“Innocenza dei musulmani”: un complotto copto contro i Fratelli Musulmani?

Pubblicato il 14 Settembre 2012 - 12:31 OLTRE 6 MESI FA
L’innocenza dei musulmani, fotogramma dal trailer

ROMA – “L’innocenza dei musulmani”, anzi è sufficiente dire i 14 minuti del “Muhammad Movie Trailer”, non è la causa diretta dell’attentato in cui ha perso la vita l’ambasciatore americano in Libia (un’azione così non si improvvisa o realizza emotivamente): assomiglia piuttosto a un dispositivo incendiario a orologeria piazzato sotto la sedia di Morsi, il leader egiziano e confezionato da mani e teste cristiano copte istruite al Cairo. Il bersaglio  sono i Fratelli Musulmani che, raggiunto il potere al culmine di un processo cominciato con la primavera araba, tentano di accreditarsi come forza moderata che non spaventi l’Occidente e concili allo stesso tempo la ragione sociale della loro investitura.

Morsi, che ricevette indirettamente l’endorsement di Obama quando questi stoppò le pretese della giunta militare contro le deliberazioni democratiche del popolo egiziano, cammina sul filo dell’equilibrista. L’obiettivo del caos prevedibile suscitato dal film non è Maometto ma la difesa degli interessi della comunità cristiana in Egitto, una minoranza del 10% ricca e cosmopolita preoccupata dal rovesciamento del vecchio regime di Mubarak che gli assicurava  sicurezza e protezione in un ambiente radicalmente ostile. Come inizia infatti il trailer? Con un assalto alle proprietà cristiane di una massa di musulmani inferociti mentre un poliziotto ostentatamente fa finta di non vedere.

Un conflitto di classe con pretesti religiosi. Fuori dalla finzione artistica di un brutto film, la discriminazione dei cristiani in Egitto è reale e già agli albori della primavera araba aveva assunto i tratti di una vera persecuzione, con attentati, spoliazioni e confische. Nel silenzio pressoché totale di ogni istituzione, a cominciare da quella della Chiesa di Roma che, per motivi di real politik e di sopravvivenza non è andata oltre generici appelli alla convivenza pacifica. Di megafoni per farsi sentire i copti non dispongono.

Che il film sia attribuibile a un regista israelo-americano finanziato da 100 fantomatici generosi investitori ebrei non è vero. Il sedicente regista ebreo israeliano Sam Bacile che al Wall Street Journal aveva insultato l’Islam chiamandolo “cancro”, non è chi dice di essere ed è stato smascherato. L’Associated Press ha investigato sul suo nome e su un altro protagonista defilato con cui aveva preso contatto a nome Nakoula Basseley Nakoula: seguendo il cellulare del primo ha scoperto che sono la stessa persona. Nakoula è un copto di origine egiziana che vive a Cerritos, Los Angeles. Mesi fa era in Egitto a raccogliere fondi. Presso il sindacato dei cinematografia risulta il nome di un produttore registrato come Abenob Nakoula Basseley. Interpellato nega di essere Sam Bacile ma ammette di essere un copto egiziano.

Credergli sulla parola è difficile: è stato in carcere 21 mesi, ha dovuto risarcire vittime di raggiri per 790 mila dollari, è un habituè del cambio di identità. Un mistero, quindi, come quello di un film che nessuno ha realmente visto per intero. Da giugno circola su Youtube un trailer, ma che una mano ha postato qualche giorno fa sul sito web ufficiale dei gruppi copti con i sottotitoli in arabo. Il sito appartiene a Morris Sadek, attivista copto egiziano che vive in Virginia, titolare appunto dei siti copti e avvocato considerato una vera eminenza grigia della comunità cristiana.

Guarda caso il timing del caricamento del video incriminato cade proprio nell’imminenza del tour di Morsi in Occidente e giusto in tempo per imbarazzare Obama alle prese con la campagna per la rielezione. Morsi non ha potuto evitare di difendere l’intangibilità del Profeta  a costo di apparire debole e quasi riluttante a condannare l’assassinio dell’ambasciatore Stevens e a proteggere con più risolutezza l’ambasciata americana al Cairo dalla folla inferocita e abilmente sobillata.

E infatti, Obama che pure aveva confidato nel dialogo con i Fratelli Musulmani deve constatare che se l’Egitto non è un nemico nello scacchiere mediorientale, non è nemmeno un alleato. Nonostante i due miliardi di dollari in aiuti annui, nonostante la promessa, al momento congelata, della remissione del debito di un miliardo. Parliamo dello stesso Morsi che è stato ricevuto ieri (13 settembre) dal presidente del Consiglio Monti e con cui ha sottoscritto un “partenariato strategico” che prevede piena collaborazione politico-economica, accordo triennale di collaborazione, una dichiarazione congiunta per chiedere ad Assad di andarsene e metta fine alla tragedia siriana. Quando è stato organizzato il tour di Morsi, iniziato significativamente proprio con l’Italia, nessuno poteva prevedere che dalla California, la piccola bomba mediatica del complotto copto deflagrasse con questa intensità.