Bohème a Caracalla, debutto senza musicisti. Sciopero, c’è solo il pianoforte

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Luglio 2014 - 10:44 OLTRE 6 MESI FA
Bohème a Caracalla, debutto senza musicisti. Sciopero, c'è solo il pianoforte

Bohème a Caracalla, debutto senza musicisti. Sciopero, c’è solo il pianoforte

ROMA – La pioggia da una parte, lo sciopero dall’altra. Una Bohème che è un eufemismo definire “sfortunata” e che alla fine è andata in scena in forma ridottissima, con il solo pianoforte a fare da accompagnamento musicale.

La prima a Caracalla della Bohème firmata da Davide Livermore è stata fino all’ultimo a rischio di annullamento, in seguito alle defezioni degli orchestrali aderenti alle sigle Slc-Cgil e Fials-Cisal (in agitazione perché contrari a un accordo firmato invece da Cisl e Uil con la Fondazione Teatro dell’Opera). Poi, il sovrintendente Fuortes è salito sul palco per annunciare la volontà di ‘‘rispettare il diritto di sciopero” e di qui la decisione del direttore d’orchestra Daniele Rustioni di andare in scena con l’accompagnamento del solo pianoforte. Una doccia fredda per la platea che aveva già iniziato a mormorare avendo atteso più di mezz’ora l’inizio dello spettacolo.

Ma poi nello sconcerto generale, tra chi nel pubblico ha scelto di andare via e chi invece ha preferito rimanere, questa sfortunata Bohème è riuscita a debuttare. Certo, ci si aspettava un’altra serata, anche perché il capolavoro pucciniano mancava a Caracalla addirittura dal 1967. Chi è rimasto in platea ha comunque fatto sentire il calore degli applausi ai protagonisti e alla pianista Enrica Ruggiero che da sola ha suonato l’intera partitura.

In questo nuovo allestimento (in coproduzione con il Palau de les Arts Reina Sofìa di Valencia) il palco diventa un enorme atelier: la scelta di Livermore è ricaduta su un’ambientazione di fine ‘800, arricchita dalla magia dell’Impressionismo, con i quadri di Monet e Renoir, Cezanne e Van Gogh. Attraverso un sapiente gioco di luci e immagini animate, le tele e le rovine di Caracalla (anch’esse ”dipinte” grazie alla tecnologia del videomapping, particolarmente duttile e del tutto compatibile con i vincoli archeologici) si fondono con le voci dei protagonisti e la perfetta partitura pucciniana. E poi la neve, che per magia nel terzo atto ha imbiancato spettatori e palco, in un effetto scenico che ha accresciuto la suggestione di quest’opera emblema di romanticismo.

”Come un proto-storyboard, nel quale ogni accordo determina un’azione sul palcoscenico”, ha dichiarato ancora il regista, questa Bohème ha il merito di non voler stupire a tutti i costi, ma solo di raccontare una storia che dopo secoli irretisce ancora con la sua prepotente seduzione.