deinde philosophari.

”Non mi vergognerei a giocare con un calcio a scavalcare – ha detto – poi oggi non e’ piu’ di moda giocare con una punta. La squadra dev’essere squadra”. E se la squadra mostra sintomi di debolezza psicologica come ha mostrato la Samp nelle ultime sei partite, afflosciandosi appena subito un gol ”noi dobbiamo pensare a creare i presupposti perche’ la squadra non s’afflosci”. Il nomignolo di Ringhio e’ gia’ attribuito, nel mondo del calcio, quindi Cavasin deve trovarsene un altro: certo e’ che quando tranquillamente afferma che ”chi rientra in campo con i crampi puo’ essere vincente” sa di aver risposto a chi gli chiede di mettere in campo il carattere. E a questo proposito Cavasin s’e’ gia’ sentito con capitan Palombo, all’ospedale con una costola rotta per un contrasto di gioco durante la partita col Cesena. ”Mi ha caricato lui – ha detto Cavasin – ma dovete credermi: io sono gia’ pronto”.