Checco Zalone vincitore morale del Festival di Sanremo 2022 con “Poco ricco”. La canzone presentata dal comico pugliese, super ospite della seconda serata nelle vesti di un rapper che si fa chiamare Ragadi, è l’ennesimo manifesto dei nostri tempi che Zalone regala al palco dell’Ariston.
Il testo è una satira dissacrante sui giovani rapper milanesi e sul loro finto disagio borghese che, se fosse stata in gara, avrebbe senz’altro scalato la classifica. Se ne è accorge lo stesso Zalone che, mentre canta, dice: “Questa vinceva”.
Checco Zalone, il testo di Poco Ricco
Che ne sai di me
della mia Playstation 2 quando già da un po’ c’era la 3
che ne sai di me delle gioie mie represse
del mio iPhone 5 senza la s
quando cammini per strada vedi l’insegna di Prada ma senti una voce amara
che ti dice Zara
quando nell’autosalone
dici: “Scusi, un’informazione, quel Porsche nero c’è a chilometro zero?”
Quando ti senti prigioniero nel tuo quartiere galera perchè vivi a tre chilometri da Brera e lì la sera guardavo la ringhiera, stavolta mi impicco
Sento ancora le ferite di quando ero Poco Ricco
sai ci penso quando attracco con il mio caicco
mamma mia quanto ero poco ricco
quando scendo do la mancia allo sceicco
Minchia zio com’ero poco ricco
quando compro i croccantini del mio cane bracco
da chi li hai comprati? Da Cracco
uno glielo scrocco per rispetto di mia madre devastata dopo yoga la mattina
dentro casa una sola filippina, dolce botulina, adesso ne hai 44 in fila
col resto di due
E ricordo mio padre con le puttane in viale Monza
quella a 20 euro bassa e con la panza
adesso ho un padre eccezionale
va a puttane dentro il bosco verticale
e lì ci ho preso un trilocale
ci vado a meditare e dal terrazzo dietro Corso Como guardo il Duomo
lo compro io, si può sfrattare dio?
e lì il morale cade a picco
Il cash non mi ha cambiato, sono ancora poco ricco
E c’ho le ragadi
Checco Zalone show a Sanremo, tutti gli sketch
Amadeus messo alla berlina per il maschilismo, l’ironia su tutti quelli che si commuovono a Sanremo, la favola di Cenerentola in chiave Lgbtqi+: Checco Zalone sul palco dell’Ariston è un portento di irriverenza e genialità.
Prima finge commozione, “mi sento un Maneskin“, dice riferendosi alle lacrime di Damiano nella prima serata, poi spiega: “Vengo da un piccolo paese, da Capurzo. Mi merito tutto questo? Poi vedo te e dico “sì, me lo merito”, dice ad Amadeus.
“Grazie, perché ci fai sentire tutti geni. Pensavo che Amadeus fosse incapace, invece c’ha ritmo, anche nelle scelte delle canzoni, e poi ha avuto la bellissima idea di invitare Ornella Muti doppiata dalla De Filippi. Tra le conduttrici manca però una scema, l’italiano medio ci è rimasto male”.
Lo bastona sulle accuse di maschilismo: “Un giorno – insiste il comico – Amadeus capirà che la donna può stare un passo in avanti, ma è un uomo di un’altra epoca, non possiamo condannare il suo maschilismo endemico, i tempi stanno cambiando, ma i pregiudizi non possono essere scrostati dal detersivo, possiamo però insegnare ai giovani che esiste l’amore universale”.
E così, accompagnato da Amadeus, voce narrante al leggio, racconta la sua storia Lgbtqi+ ambientata in Calabria: protagonista è Oreste, trans brasiliano che viene invitato al ballo a corte. E’ colpo di fulmine con il principe, ma il re omofobo non vuole: peccato però che il sovrano sia un “cliente affezionato” di Oreste.
“Stiamo facendo servizio pubblico”, graffia Zalone. Rilegge Mia Martini con “Che ipocrisia nell’universo” e conclude con l’ennesimo doppio senso: “Se ci sono denunce, querele interrogazioni parlamentari, il foro di competenza è di Amadeus”.
Poi ancora, canta come Al Bano ed è suo cugino, Oronzo Carrisi da Cellino San Marco: è il personaggio con cui Checco Zalone sbertuccia i virologi. “Prima a Cellino il virologo stava sotto il podologo e l’estetista, poi c’è stato il riscatto: vorrei dirlo a tutti i giovani vulcanologi, tornadologi, marematologi. Non vi preoccupate, prima o poi Fabio Fazio vi chiama pure a voi. Stavo per abbandonare la virologia, poi è arrivato il primo tampone positivo di Cellino San Marco e mi ha cambiato la vita”.
“Questa variante segnerà la fine della pandemia, è d’accordo?”, gli chiede Amadeus. “Chiedi se un virologo è d’accordo con un altro virologo? Purtroppo – sottolinea – la pandemia sta per finire, è brutto pure per te, perché secondo te alle 8 quando finisce la pandemia la gente guarda quella cazzata dei Soliti ignoti? Non ti prende più neanche Tele Cellino”.
Quindi canta “Pandemia ora che vai via“, firmata da tutti i virologi, da Brusaferro a Burioni, da Pregliasco a Rezza e a dirigere l’orchestra c’è “Beppe Virussicchio“.
https://youtu.be/2lCjpu8tqD4