Il Fatto: “Napolitano arresta procura Palermo. I super-redditi dei manager Pa”

Pubblicato il 17 Luglio 2012 - 01:48| Aggiornato il 18 Luglio 2012 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Napolitano arresta la procura di Palermo”, titola a tutta pagina il Fatto Quotidiano del 17 luglio 2012. “Per far distruggere le sue telefonate con Mancino – scrive il Fatto – nell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, il Quirinale solleva un conflitto di attribuzioni alla Consulta contro i pm. Che replicano abbiamo seguito la legge”.

“Il Colle: difesa delle istituzioni” con questo titolo Eduardo Di Blasi racconta il “non ci sto” del Capo dello Stato. Dalla colonna accanto Marco Lillo passa la parola a Gerardo D’Ambrosio, senatore Pd che dà ragione a Messineo. “La procura di Palermo ha rispettato la legge e io al loro posto avrei fatto esattamente lo stesso”. Sotto lo stesso cappello di apertura Marco Travaglio si chiede “Cosa si sono detti al telefono Mancino e Napolitano? Impossibile saperlo: le conversazioni sono stralciate, segregate e destinate quasi certamente alla distruzione”. Infine Bruno Tinti spiega che “Il codice parla chiaro. Napolitano usa lo stesso strumento che ha usa o B. quando un Parlamneto per cui mancano gli aggettivi sollevò conflitto avanti alla Corte costituzionale su “Ruby nipote di Mubarak”.

Chiude Marco Travaglio che titola il suo editoriale così: “Lo zio di Mubarak”. “Dunque non eravamo pazzi, noi del Fatto – osserva Travaglio – a occuparci con tanto rilevo e in beata solitudine delle telefonate Quirinale.Mancino sulla trattativa Stato-Mafia. Se il presidente della Repubblica interpella addirittura la Consulta, alla vigilia del ventennale della strage di via D’Amelio”.

Il taglio centrale è dedicato invece alle dichiarazioni dei redditi 2010 dei manager che ricoprono cariche pubbliche. “I veri ricchi lavorano per lo Stato”, scrivono Feltri e Tecce. “Altro che i politici: da Arcuri (Invitalia) a Zappa (Finmeccanica ), ecco quanto guadagnano i vertici di istituzioni e partecipate del tesoro”. In pagina le foto e i numeri di Giuseppe Orsi, Antonio Mastrapasqua e Giuseppe Bonomi.

A chiusura di pagina Oliviero Beha con “Alfano, Lucio Il padrone è padrone” e Loretta Bertolotti, cancelliere della Procura di Milano: “Vi racconto il fax della non giustizia”.