Ultimo stadio: curve pericolose, spalti vuoti, club impauriti e Nocerina…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Novembre 2013 - 08:40 OLTRE 6 MESI FA
Ultimo stadio: curve pericolose, spalti vuoti, club impauriti e Nocerina... (Gazzetta dello Sport)

Ultimo stadio: curve pericolose, spalti vuoti, club impauriti e Nocerina… (Gazzetta dello Sport)

ROMA – Situazione critica per gli stadi italiani. ‘La Gazzetta dello Sport’ analizza i problemi delle strutture italiane in un articolo a firma di Valerio Piccioni. Riportiamone alcune parti.

Società schiave degli ultrà?

“Noi facciamo quel cazzo che vogliamo». Domenica sera hanno risposto così gli ultrà juventini allo speaker che, dopo i primi cori discriminatori contro i napoletani, recitava il solito, inutile appello al buon senso. Quelle parole sono più eloquenti persino dell’elogio della nocerinità sbandierato con le buone e con le cattive per fermare una partita in Lega Pro. Perché fanno capire che nell’Italia della costituzione più bella del mondo c’è ancora una zona franca dove le minime regole di convivenza e di rispetto non vengono rispettate. È lo stadio di calcio. E quando allo stadio non si può entrare, la violenza, sotto forma di minaccia più o meno velata, riesce a insinuarsi nel recinto spesso allentato tra le società e certi quartieri della tifoseria.

Il bivio La tregua nella precedente gara casalinga della Juventus era solo apparente: bisognava recitare la parte dei bravi scolaretti per evitare la mannaia del giudice sportivo e poter marcare il territorio proprio contro il Napoli”.

Qual’è la strategia di Stato, autorità di pubblica sicurezza ed istituzioni sportive?

“L’ultimo dietrofront sulla normativa anti-razzismo – non più l’automatismo della chiusura del settore alla prima infrazione, ma la condizionale per un anno – ne è un’ulteriore conferma. Ma se, a distanza di alcuni anni ormai dal varo delle misure «tornellistiche», il tifo violento continua ad agitare l’opinione pubblica e gli appassionati, è bene che ci si renda conto di essere arrivati a un bivio: o si attua un piano coerente d’azione, a più livelli, non limitato alla pura e semplice repressione, oppure è meglio lasciar perdere e dire chiaramente che la sceneggiata dell’indignazione del momento soppiantata via via dal silenzio si replicherà a ogni puntata. “

Ma quanti sono gli ultrà?

“Gli ultrà oggi Secondo il censimento della Direzione centrale della polizia di prevenzione, riportato nel libro C’era una volta l’ultrà , in Italia gli ultrà delle serie professionistiche sono 45.100 divisi in 412 club, con 52 gruppi di estrema destra, 17 di estrema sinistra e 8 di entrambe. I club più numerosi (e meglio organizzati) sono quelli di Verona, Roma, Napoli e Salernitana. I dati segnalano un decremento del totale dai 58.900 del 2007-08, pure in seguito ai divieti alle trasferte e all’introduzione della tessera del tifoso, fortemente osteggiata”.

Ed intanto gli stadi si svuotano…

” i settori degli stadi si sono svuotati e ora la Serie A (23 mila spettatori medi) ammira con invidia i record di presenze di Premier (36 mila) e Bundesliga (44 mila). La colpa è anche di chi gestisce lo show: abbagliato dai soldi delle tv, ha favorito la trasmigrazione dallo stadio reale a quello virtuale, disinteressandosi delle istanze dei tifosi «normali» abituati a seguire le partite dal vivo e di quelli potenzialmente interessati, rifugiandosi dietro la scusa di una legge sugli stadi vanamente attesa, preoccupandosi più delle beghe politiche che dei miglioramenti necessari al sistema. Anche gli ultrà, o meglio la parte sana che rappresenta tuttora la maggioranza di quel mondo, sono rimasti inascoltati. E questo è stato uno sbaglio. Adesso il popolo delle curve è meno numeroso dei favolosi anni Ottanta e Novanta, fa meno paura, è più disgregato, gruppi storici sono stati smembrati e spesso la violenza è opera di cani sciolti. Ancor più pericolosa, per certi versi, perché imprevedibile”.

Dialogo ma non complicità …

“Dialogo che non significa affatto complicità con quei gruppi che ancora godono di privilegi e pretendono un regime di extraterritorialità per gli stadi. No, quei rapporti malsani vanno interrotti una volta per tutte. Le società, piuttosto, creino confronti trasparenti e virtuosi con le tifoserie: l’Uefa ha istituito la figura del «supporter liaison officer», cioè del delegato ai rapporti coi sostenitori, ma in Italia devono ancora essere formati! Le istituzioni sostengano i trust di tifosi che anche da noi stanno prendendo piede (gestiscono, per esempio, i settori giovanili di Taranto e Sambenedettese). Insomma, si facciano le riforme perché così non si può più andare avanti”.