Simone Scuffet, il fenomeno della scuola accanto

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Marzo 2014 - 11:34 OLTRE 6 MESI FA
Simone Scuffet, il fenomeno della scuola accanto (LaPresse)

Simone Scuffet, il fenomeno della scuola accanto (LaPresse)

UDINE – Simone Scuffet (31 maggio 1996) a 17 anni è già titolare in Serie A tra i pali dell’Udinese e sta stupendo tutti gli addetti ai lavori con prestazioni ai limiti della perfezione. La Gazzetta dello Sport lo ha intervistato con Francesco Velluzzi:

“L’eroe di San Siro è passato in poche ore dall’8 in pagella della partita con l’Inter al 4 in Economia. Compito scritto. «Me l’aspettavo, ma non c’è problema, era una roba vecchia. Recupero». Istituto commerciale Cecilia Deganutti, via Diaz. Simone Scuffet è rientrato a casa a Remanzacco con la minicar alle 2.45. Alle 9 era a scuola. Quando gioca, gli evitano le interrogazioni. Ma a scuola non ha problemi. «Mai rimandato. Ce la farò». Il vicepreside Nino Moro, interista, ci accompagna in classe, 4a A: «Non me la doveva fare, questa, ma sono felice di avere un ragazzo così nella nostra scuola. È un esempio». Nel corridoio c’è Letizia Ciani, la fidanzata di Simone, sta in terza E. Una foto? «Dai, perché no». Si vogliono bene. «Stiamo insieme da un anno e due mesi».

Simone, le altre le guardi?
«Non ne ho bisogno, sono felice con Letizia, non ci faccio proprio caso».
Ma le «richieste» aumentano?
«Mah. Su Facebook sì, ho ricevuto più di mille richieste di amicizia».
Come ti regoli?
«La concedo a chi conosco, non a tutti, ma non per tirarmela, perché è giusto così».
Com’è il rapporto con la tecnologia?
«Ho lo smartphone, sono su twitter. Ho il computer, l’iPad. E la playstation, quella sì, mi piace. Gioco a Fifa».
Con chi giochi?
«Con l’Udinese e in porta ci sono io. In Nazionale ci divertiamo. Al Mondiale Under 17 ne abbiamo comprato una. C’è agonismo tra noi, non dico come su un campo vero, ma quasi».
A scuola come va?
«Sto bene. Mi aiutano, sono comprensivi. Al mercoledì, che faccio il doppio, sto qui due ore e vado ad allenarmi. Ma è stata brava anche l’Udinese: quando eravamo in ritiro punitivo mi consentivano di andare a scuola. Con i compagni siamo amici, mi è dispiaciuto non andare alla gita scolastica (era a Roma e Simone era proprio lì, ma con la nazionale giovanile, ndr). Ci divertiamo» .
Come comincia la tua giornata?
«Prendo una tazza di tè a casa (ha una leggera intolleranza ai latticini, ndr ), con dei biscotti e una merendina. A scuola porto i cracker o prendo qualcosa al bar».
E poi?
«Cerco di stare molto attento in classe. Il tempo per studiare a casa è poco» .
A che ora esci da scuola?
«Alle 13.10. Poi corro allo stadio. Mangio al ristorante dell’Udinese, poco, e mi alleno» .
Dopo?
«Vado da Letizia. Fino alle 19.30 e rientro a casa con la minicar, utilissima, un regalo dei genitori. L’ho avuta a 14 anni».
Arrivato a casa?
«Ceno. Ho tanta fame, ma sto attento ai dolci che adoro. Guardo un po’ di tv, cerco di studiare un’ora e non vado a letto tardi. Esco poco, magari il lunedì, purtroppo sacrifico un po’ gli amici».
Che materie ti piacciono?
«Tutte, ho qualche difficoltà in Economia. È dura con le assenze».
Cosa guardi in tv?
«Mi piacciono Colorado, Le Iene, i programmi comici. E il calcio, tante partite, la Champions» .
Un calciatore che ti piace?
«Lo sapete: Handanovic».
Un altro, dai…
«Cristiano Ronaldo».
Cosa ti ha detto Handanovic giovedì sera?
«Mi ha fatto i complimenti. Mi ha detto “bravo”. È molto serio. È il mio punto di riferimento, gli ho fatto da raccattapalle. E gli ho chiesto la maglia, ci tenevo tanto».
E gli hai dato la tua?
«No, non penso fosse particolarmente interessato».
Che maglie hai finora?
«Perin, Bardi, Cerri della Nazionale, quella del mio esordio. Me ne chiedono tante (l’Udinese dovrà regalargliene un po’ per la scuola, ndr )».
Altri interisti ti hanno fatto i complimenti?
«Sì, Palacio. Ha detto a una tv, indicandomi, “È tutta colpa sua”».
Qual è stata finora la parata più difficile?
«Quella su Matri, in Coppa Italia, a Udine».
Hai paura quando entri in campo?
«Qualcosa allo stomaco un po’ ti prende, ma passa. I compagni mi aiutano».
Chi in particolare?
«Domizzi, straordinario, ha esperienza. Ed è italiano, è più facile».
Come posiziona una barriera?
«Ne metto 4, è il numero ideale. Meglio un uomo in meno e vedere».
Chi temi?
«Pirlo non lo scopro io. Balotelli calcia bene e forte. Ma ho la fortuna di allenarmi e di rimanere a parte con Totò Di Natale. Quando calcia bene a giro per me non c’è nulla da fare».
Dici sempre che devi migliorare nelle uscite alte.
«È vero (per i preparatori è la parte più difficile. Spiegano che Simone finora ha sbagliato pochissimo e nel vivaio occhio a Meret, un ‘97 di talento, ndr ), e studio gli attaccanti e i loro tiri».
Come va con Brkic e Kelava?
«Capisco che non possono essere felici. Ma sono due belle persone, Kelava mi incoraggia sempre».
Con chi sei in camera in ritiro?
«Con Lazzari. È simpaticissimo».
Che fate al sabato sera?
«Guardiamo l’anticipo. Tanto Sky Sport, siamo sempre lì».
Ti senti forte?
«Mi sento di dover dimostrare di essere all’altezza. Non è facile. A San Siro ho provato tanta emozione, ma sono uscito felice. Di solito quando gioco la sera faccio fatica ad addormentarmi. Ci vuole sempre un’oretta. Giovedì, forse perché era tardissimo, è stato facile e bellissimo».
Ti svegli da questo sogno?
«È stupendo. Devo ringraziare soprattutto Guidolin. Ha avuto un coraggio enorme quella sera a Bologna».
Ora guadagni qualcosa: cosa ti sei comprato, hai realizzato un desiderio?
«Non ancora, ma i soldi sono secondari».
Ti lasciamo. Ma ci sveli questa storia della Roma? Per chi tifi?
«Avrò avuto 5-6 anni e avevo una simpatia romanista, mi piaceva Totti. Ma da quando sono all’Udinese tifo Udinese. Davvero. Un friulano che gioca qui. Cosa c’è di più bello?».