Milano, messa in scena alla Scala la “guerriglia” anti governo

Pubblicato il 7 Dicembre 2010 - 21:53| Aggiornato il 8 Dicembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Annunciata, puntuale, inevitabile: davanti al Teatro Alla Scala a Milano subito messa in scena la “guerriglia” anti-governo.

Colpi di manganello, cariche delle forze dell’ordine, lancio di petardi e bombe carta da un lato e di lacrimogeni dall’altro. Con dieci appartenenti alle forze dell’ordine leggermente feriti. Questo il bilancio in Piazza della Scala, prima della Prima, dei tafferugli scoppiati tra i Collettivi studenteschi e universitari durante la manifestazione che ha coagulato nel salotto buono di Milano, oltre ai giovani studenti, anche immigrati e lavoratori dello spettacolo.

Non sono mai riusciti scavalcare la doppia fila di transenne che blindava Piazza della Scala. Ma i circa cinquanta giovani dei Collettivi studenteschi erano comunque giunti in linea d’aria evidentemente troppo vicini all’ingresso del teatro dal lato di via Santa Margherita – con i loro striscioni anti-Gelmini e anti-Berlusconi – e indossando stavolta (ironici) cappellini da Babbo Natale e qualche casco. Troppo vicini soprattutto per possibili lanci di uova e pomodori.

E cosi’, dopo un primo contatto, quando gli agenti in assetto antisommossa sono riusciti a respingerli indietro di una decina di metri, dando vita ad una prima scaramuccia, c’è stata la vera e propria carica, a cui ne è seguita un’altra. Sono volati colpi di manganello da un lato, e dall’altro lancio di tre bombe carta. E cosi’ Piazza della Scala, a circa tre quarti d’ora dall’inizio della prima, si e’ trasformata in un’arena: pochi minuti di scontri durante i quali i manifestanti sono stati ricacciati indietro da carabinieri e polizia, fino all’ingresso di Palazzo Marino, ad ”invadere” lo spazio della protesta ”pacifica” della piazza quella dei lavoratori dello spettacolo, degli immigrati che avevano inscenato una protesta con tanto di torre di legno a simboleggiare le manifestazioni di Via Imbonati a Milano e della gru a Brescia.

Il bilancio dei tafferugli è di dieci appartenenti alle forze dell’Ordine feriti, tra cui un dirigente della polizia, al capo. La manifestazione era cominciata tranquillamente con i sindacalisti dei lavoratori dello spettacolo, che avevano tappezzato le transenne che blindavano la Piazza con i loro striscioni e i rappresentati degli immigrati che manifestavano sotto il modelli di un torre di legno, alta cinque metri, per ricordare a chi entrava nel teatro le iniziative di via Imbonati e quella sulla gru di Brescia. A circa mezzora dall’inzio della Prima, e mentre dalle prime berline scendevano vip, toilette griffate e politici, sono cominciati gli scontri. Alla fine gli studenti e gli immigrati confinati dall’altro lato della piazza, hanno scandito a lungo il nome del Capo dello Stato. ”Napolitano alza la mano. Presidente aiutaci siamo disperati”. Poi la manifestazione si e’ conclusa non prima di un lancio di due uova e un pomodoro che, peraltro, non sono giunti a bersaglio cadendo a diversi metri dagli stivali di una decina di carabinieri.

Al suo arrivo alla Scala il presidente della Repubblica Napolitano ha incontrato una delegazione dei lavoratori della Scala preoccupati per i tagli alla cultura. ”Bisogna discutere molto in questo Paese su quali scelte debbano essere fatte tenendo conto – ha sottolineato – delle prove severe che avremo davanti i prossimi anni e che esigono scelte su quali spazi dare alla cultura in tutti i suoi aspetti e tra questi il teatro è una delle realtà fondamentali della nostra grande capacità di primato culturale”.

Il maestro Barenboim, prima di dirigere la Valchiria, ha parlato a nome del teatro. E’ uscito dalla buca e in platea con un microfono in mano ha detto poche parole e soprattutto ha voluto leggere l’articolo 9 della Costituzione italiana. ”La Repubblica – ha sottolineato – promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”. Barenboim, dopo aver espresso la sua felicita’ per essere alla prima a dirigere Valchiria e per essere stato dichiarato maestro scaligero ha aggiunto: ”Per tale titolo e anche ai nomi dei colleghi che cantano, ballano e lavorano non solo qui ma in tutti i teatri, sono qui per dirvi a quale punto siamo profondamente preoccupati per il futuro della cultura nel paese e in Italia”.

In un clima che si prevedeva teso non stupisce l’assenza del ministro per i Beni culturali Sandro Bondi. Da ambienti vicini al ministro si fa notare però che Bondi è da questa mattina in Senato, impegnato nelle votazioni della legge finanziaria.

”Avrà altro da fare”, così il sovrintendente alla Scala Stephane Lissner ha commentato l’assenza del ministro della Cultura. ”Non commento, mi dispiace”, si è limitato ad aggiungere.

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