Cancellieri, caos tessere Pd, Alfano e le primarie Pdl: prime pagine e rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Novembre 2013 - 08:36 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Più sgravi ai redditi bassi”. Forza, vendete (e giù le tasse). Editoriale di Francesco Giavazzi e Alberto Alesina:

“Ciò che ci impedisce di ridurre le tasse — aumenteranno di 1,2 miliardi di euro nel 2014 — non è il deficit, ma il debito che continua a crescere. Alla fine dell’anno raggiungerà il 133% del Prodotto interno lordo (Pil), trenta punti in più in un decennio. Nonostante i tassi siano molto bassi, oggi spendiamo 85 miliardi l’anno per gli interessi, il 5,4 per cento del Pil. Ma prima o poi i tassi aumenteranno: sia perché saliranno i tassi americani, sia perché il nostro spread si allargherebbe di nuovo se gli investitori si preoccupassero di un debito troppo elevato. È indispensabile quindi farlo scendere, allontanandoci da una soglia di guardia che preoccupa gli investitori e ci espone al rischio che un giorno i mercati possano rifiutarsi di sottoscrivere i titoli emessi dallo Stato.
Ci sono due modi per ridurre il debito: tassare la ricchezza privata mediante un’imposta patrimoniale (che dovrebbe essere assai elevata per ridurre significativamente il debito), oppure ridurre lo spazio che lo Stato occupa nell’economia privatizzando imprese e vendendo immobili. A noi pare che la seconda sia la strada da seguire dato il vasto spazio che Stato e amministrazioni pubbliche occupano nella nostra economia.
Si era cominciato a farlo negli anni Novanta. Poi, governo dopo governo, sia di centrodestra che di centrosinistra, si è ricaduti in un vecchio errore: illudersi che la «politica industriale», cioè dirigismo e imprese pubbliche, possano produrre crescita. Invece, come si è visto anche recentemente con i casi di Finmeccanica e Alitalia (e come accade ogni giorno in modo meno visibile in migliaia di imprese controllate da Comuni e Regioni) finiscono per generare corruzione e costare miliardi ai contribuenti. Ha ragione quindi il ministro Saccomanni a insistere con le privatizzazioni.
Ma non appena si parla di privatizzare, si levano cori indignati sul «valore strategico» di questa o quell’impresa, su quanto sia essenziale che essa rimanga «italiana». E subito si ricordano i «disastri» delle privatizzazioni del passato. Spesso questi cori servono solo a proteggere una cordata di imprenditori italiani, come quelli che acquistarono Alitalia dopo che lo Stato si era accollato 3 miliardi di debiti e che, trascorsi solo cinque anni, sono falliti una seconda volta”.

Detrazioni sulla casa e cuneo fiscale. Bonus di 200 euro fino a 30 mila euro. Scrive Roberto Bagnoli:

“Cuneo, casa e crescita. Su questi tre concetti la legge di Stabilità, che in questi giorni è in commissione al Senato, verrà sostanzialmente riscritta. Per il cuneo, sul quale tuttavia il governo aveva lasciato mano libera al Parlamento e parti sociali, si sta andando verso un abbassamento della platea sotto i 30 mila euro lordi di reddito. In soldoni significa 200 euro netti all’anno in più in busta paga da erogare probabilmente in un’unica rata. Per il nuovo regime fiscale per la casa, che tutta la maggioranza vuol rendere più semplice, si profilano detrazioni obbligatorie sulla Tasi per le famiglie in base al reddito e al numero dei componenti. Questa modifica – «la prima che faremo» – è stata annunciata dal ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta”.

Un partito bifronte. Difende il ministro, non esclude la crisi. La nota politica di Massimo Franco:

“Il paradosso del Pdl è che oggi si presenta in Parlamento come difensore del ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, impigliata nel caso della scarcerazione di Giulia Ligresti; e dunque come fattore di stabilizzazione per il governo delle «large intese». Ma in parallelo è considerato la minaccia più pericolosa per la coalizione guidata da Enrico Letta: le conseguenze che evoca in vista della decadenza da senatore di Silvio Berlusconi non escludono il tentativo di provocare una crisi. È probabile che palazzo Chigi riemerga da entrambi gli appuntamenti ancora in piedi. Ma il logoramento è vistoso: tanto che soltanto non cambiando nulla può sperare di sopravvivere. Anche un rimpasto, in un momento come questo, potrebbe risolversi in un azzardo.
È soprattutto la guerra di trincea in atto nel centrodestra a rendere le prospettive incerte. La leadership berlusconiana continua a essere perpetuata a parole e smentita nei fatti: nel senso che dell’unità invocata dal Cavaliere non c’è traccia; e che il dualismo con Angelino Alfano sta prendendo una piena sempre più difficile da correggere senza una marcia indietro plateale dell’uno o dell’altro. Il vicepremier continua a bocciare il ritorno a Forza Italia, vedendoci il cedimento a un manipolo di estremisti e uno «splendido isolamento» foriero di sconfitte elettorali e conflitti tra correnti”.

Caos tessere nel Pd, tra Cuperlo e Renzi battaglia sui risultati. Articolo di Ernesto Menicucci:

“La «guerra dei numeri», su chi ha vinto i congressi provinciali, diventa un botta e risposta tra Gianni Cuperlo e Matteo Renzi. Vittoria simbolica, visto che a decidere saranno le primarie dell’8 dicembre, ma significativa: in gioco è la leadership sugli iscritti.
Avevano iniziato i renziani, conteggiando «45 successi o previsioni di successo», contro le «41 vittorie dei cuperliani». E ieri sono arrivate le repliche: «Su 250 mila votanti — dicono nel comitato del deputato triestino — più del 50% si è espresso per candidati che sostengono Cuperlo». Nel dettaglio, si specifica che «ci sono 49 segretari con Cuperlo, 35 con Renzi, uno con Pippo Civati. Mentre altri 7 non hanno ancora espresso la loro preferenza».
Dal quartier generale di Renzi, replica Luca Lotti: «A chi giova dare dati falsi? Si aspetti il risultato definitivo». E insiste: «Ricordo tra l’altro che lo stesso Renzi a Firenze ha votato per un segretario provinciale che sostiene Cuperlo. Oltre ai numeri dei candidati segretari perché non vengono resi noti anche i loro nomi?». Controreplica dei cuperliani: «Sorpresi da reazioni sopra le righe. I dati sono pubblici: il primo round va a noi», dice Patrizio Mecacci. Basta? Macché. Stefano Bonaccini, renziano, snocciola tutti i segretari che sarebbero vicini al sindaco di Firenze: «Siamo 47 a 38 per noi, compresi gli unitari». E giù con l’elenco dettagliato, del «chi sta con chi», da nord a sud”.

La prima pagina di Repubblica: “Cancellieri: se serve, me ne vado”.

Il Fatto Quotidiano: “Adesso la Cancellieri vuole pure l’applauso”.

Leggi anche: Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Morry’s bar”

Leggi ancheAndrea Scanzi sul Fatto Quotidiano: “Nosotti, Alciato e il non senso delle interviste”

La Stampa: “Cancellieri: pronta a lasciare”.

Missione Marte, ora tocca all’India. Articolo di Giovanni Bignani:

“Tra poche ore, in silenzio, una noce di cocco verrà spaccata con un colpo preciso ai piedi del Pslv, il lanciatore indiano (alto 44 metri) in partenza dal poligono di Srihanikota, nell’Andra Pradesh. È la tradizionale cerimonia portafortuna, fatta prima di tutti i lanci spaziali indiani dal responsabile della missione, che deve dimostrare di avere ancora la mano ferma. E di fortuna questa missione avrà molto bisogno: a bordo del Pslv c’è la prima sonda indiana verso Marte. Si chiama Mangalyaan (in sanscrito, la nave per Marte) e, se tutto va bene, arriverà ad inserirsi in un’orbita intorno a Marte tra meno di un anno. Ma arrivare al pianeta rosso non è facile. In 50 anni ci sono riusciti russi, americani, europei e giapponesi, ma a caro prezzo: in media, su oramai molte decine di tentativi, solo uno su due riesce”.

Il Giornale: “Sinistra salva ladroni”.