Pianto su tasse medaglie olimpiche: italiani al netto i più pagati al mondo

di Filippo Limoncelli
Pubblicato il 18 Luglio 2012 - 15:31 OLTRE 6 MESI FA
Valentina Vezzali

ROMA – Prima il successo e poi la rabbia. Gli atleti italiani portano in alto il nome del Paese, per poi lamentarsi perché devono pagare sui premi alla medaglia tasse molto alte. E’ già successo, succederà anche a Londra 2012?  Nel 2008, a Pechino, fu Valentina Vezzali a sollevare la questione rispondendo alla proposta di legge di Luciano Rossi, deputato Pdl e presidente del tiro a volo, di detassare i premi degli azzurri: “La medaglia olimpica arriva una volta ogni quattro anni e con lei anche il premio in denaro: io di tasse ne pago tante, non chiedo privilegi. Ma ai Giochi contribuiamo a fare grande l’Italia, e poi il premio è un riconoscimento una tantum a quattro anni di lavoro. Noi non siamo come i calciatori, i nostri guadagni non sono stratosferici: sarebbe giusto detassare i premi per le medaglie olimpiche, e non versarne la metà”. A meno di 10 giorni dall’inizio dei giochi, riemerge il dibattito sulle modalità di tassazione dei premi olimpici.

Riemerge ma sarebbe il caso restasse invece molto sott’acqua. Per una sorta di pudor patrio. I premi in denaro ai vincitori di medaglie è vero in Italia sono tassati, con aliquote che possono arrivare al 42% per cento. In quasi tutti gli altri paesi invece i premi in denaro non sono tassati e sono al netto. Poveri atleti italiani dunque ancora una volta vittime del fisco? Proprio no: i premi previsti sono 140mila euro circa per la medaglia d’oro, 75mila per quella d’argento e 50mila per quella di bronzo. Tassali al 42%, l’aliquota massima, e ottieni in tasca rispettivamente circa 80mila euro netti e puliti per l’oro, 45mila abbondanti per l’argento e poco meno di 30mila per il bronzo. E gli altri del mondo i detassati e gli esentasse quanto intascano al netto di premio: quasi mai sopra i ventimila euro, spesso sotto. Quindi un quarto e anche meno di quanto prenderanno gli italiani dopo averci pagato sopra le tasse. Sulla questione che sta riemergendo tacere sarebbe la scelta più saggia, quella che evita imbarazzanti confronti e brutte figure.

I vantaggi fiscali sono differenti da nazione a nazione. La Gran Bretagna, ad esempio, Paese organizzatore delle Olimpiadi che partiranno venerdì 27 luglio , ha annunciato che non vi sarà alcuna ricompensa: alla vittoria seguirà soltanto la gloria e una somma pari a 12mila euro circa come cessione del diritto d’immagine alla Royal Mail che stamperà, in meno di 24 ore da ogni medaglia d’oro vinta, un francobollo celebrativo.

Prendendo spunto dalla penultima edizione, quella di Pechino 2008, è possibile tracciare un identikit del trattamento tributario riservato ai singoli atleti da alcuni degli Stati partecipanti.

In Cina, i premi milionari riconosciuti agli atleti nella precedente edizione erano con esenzione da imposte: chi si posizionava sul gradino più alto del podio poteva portarsi a casa fino a un milione di yuan (circa 130mila euro). L’Australia, invece, è il paradiso fiscale dei medagliati, la terra del “tax free”. Nessuna tassa da pagare, nessuna percentuale al Fisco ma l’oro ha fatto “vincere” solo 11.765 euro mentre per l’argento e il bronzo non vi è stato alcun riconoscimento in danaro.

E per gli atleti azzurri quanto ha “pesato” vincere una medaglia? Il Coni nel 2008 aveva previsto 140mila euro a chi vinceva l’oro, 75mila per l’argento e 50mila al bronzo. Niente male se confrontato con i cugini europei.

Singolare fu l’iniziativa nella Repubblica della Bielorussa: un produttore di carne ha ricompensato i vincitori della medaglia d’oro con una provvista di salsicce. E se questo non fosse sufficiente, agli atleti posizionati ai vertici dell’Olimpo altri sponsor hanno riconosciuto un premio di 100mila dollari per la medaglia d’oro, 50mila per quella d’argento e 30mila per quella di bronzo.

L’Ungheria ha messo in palio un premio di 60mila euro esente da imposte per la medaglia d’oro. In Polonia il primo classificato si è assicurato un premio di 55mila euro e un’automobile di media cilindrata, valutabile in almeno 15mila euro.

La Slovacchia ha invece riconosciuto 30mila euro alla medaglia d’oro, 18mila all’argento e 12mila al bronzo, con una tassazione al 19% anche se i riconoscimenti sono stati attribuiti sino all’ottavo posto classificato. Ma il caso dell’Estonia è quantomeno particolare: l’oro valeva 102mila euro, (51.000 al tecnico), l’argento per 70mila e il bronzo per 22mila euro. In entrambi i casi si è trattato di compensi netti per i quali non vi era alcun obbligo di versare nulla al fisco.