Gradisca d’Isonzo (Gorizia) e Torino, protesta nei Cie: gli immigrati si cuciono la bocca

Andrea Andrei *
Pubblicato il 24 Novembre 2010 - 21:33 OLTRE 6 MESI FA

Sembra una vicenda ambientata nell’inferno dantesco. Una cosa talmente impressionante che nell’immaginario collettivo corrisponde a una punizione divina, e anche fra le più terribili.

E invece no, è tutto vero. E non siamo all’inferno, ma nei Centri di identificazione e di espulsione di Gradisca d’Isonzo e di Torino.

Luoghi di disperazione, i Cie, in cui nelle ultime ore gli immigrati hanno dato vita a una protesta silenziosa ma violentissima. Stavolta si fanno meno barricate, meno scontri con la polizia. Ma tanto autolesionismo. Al centro della protesta, la legge Bossi-Fini sull’immigrazione, ma anche il decreto Maroni, che ha allungato a sei mesi la permanenza nelle strutture di identificazione. E ovviamente le condizioni di vita all’interno dei Centri e l’imminente rimpatrio di molti.

Da tre giorni gli immigrati hanno impugnato le armi, una battaglia combattuta con ago e filo. In quindici, probabilmente irregolari tunisini che sarebbero stati rimpatriati dopo poche ore, si sono cuciti le labbra. I casi accertati però per adesso sono quattro: un solo immigrato è stato portato all’ospedale di Gattinara, da dove è riuscito a fuggire. Gli altri tre si sarebbero rifiutati di essere curati.

La voce delle proteste si è sparsa velocemente, raggiungendo anche altri Cie italiani, come quelli di Bologna, Bari e Lamezia Terme, dove decine di migranti hanno ingerito lamette, vetri rotti, batterie e forbicine.

A Gradisca le rivolte sono quasi all’ordine del giorno. Nella notte fra venerdì e sabato una quindicina di immigrati hanno tentato la fuga (senza successo) salendo sui tetti. Martedì pomeriggio sono state dati alle fiamme materassi, coperte e lenzuola. Sono dovuti intervenire i vigili del fuoco.

Al momento il Cie di Gradisca arriva difficilmente a ospitare 130 immigrati, anche se è stato progettato per circa 250 posti. A dicembre partiranno i lavori di potenziamento della sicurezza, per un costo di un milione e 600 mila euro. In quell’occasione il centro sarà svuotato, ma non è ancora stato deciso se verrà mantenuta la capienza attuale o se verrà ampliata. I sindacati di polizia avvertono: nella “polveriera” di Gradisca la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare.

*Scuola di Giornalismo Luiss