Interrogato, imbarazzato, umiliato con la panna in faccia: il giorno più brutto di Rupert Murdoch

Pubblicato il 19 Luglio 2011 - 16:12 OLTRE 6 MESI FA

Rupert Murdoch

ROMA – I “momenti più umilianti della vita” arrivano anche per i miliardari che hanno fondato imperi: lo dimostra Rupert Murdoch, che così ha definito la propria comparizione davanti alla Camera dei Comuni a Londra davanti alla commissione parlamentare Cultura, Media e Sport.

E l’umiliazione per il miliardario editore è terminata con un piatto pieno di panna lanciatogli in faccia da un uomo che è entrato in Aula interrompendo l’audizione.

Il tycoon australiano ha negato ogni responsabilità nelle vicende che, da ultimo, hanno visto la morte dell’ex cronista del News of the World Sean Hoare: tantissimi i “non so”, i “mi era stato chiesto”, “mi era stato detto di farlo” durante l’audizione. Quasi che non si trattasse del più importante e potente editore e produttore del mondo, padrone di oltre sessanta tra quotidiani e riviste, svariate reti televisive e canali satellitari e due case editrici.

Rupert Murdoch ha declinato ogni responsabilità, dichiarando che non vi è alcuna prova che Rebekah Brooks, Les Hinton o altri dirigenti di News International fossero al corrente delle intercettazioni. ”Mi fidavo di Rebekah Brooks, mi fido di Rebekah Brooks. Ecco perché non ho accettato le sue dimissioni”, ha detto Murdoch in commissione Cultura di Westminster.

Il tycoon, dubbioso e titubante su tutti i fronti, ha ammesso però di essersi accorto che “abbiamo rovinato il rapporto di fiducia con i nostri lettori”. ”Abbiamo perso la fiducia dei nostri lettori, ma siamo stati chiaramente ingannati e sta alla polizia scoprire da chi. Non è il mio lavoro entrare nel lavoro della giustizia”.

Murdoch ha rifiutato di assumersi la responsabilità finale dello scandalo delle intercettazioni. ”No”, ha detto il tycoon australiano. Interrogato su chi sia il responsabile, il magnate ha risposto: ”La gente alle mie dipendenze o forse la gente alle loro dipendenze”:

Rispondendo a monosillabi, ‘si’, ‘no, ‘si’, ‘no’, Rupert Murdoch ha detto di aver sempre detto la verità ma di ”essere stato chiaramente ingannato”, e di non sapere che News of the World avesse pagato poliziotti in cambio di informazioni nel 2003. Murdoch ha anche detto di non aver mai pensato alle dimissioni.

”Ho 53 mila dipendenti e delego a altri la gestione degli affari correnti. Non è una scusa ma una giustificazione”, ha detto Murdoch alla commissione dei Comuni. ”News of the World era l’un per cento di News Corp”.

Murdoch ha anche detto di non esser stato informato dei maxi risarcimenti con cui News International ha chiuso i casi di intercettazioni di Gordon Taylor e Max Clifford prima che arrivassero in tribunale.

L’editore ha detto di essere stato ”scioccato, sconvolto e pieno di vergogna” nell’apprendere, due settimane fa, che il cellulare di Milly Dowler, la ragazzina uccisa da un maniaco nel 2002, era stato intercettato. Al tycoon era stato chiesto da quanto tempo sapeva delle intercettazioni ”sistematiche” presso il News of the World.

Ma per quanto riguarda le vittime dell’11 settembre 2001, il magnate ha detto che  “Non c’è prova che siano state spiate da giornalisti di News Corp”. ”Non posso credere che possa essere successo a nessuno in America”, ha detto Murdoch: ”Se dovessi avere elementi aprirei un’inchiesta”.  ”Non abbiamo visto prove di questo e per quel che ne sappiamo neanche l’Fbi. Se ce le hanno le tratteremmo nello stesso modo con cui trattiamo qui lo scandalo delle intercettazioni”.

La commissione d’inchiesta ha cercato anche di analizzare i rapporti di Rupert Murdoch con il mondo politico inglese. In particolare, al tycoon è stato chiesto perché entrasse dal retro di Downing street quando andava a fare visita al premier. “Anche con Brown sono entrato dalla porta di servizio”, ha risposto Murdoch, “è stata una decisione dello staff del premier”. “Con Cameron abbiamo parlato solo di politica”. L’editore ha però sottolineato: ”Non ho mai garantito a nessun politico l’appoggio dei miei giornali”.

”Vorrei che tutte le vittime delle intercettazioni siano al corrente di quanto profondamente sono dispiaciuto. Ma le scuse non cancellano quello che è successo. Sono profondamente rammaricato per l’invasione terribile nelle loro vite”. Era quanto dichiarava Rupert Murdoch in una nota preparata per l’audizione alla Commissione Cultura, Media e Sport dei Comuni, ma che non gli è stato dato modo di leggere. ”Invadere la privacy ascoltando i messaggi in segretaria è sbagliato. Pagare agenti della polizia è sbagliato. Non è in linea con il nostro codice di condotta”, si legge nel messaggio diffuso da News Corp. ”Chiedere scusa non è abbastanza. Le cose vanno sistemate. Mi auguro che riusciremo a riparare la fiducia del paese nella nostra società e nel giornalismo inglese. Mi impegno a fare tutto quello che e’ in mio potere per far si sì che questo accada”. ”Chiedere scusa non è abbastanza. Non ci sono scuse. E’ per questo che News International sta collaborando con la polizia, il cui compito è che giustizia sia fatta. E’ nostro compito non pregiudicare il risultato”.

Il tycoon australiano ha parlato dopo il figlio James, che ha rinnovato le “scuse” alle vittime delle intercettazioni e spiegato di aver avviato alcuni “risarcimenti”. James Murdoch ha cercato di difendere le posizioni di News Corp, accusata di essere la mandante delle intercettazioni. “Abbiamo fornito informazioni e prove alla polizia per riaprire il caso”. Per questo James si augura che “questo atteggiamento sia valutato positivamente”. Il giovane editore ha difeso anche il suo contestato amministratore delegato: “Non ho prove che la Brooks e gli altri fossero a conoscenza delle intercettazioni. In ogni caso le sue dimissioni sono state accettate”.

“Abbiamo chiuso il News of the World perché ci vergognavamo di quanto era successo”, ha detto James Murdoch, sottolineando come le azioni di alcuni reporter avessero distrutto la reputazione del domenicale.

Non vi sono piani ”per il momento” di lanciare sul mercato britannico un nuovo tabloid domenicale del gruppo News International, ha detto James Murdoch mettendo a tacere le voci secondo cui l’uscita di un’altra testata al posto di News of the World sarebbe stata immediata.

”E’ necessario che ripensiamo la nostra etica nel giornalismo”, ha aggiunto, mentre il padre Rupert ha affermato che una stampa competitiva è un bene per la Gran Bretagna.