Canone tv: non lo paghi se hai fatto la disdetta e Rai non risponde

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Dicembre 2013 - 11:03 OLTRE 6 MESI FA
Canone tv: non lo paghi se hai fatto la disdetta e Rai non risponde

Canone tv: non lo paghi se hai fatto la disdetta e Rai non risponde

ROMA – Canone tv: non lo paghi se hai fatto la disdetta e Rai non risponde. Un contribuente deciso a non pagare il canone Rai perché non interessato ai suoi servizi ha avuto soddisfazione (non definitiva) dalla Commissione Tributaria del Lazio. La vicenda, sparata in apertura di prima pagina di Libero Quotidiano di oggi (“Non pagare la Rai si può”), al di là degli incentivi alla renitenza fiscale, è istruttiva per due motivi: si apprende (si sapeva ma repetita juvant) che la normativa sul canone è regolata da un decreto Regio del 1938 (il primo apparecchio italiano è del ’36), si scopre che nella rete che assicura legittimità e esecutività dell’obbligo di pagamento del canone c’è un buco.

Come dimostra la caparbietà ripagata del cittadino contribuente in questione. L’articolo 1 del regio decreto del 21 febbraio 1938 stabilisce che “chiunque detenga uno o più apparecchi atti alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento”: dunque il canone è un’imposta (cioè grava sul mero possesso) e non una tassa (non è collegata a un servizio) come peraltro ha ribadito una recente sentenza della Corte Costituzionale.

Nello stesso decreto regio, però, si fa riferimento anche alla possibilità di disdettare il canone. Come? L’articolo 10 prevede tre condizioni: la cessione, la non detenzione o la richiesta di suggellamento dell’apparecchio tv. Proprio in virtù dell’ultima condizione il contribuente ha fatto richiesta alla Rai di oscurare i suoi canali. Richiesta cui ovviamente l’azienda non ha dato seguito. Anzi, gli ha inviato solo le cartelle esattoriali per il mancato pagamento. Un primo giudizio della Commissione tributaria provinciale ha dato torto al nostro obiettore. Ma la Commissione tributaria del Lazio ha accolto il suo ricorso. Ovvio che la vicenda è interessante perché rappresenta un precedente legale. Da un  punto di vista pratico (e di legalità non solo formale) sarebbe davvero difficile spegnere tutti i supporti e i dispositivi tecnologici a nostra disposizione (bisognerebbe oscurare anche lo smartphone, per dire).