Vancouver 2010, Slalom: Razzoli e Moelgg carichi

Pubblicato il 26 Febbraio 2010 - 12:35 OLTRE 6 MESI FA

Vancouver 2010

Arriva il giorno dello slalom speciale uomini, ultima gara dello sci alpino ed ultimo appello per gli azzurri in questa Olimpiade che sta mandando in depressione anche i tifosi più sfegatati: adesso o mai più.

L’Italia domani manderà in pista l’emiliano Giuliano Razzoli, eroe padano tra le porte strette, gli altoatesini Manfred Moelgg e Patrick Thaler, oltre al trentino Cristian Deville.

Quest’ultimo si è ritrovato in squadra grazie al ritiro forzato per infortunio di Giorgio Rocca che, nei panni del padre nobile e veterano dello slalom, ha fatto gli auguri a tutti.

Il clima di attesa è fortissimo, tanto che il ct Claudio Ravetto nella conferenza stampa di presentazione della squadra invita a non parlare delle gare – e delle delusioni – passate.

Gli slalomisti non c’entrano e dunque neppure vanno caricati di responsabilità non loro e soprattutto di attese eccessive. Insomma, non bisogna metterli troppo sotto pressione perché l’equilibrio psicotecnico di uno slalomista – per il quale il minimo errore può essere fatale e l’inforcata è sempre in agguato – è delicatissimo.

Ed allora si aspetta domani confidando nella bravura e nella saggezza dell’allenatore francese Jacques Theolier, che oltralpe é stato un vero fabbricatore di talenti tra le porte strette, arrivato in Italia solo da pochi mesi.

“Sono stato chiamato proprio per questa gara del 27 febbraio”, dice sereno. E spiega subito la sua filosofia: “Non complichiamoci le cose con tanti discorsi. Io so solo che la neve è bianca e che noi ci siamo preparati molto bene. Faremo sicuramente bella figura. Basta che i ragazzi in gara si divertano sciando”. Detto così, pare tutto facile.

Perché non basta avere materiali buoni, non basta avere un buon allenamento alle spalle, non basta il bel tempo né la pista giusta. Ci vuole quel quid in più che sinora è davvero mancato.

A proposito di pista: è la parte finale della Dave Murray, un primo muro seguito da un breve piano e poi il lungo muro finale. “E’ la pista per noi, assomiglia molto a quella di Zagabria”, dice Ravetto, che ama la concretezza e conosce bene i suoi ragazzi, sa dove rendono meglio e dove rendono meno.

Evocare Zagabria non è un caso. Proprio sulla pista nei pressi della capitale croata Razzoli ha vinto poco più di un mese fa e Moelgg è arrivato terzo. I due – conferma Ravetto – sono le nostre punte, capaci di giocarsela ad armi pari con i temutissimi austriaci e con i francesi.

Thaler e Deville, invece, possono far bene se imbroccano la giornata giusta. Per Razzoli, classe 1984, campione padano-appenninico di Villa Minuzzo in quel di Reggio Emilia, questo slalom è inoltre molto evocativo.

L’esser emiliano richiama subito il suo conterraneo Alberto Tomba, ultimo sciatore italiano a vincere una medaglia olimpica.

Fu un argento proprio in slalom speciale, a Lillehammer il 28 febbraio del 1994. Una vita fa. Razzoli aveva 10 anni. E’ ora che finalmente arrivi una nuova medaglia, magari ancora da un emiliano.