Lotta Champions: vincono Lazio, Udinese e Napoli. Inter e Roma affondano

Pubblicato il 26 Febbraio 2012 - 22:41 OLTRE 6 MESI FA

Ezequiel Lavezzi(LaPresse)

ROMA – Udinese e Lazio ci sono, il Napoli prende l’ultimo treno mentre affondano Inter e Roma. Sono i responsi, in chiave terzo posto, della venticinquesima giornata.

L’Inter si presenta al San Paolo con il piglio di una provinciale di bassa classifica in casa del Barcellona: tutti dietro, muro e che “Dio ce la mandi buona”. Lo stratagemma, non esattamente da buongustai del calcio, funziona per un tempo: l’Inter barcolla ma non molla. Poi, in avvio di ripresa, Claudio Ranieri decide di esagerare: fuori Forlan e Sneijder e dentro Pazzini e un altro difensore, Cordoba.

L’Inter, insomma, si mette a specchio, ma è uno specchio deformante. Per qualche minuto c’è persino l’illusione che funzioni, poi Cavani ruba palla, serve Dzemaili che inventa per Lavezzi: 1-0. L’Inter, a quel punto, non ha più gli uomini per fare gioco e il Napoli rischia più volte di dilagare. Poi il Napoli resta in dieci per l’espulsione di Aronica ma l’Inter spaventa il Napoli una sola volta con un colpo di testa di Pazzini. Il Napoli, insomma, prende l’ultimo treno per il terzo posto. L’Inter affonda sempre più e se non dovesse arrivare la rimonta Champions col Marsiglia l’aria, per Ranieri, diventerebbe irrespirabile.

All’Olimpico di Roma, invece, la prima notizia è che dopo una settimana di quadriglia, sulla panchina della Lazio c’è ancora seduto Edy Reja. La seconda è che la Lazio, pur senza strafare, ha la meglio per 1-0 sulla Fiorentina. A decidere è il solito Miroslav Klose, innescato da Hernanes. La Fiorentina, nella ripresa, ci prova un po’ in tutti i modi: tanti corner e un gol annullato a Cerci. Il pari però non arriva e la classifica per la viola inizia a diventare pericolosi: i punti sono solo 28, e la serie b è solo 4 punti più giù. Vista come è finita l’anno scorso per la Samp i viola farebbero bene a darsi una svegliata.

A Bologna l’Udinese ritrova contemporaneamente Totò Di Natale, gol e vittoria. Finisce 3-1  per i friulani: il primo gol, però, è dubbio visto che arriva su un calcio di rigore trovato e trasformato proprio da Di Natale per un fallo che sembra avvenuto qualche centimetro fuori dall’area. Nella ripresa, poi, Basta trova uno dei gol più belli della giornata e sembra archiviare la pratica. A meno di 10 minuti dalla fine, poi, arriva il gol di Kone che illude il Bologna ma subito dopo è Floro Flores a chiudere i giochi.  Morale: se c’è Di Natale l’Udinese può correre ancora per il podio.

A Bergamo la Roma affonda travolta da German Denis (tripletta), dalle ripartenze dell’Atalanta, dal nervosismo e da scelte di Luis Enrique che non mancheranno di far discutere. Doveva essere la partita per il rilancio in chiave terzo posto e invece è la partita che affossa la Roma e consegna la prima stagione americana alla definizione ufficiale di “anno di transizione”. Non il massimo prima del derby.

Poi ci si mette anche l’allenatore che esclude “misteriosamente” De Rossi. Nel dopo partita Luis Enrique parla di “scelta tecnica”, dice che “non ha visto pronto il giocatore”. Un po’ di luce la fanno Sabatini e Baldini: De Rossi si presenta in ritardo alla riunione tecnica e il tecnico sceglie la linea dura. Durissima, visto che un ritardo viene giudicato e sanzionato in modo analogo a un pugno a un compagno (quello di Osvaldo a Lamela di qualche mese fa). Con le punizioni ritorna l’arbitro Damato (lo stesso della disfatta di Firenze) e delle espulsioni: allora furono tre gol e tre rossi, oggi sono 4 gol e due rossi (Osvaldo e Cassetti). Come la si rigiri per la Roma è una giornata da incubo. Nel derby, oltre a Osvaldo, non ci sarà neppure Gago: era diffidato, ha preso il giallo.

Altra partita altro “affondamento”, quello del Palermo: condizionato però da un’espusione record, quella di Balzaretti dopo un minuto appena. In Siena il casa vince 4-1 e prende tre punti ossigeno per la salvezza. Nonostante l’uomo in meno il Palermo con Budan trova anche il vantaggio. Poi, però, è un monologo bianconero. La squadra di Sannino pareggia con un rigore di Terzi e poi affonda con Bogdani, Rossettini, e Brienza. Troppi, per la squadra di Mutti, 89 minuti con l’uomo in meno. Anche il rigore del pareggio, va detto, è discutibile.

Sale, invece, il Catania che vince netto 3-1 con il Novara.  Dopo un primo tempo di spazi chiusi i siciliani sbloccano con Bergessio, poi raddoppiano con Marchese (capolavoro al volo da calcio d’angolo) e archiviano la pratica con Gomez. Per il Novara, alla fine, accorcia Rubino. La squadra di Mondonico è anche sfortunata, coglie due pali, ma il Catania di Montella sembra di un’altra categoria.

Chievo Cesena finisce invece 1-0: un risultato che sa di quasi salvezza per i veronesi e quasi di condanna per i romagnoli. Certo, di partite ne mancano ancora: ma con 33 punti il Chievo è a -7 dalla salvezza sicura mentre per il Cesena, ultimo a 16, sono 10 i punti che lo dividono dalla permanenza in A. Troppi per una squadra che continua a cambiare giocatori e allenatori senza trovare il bandolo della matassa. Oggi, poi, prima del gol di Moscardelli, a complicare la vita ai romagnoli, anche l’espulsione di Lauro.

Colpo grosso, in zona salvezza, per il Lecce che va a vincere 2-1 in casa del Novara. La squadra di Cosmi prima soffre e poi, in chiusura di primo tempo, trova il vantaggio grazie a Muriel in contropiede. In avvio di ripresa, però, il Cagliari pareggia: rigore concesso per un fallo di mano (da rivedere) e trasformato da Larrivey. Dieci minuti dopo, però, è Bertolacci a segnare il gol partita. Certo, il risultato di Siena non aiuta, ma il Lecce è vivo e la salvezza resta a soli due punti. Con 14 partite da giocare, si può fare.

Sull’1-1 di sabato sera tra Milan e Juventus, invece, è stato scritto di tutto. La novità è che la notte non ha portato consiglio a nessuno. Anzi. Il giorno dopo gli animi sono ancora tesissimi. Mentre il presidente degli arbitri Nicchi si dice “addolorato” per gli errori di Tagliavento & co, il Milan butta nuova benzina sul fuoco mettendo nero su bianco che con la Juve si parte sempre in svantaggio. Vecchie storie, insomma. Storie che ci accompagneranno, purtroppo, fino a fine campionato a meno che una delle due non decida di andarsene in fuga per tempo. Forse sarebbe meglio.

Sempre sabato, nel primo anticipo, è arrivato un pari in rimonta per il Genoa. In casa con il Parma ci ha messo una pezza Palacio, capace con una doppietta di rimediare lo 0-2 iniziale. Il risultato, però, non risolve i problemi della squadra di Marino che rimane troppo fragile dietro. Per il Parma, a conti fatti, un punto può andare bene. Certo, per come si era messa…