Luigi Tenco, Alfredino, Totò e Mina: tesori (e gialli) dell’archivio Rai

Pubblicato il 30 Settembre 2011 - 12:27 OLTRE 6 MESI FA

Totò e Mina a Studio Uno

ROMA – “Basta mamma, tirami fuori”. La voce struggente di Alfredino Rampi, il bambino caduto nel pozzo del Vermicino, vicino Roma, non la ascolteremo più. Era rimasta per 30 anni conservata negli archivi Rai, ma la famiglia ha ottenuto il “diritto all’oblio” e ora il lamento del bambino non verrà più riproposto nelle varie trasmissioni tv. La storia di Alfredino è una delle tante conservate dall’archivio della tv pubblica, un fondo in cui sono conservate migliaia e migliaia di ore di trasmissioni dal 1954 a oggi. A volte vanno cancellate, come nel caso del Vermicino, per ordine della magistratura. A volte spariscono per ragioni misteriose. Episodi raccontati al Corriere della Sera da Barbara Scaramucci, direttore Teche Rai, in occasione del congresso mondiale degli Archivi televisivi.

Il criterio che guida l’archivio della tv pubblica è che qualsiasi cosa venga trasmessa deve essere conservata. Con qualche eccezione. Perchè a volte qualcosa si perde, oppure viene distrutto, come è successo negli anni Sessanta per motivi di spazio. Manca all’appello, per esempio, l’ultima esibizione sul palco di Sanremo 1967 di Luigi Tenco. Lui che canta “Ciao amore, ciao”, qualche ora prima di essere eliminato e di uccidersi in albergo. C’è tutto su quella sera ma non quei 4 minuti. La Scaramucci si è rivolta persino ai magistrati, niente da fare.

Sparizioni misteriose: non si trova più lo sceneggiato “I Giacobini” del ’62. Pare che fosse stato particolarmente gradito dai vertici del partito comunista. Nei corridoi della Rai circola la voce che sia stato lo zampino di qualche zelante democristiano a far sparire la memoria di quella serie tv. L’archivio conserva e restituisce alla memoria pezzi di storia. I più richiesti e quindi amati? La gag di Mina e Totò a Studio Uno e lo sceneggiato “Il segno del comando” con Carlo Gravina.