Mandorlini, gogna da stadio: reciterà il mea culpa pubblico per 7 partite

Pubblicato il 21 Dicembre 2012 - 13:26 OLTRE 6 MESI FA
Andrea Mandorlini dovrà recitare il mea culpa pubblico allo stadio per 7 partite

VERONA – Il tecnico del Verona Andrea Mandorlini dovrà recitare pubblicamente allo stadio per 7 partite il mea culpa come punizione per i suoi reiterati comportamenti anti-sportivi. L’irrituale decisione, degna di un giudice pistolero del Texas più che della Commissione Disciplinare della giustizia sportiva, è stata inflitta in aggiunta alla squalifica di 4 giornate. Mandorlini è quello che dichiarava di odiare Livorno, quello che al termine del match all’Armando Picchi di Livorno mostrava il dito medio all’indirizzo dei tifosi di casa (mentre i tifosi dell’Hellas sporcavano la memoria del povero Morosini). Senza contare le corna a quei noti terroni del Cittadella (Padova).

“Prima di parlare della partita, voglio affermare con forza e convinzione di credere fermamente al rispetto dei valori sportivi e della funzione di unificazione sociale del calcio”: questo è il testo che l’allenatore ultras dovrà leggere di fronte al pubblico. Sperando che non gli scappi da ridere, come quando per festeggiare la promozione in B guidò le celebrazioni al Bentegodi con cori razzisti contro i rivali della Salernitana. Lui rideva quando il coro intonava “Salerno vaffanculo”, rideva quando tutti in coro cantavano “Ti amo terrone ti amo”, con i giocatori sudisti non si sa se più imbarazzati o offesi (senza contare l’incomprensione di fondo del testo surreale ma privo di odio dei demenziali Skiantos). Senso dell’ironia che latita anche quando un ragazzino a Napoli gli offre in segno di omaggio e distensione una maglietta con su scritto “Benvenuto al Sud”: Mandorlini lo caccia via in malo modo, rifiuta la maglietta e dice al ragazzino di andarla a consegnare ai tifosi del Napoli. Palma per la scelta più grottesca, invece, alla Disciplinare: non s’era ancora mai visto l’atto di dolore pallonaro.