Muse, la smentita: “Nessuna corruzione per fare i fuochi al concerto di Roma”

Pubblicato il 29 Luglio 2013 - 23:31 OLTRE 6 MESI FA
Muse, la smentita: "Nessuna corruzione per fare i fuochi al concerto di Roma"

Il cantante Matt Bellamy (foto Lapresse)

ROMA – “Non c’è stato alcun tentativo di corruzione” nell’organizzazione dei concerti dei Muse in Italia: a precisarlo è la stessa band britannica che, in una nota diffusa dal promoter italiano del gruppo, Vivo Concerti, smentisce le dichiarazioni del cantante Matt Bellamy al quotidiano The Sun su presunte mazzette pagate per i fuochi di artificio nel corso del loro concerto del 6 luglio a Roma.

Al contrario di quanto riportato – spiega la band nella nota – i Muse confermano che non c’è stato alcun tentativo di corruzione in riferimento ai loro concerti in Italia. Sono state pagate le tasse previste per il lavoro fatto da tecnici e ingegneri esterni all’organizzazione per ottenere i necessari permessi dalle autorità locali. Questo – si legge ancora nella dichiarazione – riguarda anche i fuochi di artificio e i certificati di sicurezza in linea con gli standard adottati per tutti i gruppi che si esibiscono in Italia, in aggiunta ai certificati già approvati dalle autorità negli altri Paesi europei dove i Muse si sono esibiti quest’estate”.

La smentita giunge dopo che lo sfogo del cantante dei Muse, Matt Bellamyal quotidiano The Sun, era finito sotto la lente della Questura di Roma che si è attivata per acquisire tutti i documenti per poi fornire un’informativa alla Procura.

Il frontman aveva riferito di aver pagato bustarelle per poter utilizzare i fuochi d’artificio durante il concerto del 6 luglio allo Stadio Olimpico. Immediata era partita la replica della società che ha organizzato il maxiconcerto da 60mila persone. “Tutto si è svolto in modo regolare” con le licenze al posto giusto e le verifiche per la sicurezza effettuate,  ha puntualizzato la Vivo Concerti.    

Ma le parole messe nero su bianco del leader della band britannica hanno presto avuto grande risonanza. Forse le intenzioni del cantante erano di tutt’altra natura, forse voleva farsi bello con gli inglesi rispolverando i soliti clichè sullo stivale più corrotto d’Europa. Ma quelle di Bellamy sono state parole precise che denunciavano una presunta corruzione da parte di non meglio precisate persone. Resta da vedere se in Questura gradiranno la smentita.