Tifosi Napoli divisi tra razzismo, discriminazione territoriale e cori

di redazione Blitz
Pubblicato il 9 Ottobre 2013 - 10:58 OLTRE 6 MESI FA
Lo striscione 'Napoli colera' esposto nel corso di Napoli-Livorno (LaPresse)

Lo striscione ‘Napoli colera’ esposto nel corso di Napoli-Livorno (LaPresse)

NAPOLI – E’ più grave l’odio razziale o la discriminazione territoriale? E’ giusto perseguire solo il primo o entrambi?

Domande di attualità, che da ieri appassionano schiere di tifosi. Napoli è in questa disputa un luogo epicentrico.

Tutto passa per Napoli, l’odio e non solo. Gruppi contrapposti, acerrimi nemici, fazioni storicamente in antitesi tra loro “rischiano” oggi di saldare i rispettivi interessi e le passioni, unendosi, al di là di ogni immaginazione, in un fronte comune.

Tutto nasce dalla decisione di Tosel di far giocare a porte chiuse Milan-Udinese. Le proteste rossonere non avrebbero scatenato un dibattito così accanito se a sparigliare le carte non ci avessero pensato i tifosi del Napoli, le “vittime” della discriminazione razziale che domenica al San Paolo hanno dimostrato di essere dalla parte dei “carnefici”, esponendo uno striscione dal tono inequivocabile: “Napoli colera. E ora chiudeteci la curva”.

“Volevamo ironizzare con tutto quello che da un ventennio si ripete, ma anche un modo per essere solidale con chi vive la nostra stessa vita da curvaioli” spiega al Processo del Lunedì Alessandro, tra i promotori dell’iniziativa. Questa non è ironia partenopea, ma una questione molto più seria e più complicata. Gli ultrà, le curve, i tifosi d’Italia quelli che, tutti assieme, avevano protestato contro la tessera dal tifoso, ora fanno fronte comune contro una nuova regola, che, a loro giudizio, vuole impedire di offendere le tifoserie avversarie, abitudine vecchia quanto il calcio. Per i tifosi delle curve napoletane la squalifica del campo del Milan è una vera e propria “assurdità istituzionale”.

Sui social network parlano di “sfottò campanilistici” che “fanno parte della cultura italiana”. Ma non tutti, è evidente, la pensano così. Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris è molto duro sull’argomento. “Non ci sono discriminazioni di seria A e di serie B, le regole – dice – ci sono e vanno rispettate.

I napoletani spesso hanno subito discriminazioni inaccettabili. Bisogna abituarsi ad essere rispettosi degli avversari, anche perchè negli stadi si deve dare un messaggio esemplare. E’ un concetto cui bisognerebbe arrivare da soli – conclude – ma evidentemente in Italia ci sono persone stupide e le regole si applicano affinchè il tasso di stupidità diminuisca”.

Sulla stessa lunghezza d’onda del sindaco sono i tifosi azzurri che non fanno parte dei gruppi organizzati delle curve, tutti o quasi ben contenti che il comportamento di discriminazione territoriale sia stato “finalmente sanzionato”.

Chi canta colera ai napoletani – scrive un tifoso su Facebook- è un poveraccio che dimostra di non saper vivere nè capire la nostra realtà e la nostra società…altro che semplice ignoranza”.

“Come può aver ragione il capo degli ultras del Milan dopo che ha evocato che il Vesuvio distruggesse Napoli?”, gli fa eco un altro sostenitore azzurro. Emidio su Facebook ha un’idea geniale, quella di abolire le curve negli stadi:

“Seguo il Napoli – scrive – e auspico stadi senza curve tipo Inghilterra”. La guerra dei cori e delle offese da stadio e tutto quello che ne consegue è appena cominciata.

Vicenda Milan-Napoli, i cori dei milanisti (video YouTube)

I tifosi napoletani cantano “o Vesuvio lavali col fuoco” durante Napoli-Livorno (video YouTube)