Tour de France tappa 19, vince ancora uno sloveno: Mohoric, 26 anni. Pogacar sempre maglia gialla.

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 16 Luglio 2021 - 19:23| Aggiornato il 17 Luglio 2021 OLTRE 6 MESI FA
Tour de France tappa 19, vince ancora uno sloveno: Mohoric, 26 anni. Pogacar sempre maglia gialla.

Tour de France tappa 19, vince ancora uno sloveno: Mohoric, 26 anni. Pogacar sempre maglia gialla. FOTO ANSA

Trionfo sloveno al Tour de France. Dopo le due vittorie (consecutive) di Pogacar, è arrivato il tris di Matej Mohoric, già vincitore della settima tappa. Un filotto eclatante. Quinto successo del piccolo paese slavo. Una vittoria di forza e di astuzia. Un capolavoro tattico. Quando l’alfiere della Bahrain ha aperto il gas – a 25 km dall’arrivo  –  con una rabbia agonistica gigantesca, è volato pressoché indisturbato al traguardo.

E prima di superare la linea d’arrivo  ha inscenato una protesta contro l’irruzione in albergo della Polizia francese,” zittendo chi aveva denunciato segretamente la Bahrain procurando la visita della Gendarmeria“. Irruzione alla caccia di fantasmi, nell’hotel dove i corridori stavano riposando. Una irruzione con 40 poliziotti ritenuta anche da tutti i commentatori“ un atto di violenza gratuito, assurdo”. La Bahrain è super controllata, ha dato la più ampia disponibilità ai controlli. Che fretta c’era di irrompere in quel modo?

Un mese e mezzo fa, al Giro d’Italia, Mohoric ha rischiato la vita

Si trattò di una terribile caduta nella discesa abruzzese del Passo Godi. Dice: ”Sono un miracolato. Un angelo mi guarda . Non mi va giù l’atto di violenza subito l’altra sera.Non siamo dei criminali“. Per la cronaca Laporte secondo, Pedersen terzo. A  Libourne, Pogacar e il gruppo sono arrivati con 21’ di ritardo, sorridenti, sereni. Immutata la classifica generale.

È stata una tappa disintossicante dopo le fatiche dei Pirenei

A sorpresa anche molto veloce (media  di  47.901) La seconda più veloce dal 2010. E dopo 18 frazioni senza risparmio, con molte cadute, montagne. Esempio: Pogacar ha fatto la salita di Luz Ardiden in 35’45”. Cioè oltre due minuti in meno di Pantani ( 1994) e addirittura quasi quattro in meno di Indurain ( 1990 ). È un ciclismo che cambia: una nuova generazione votata all’assalto, tecnologie rivoluzionarie, supporti chirurgici, computer. Una nuova mentalità. Nuove forze. Questa tappa, Mourenx-Libourne 207 km, ha dato l’addio alle asperità, addio ai Pirenei atlantici, addio all’incubo ( soprattutto per i velocisti ) di arrivare al traguardo “ fuori tempo massimo “. Dunque tappa leggera. Ma combattuta negli ultimi 42 km. E veloce. Scatti e contro scatti.

In evidenza Ballerini in un gruppo di venti corridori ma a 25 km dal traguardo si stacca.  Il gruppetto dei fuggitivi   resta in dieci alla caccia del battistrada Mohoric che se n’è andato  con un rapportone e 80 pedalate al minuto. Imprendibile. Il resto della compagnia pensava alla cronometro di sabato e al pomposo  arrivo di domenica sui Campi Elisi. L’unica asperità – si fa per dire – i corridori l’hanno trovata dopo 40 km dalla partenza. L’Hagetmau di…111 metri. Arrivo nel dipartimento della Gironda,a Libourne. Parigi è sempre più vicina.

Tiene banco sulla stampa sportiva di mezzo mondo il fenomeno Pogacar.

Ha scritto la Gazzetta dello Sport: “Materiale da studiare, materiale che intanto finirà sui libri di storia dello sport“. L’Equipe, il quotidiano sportivo francese, gli ha dedicato l’intera prima pagina e sotto la maxi foto un eloquente  “Ecrasant”. Cioè “stragrande”. Ma anche “travolgente“. Il quotidiano sportivo catalano “L’Esportiu“, ha la stessa idea del foglio parigino. Cambia solo, ovviamente, il titolo che a caratteri cubitali dice: “No perdona“. Anche il popolare “Marca” di Madrid mette lo sloveno in prima pagina con un esplicito “Pogacar otto show“. Tutti d’accordo. E ci mancherebbe. Il fenomeno indossa tre maglie. Oltre la gialla (leader della Corsa) porta pure la bianca (miglior giovane) e quella a pois (miglior scalatore). Il massimo.